domenica 17 marzo 2024

Visita alla mostra sul torrente Lura - il racconto del CCR


La prima caratteristica del Lura è che si tratta di un torrente e non di un fiume: la differenza fra i due è che il fiume nasce ed è alimentato dalla sorgente mentre il torrente è alimentato dalle piogge.

Il Lura nelle diverse stagioni ha variazioni di portata con piene e secche. 
Le stagioni di piena sono solitamente l’autunno e la primavera mentre le stagioni di secca sono l’inverno e l’estate.
Il corso del Lura inizia tra i comuni di Bizzarone e Uggiate Trevano ed è lungo ben 46,5 chilometri.
Il torrente è un affluente dell’Olona , mentre gli affluenti del Lura sono il Livescio e il Riale.
Passa per diversi comuni come Saronno, Lurate Caccivio, Olgiate Comasco ed altri ancora.
L’uomo ne ha modificato molto il suo corso durante gli anni: per esempio a Saronno hanno cementificato il letto lasciando solo dei tombini, che nei periodi di piena non riescono a contenere la portata d’acqua.
Ne consegue che durante i periodi di intensa pioggia il territorio circostante si allaga.
Per evitare questo problema, a Lomazzo sono state costruite delle vasche di laminazione che servono a ridurre la portata del Lura durante il periodo di piena.
Le vasche di laminazione sono anche chiamate vasche di spagliamento.
Sotto Gironico al Monte l’acqua che arriva nelle vasche di spagliamento viene fitodepurata, ovvero l’acqua viene pulita attraverso delle piante che assorbono le sostanze inquinanti presenti nella stessa.
Le zone di spagliamento a Gironico sono state realizzate per evitare che nella zona di Lurate Caccivio il Lura straripi.
Se l’alveo (letto) e gli argini sono cementificati l’acqua scorre più veloce mentre, se l’alveo e gli argini sono naturali meno acqua arriverà a valle perché verrà assorbita dal terreno.
Per tutelare il territorio attraverso il quale scorre il torrente Lura sono stati istituiti il Parco Lura e il Parco Sorgenti del Lura. Olgiate si trova nel Parco delle Sorgenti del Lura.
Gli ecosistemi del Parco del Lura sono: torrente, zona umida, bosco, prato stabile e campo agricolo.
Un ecosistema è un territorio dove la flora e la fauna interagiscono tra di loro.

I delegati alla cultura di 2^D Lorenzo Cassano e Benedetta Borghi


INTERISTA AD UN ALBERO - IL BAOBAB

di Martina Larghi 1D

Buongiorno albero del Baobab volevo farle un’ intervista se lei è d’accordo.
Bene, allora incominciamo:

1. Qual è il suo nome scientifico?
Beh, il mio nome scientifico è Adansonia.

2. Qual è il suo nome di nascita?
Il mio nome è Bombacaceae, vede mi hanno dato questo nome perché è il nome della famiglia a cui appartengo.

3. Quanti anni ha?
Io ho 2500 anni ma ci sono alberi del Baobab che arrivano a 5000 anni.

4. Che frutti produce?
Il frutto che produco si chiama Pane della Scimmia; è di forma globoso-cilindrica irregolare, la parte esterna è legnosa coperta di peluria giallo-verde, la parte interna costituisce la polpa del frutto.

5. Che tipo di foglie ha? Come sono fatte?
Ho foglie palmato-digitate, con forma ovale o allungata.

6. Quanto è alto?
Io sono alto 11 metri e ho il diametro di 10 metri.

7. Cosa ti piace della tua vita?
Amo l’ ambiente in cui vivo, amo il sole caldo dell’Africa.

8. Sei già stato tagliato?
No perché tagliarmi è considerato un sacrilegio infatti io sono dimora degli spiriti degli antenati.

9. Quali sono i tuoi drammi?
Temo le variazioni climatiche che colpiscono il mio paese e la cattiveria dell'uomo che vuole tagliarmi.

10. Qualche animale vive tra le tue chiome?
Sui miei rami vivono moltissimi animali: lemuri, pipistrelli, gechi e alcuni uccelli.

11. Sono sempre graditi?
Si perché sono felice di dare riparo a queste creature.

12. Come sei arrivato in Africa?
Devi sapere che delle 8 specie di Baobab, 6 crescono solamente in Madagascar mentre la mia, quella Africana, e quella Australiana, si ritiene abbiano avuto origine da baccelli che 10 milioni di anni fa lasciarono le coste Malgache.

13. Che cosa pensate degli esseri umani?
Penso che gli umani siano degli esseri buffi: sempre alla ricerca di qualcosa, sono così impegnati da perdersi la bellezza dei nostri tramonti Africani.

14. Se tu potessi camminare dove andresti?
Da nessuna parte, niente mi potrebbe dare la pace che ho qui.

15. Cosa ti piace o non ti piace degli umani?
Degli umani amo le leggende che hanno creato sulla mia origine, per dare una spiegazione alla mia chioma stravagante, mi chiamavano infatti l'albero con le radici in cielo, amo il fatto che mi rispettano e mi considerano l’albero della vita. Non amo invece l’inquinamento che crea e la continua deforestazione della mia terra.

giovedì 7 marzo 2024

Salute - Intervista a un medico

Per conoscere meglio l'argomento di cui si sta occupando, il delegato alla salute Davide Izzo ha incontrato un medico che ringraziamo per la sua disponibilità.

Ecco l'intervista completa.

-Qual è il suo nome e quanti anni ha?

Mi chiamo Salvatore Iervolino e ho 42 anni

-Da quanto tempo svolge la sua professione?

Svolgo la mia professione da circa 20 anni.

-Dove lavora e in che reparto svolge il suo lavoro?

Lavoro presso la casa di comunità Napoleona a Como da 3 anni nel reparto di

reumatologia.

-Che studi ha svolto per questa professione?

Ho conseguito una laurea in medicina e una specializzazione in reumatologia.

-E’ stato anche all’estero per studi o per svolgere il suo lavoro?

No, non sono mai stato all’estero per studio o lavoro.

-Cosa le ha fatto scegliere questa professione? C’è stato un evento particolare?

Ho scelto questa professione perché mio padre lavorava in ospedale e mi ha fatto

appassionare alla medicina.

-Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi del suo lavoro?

L’aspetto positivo del mio lavoro è avere la possibilità di curare le persone, mentre quello

negativo è lo stress della responsabilità in caso di errori.

-Consiglierebbe ai ragazzi di oggi questa scelta professionale?

No, sinceramente non consiglierei questa professione ai ragazzi di oggi.

- Com’è il sistema sanitario italiano? E com’è cambiato nel tempo?

Il sistema sanitario italiano è abbastanza buono, purtroppo però si sta evolvendo sempre

di più verso la privatizzazione dei servizi.

-Come considera il sistema sanitario italiano rispetto agli Stati europei o ad esempio alla

vicina Svizzera e rispetto agli Stati Uniti?

In Italia, fortunatamente, il sistema sanitario è ancora accessibile a tutti senza distinzioni

né sociali né economiche.

-Cosa possono fare i cittadini per aiutare o sostenere la sanità oggi?

Secondo me, i cittadini possono collaborare di più soprattutto nei casi di sovraffollamento

delle strutture sanitarie cercando di avere buon senso e rispetto per tutti.

-C’è un aneddoto particolare che vorrebbe raccontarci?

Più che un aneddoto, perché sui pazienti e malati è difficile trovare aneddoti, vorrei dirti

una frase che mi ha guidato in questi anni di lavoro.

Si tratta di una frase di San Pio (Padre Pio) da Pietrelcina quando inaugurò la “Casa

sollievo della sofferenza” a San Giovanni Rotondo: “E’ meglio un topo tra due gatti che un

malato tra due medici”.

La sua osservazione mette in luce e in discussione l’ego dei medici, è molto facile per un

medico criticare e contestare le osservazioni di un collega piuttosto che mettere in primo

piano il bene del paziente.

Questa frase mi ha sempre guidato cercando di essere umile e di non contestare sempre

la diagnosi di un mio collega, cercando di essere meno egocentrico.

Davide Izzo, seconda C

sabato 2 marzo 2024

Don Abbondio "alternativo"

Ecco alcuni testi scritti dai ragazzi di terza D che hanno provato a descrivere don Abbondio come non si era mai visto prima!

QUESTO MATRIMONIO LO VOGLIO FARE!

Per una di queste stradicciole, tornava tutto fiero della sua lunga passeggiata il mitico don Abbondio, con un'aria felice dato che il giorno dopo avrebbe dovuto sposare Lucia e Renzo. Mentre trotterellava, vide fermi davanti a sé due signori dall'aria familiare. Pensò. Pensò, fino a che ci arrivò: “Ma certo, i bravi, proprio quei fannulloni dei bravi!", esclamò.

“Meglio ch'io corra da loro, perché aspettar che i loro piedi si sforzino per venir fin qui, si è già fatto un altro dì. “Recitò don Abbondio, aggiungendo anche: “Che brutta vita che fa certa ottusa gente: a non far una passeggiata, è proprio come buttar via ogni singola giornata!” E mentre costui correva, i bravi stettero lì fermi a veder quel che succedeva. “Bonjour, siete venuti a leggere una pagina di Vangelo con me?” (E fu solo lui a ridere a codesta battuta).

“No, (dissero in coro)”. Anzi, inizia a preoccuparti, perché non buona notizia siamo giunti a darti. Don Rodrigo…” “Oh, mamma ancora lui?! Gli ho già detto che il regalo di Natale non s'ha da fare!” interruppe egli con aria scocciata, ma scherzosa allo stesso tempo. “Stia zitto per cortesia! Volevamo dirle che se domani Renzo e Lucia vorrà sposare, una brutta fine dovrà fare!” Don Abbondio, arrabbiato rispose: “Credevate di avermi spaventato? Beh, il piano non ha funzionato!” Eh via, un ceffone al primo, e sbum, un ceffone al secondo, e bum, un calcio ad un sasso che finì sullo stinco del primo bravo, e bam, un altro calcio a tre sassi con l'altro piede sull'altro bravo! Cadenti a terra doloranti, dissero a don Abbondio: “Ci scusi siamo stati proprio arroganti!” I due si diedero un'occhiata e dissero: “E ora chi lo dice a Don Rodrigo?!” E subito intervenne don Abbondio: “Me la vedo io con costui! Arrivederci e prego!” I due non fecero nemmeno tempo ad aprir bocca, che don Abbondio se la filò via con passo spedito, con un dito nel suo sacratissimo libro.

Viola Albonico


Don Abbondio aveva appena finito la messa. Uscendo dal retro, lo aspettava sempre un cumulo di pietre che formavano una piramide. Chi le avesse messe lì non si sa, ma a Abbondio piaceva uscire e vedere quelle pietre. Quando vide le pietre fece un sorriso e si voltò di scatto per chiudere la porta ma le chiavi erano cadute da qualche parte quando si era voltato. Intanto davanti alla chiesa si erano appostati i bravi che stavano aspettando Abbondio. Stufi di aspettare, provarono ad andare sul retro, e videro Don Abbondio che cercava le chiavi dentro alla piramide di pietre. Per trovarle, lanciava i sassi all'indietro, ma, così facendo, colpì i bravi che scapparono. Don Abbondio ritrovò le chiavi e ritornò a casa dimenticandosi di chiudere la porta.
Lorenzo Clerici

Un giorno Don Abbondio stava trotterellando verso casa, di ritorno da una passeggiata. Si divertiva a cercare di centrare con dei sassi le pietre più grosse del sentiero. Ogni volta che ne colpiva una gongolava di gioia e rendeva grazie a Dio con un solenne “Sia gloria al Signore”. Mentre così si trastullava, vide due persone di spalle che confabulavano davanti alla sua porta. 
Allora temette il peggio: rimase immobile con il piede a mezz'aria non sapendo cosa fare.
Ma senza poter pensare a qualcosa, subito i due gli corsero incontro. Don Abbondio si preparò ad incassare un colpo, ma non appena alzò la testa scoprì che erano Renzo e Lucia venuti a restituirgli le chiavi di casa che aveva dimenticato in chiesa. 
Don Abbondio quindi entrò in casa ringraziando il Signore per l’ennesimo pericolo scampato lasciando Renzo e Lucia stupefatti.
Giovanni Gorla

Don Abbondio nel vicolo era arrivato
ma due signori sospetti aveva notato
fin da subito capì che doveva scappare
altrimenti in altri guai si sarebbe riuscito a cacciare.
I due bravi si iniziarono ad avvicinare  
e gli dissero che il matrimonio tra Renzo e Lucia non s’ha da fare.
Lui ovviamente aveva paura e a tremare iniziò
e come sempre una piccola scusa cercò.
Lui non voleva cacciarsi nei pasticci
quindi accettò quella serie di impicci.
Il matrimonio lui non farà
neanche se una meteora sulla Terra cadrà.
Matteo Iacca

Mentre don Abbondio stava tornando dalla sua passeggiata incontrò due persone: avvicinandosi si rese conto che erano bravi. Cosa fare in quel momento? I bravi non lo spaventavano per niente, quindi proseguì dritto con un atteggiamento altezzoso e di superiorità. Il curato oltrepassò i due bravi facendo finta di nulla ma questi lo fermarono rincorrendolo. Don Abbondio chiese loro che cosa volessero e i due risposero minacciandolo di morte qualora avesse celebrato il matrimonio tra Renzo e Lucia. Don Abbondio, sentendo ciò, si mise a ridere e per prenderli in giro ancora di più si mise a ballare davanti a loro. Questo atteggiamento offese parecchio i due bravi che se ne andarono delusi e sconfitti. Invece don Abbondio proseguì la sua passeggiata come se non fosse successo nulla.
Sofia Mazzucchelli
   
Don Abbondio stava tornando a casa sua dalla chiesa, quando scorse, non molto lontano da lui, due bravi. A quel punto prese un lungo bastone ai margini della strada e fece finta di essere ubriaco. Dondolava da una parte all’altra della strada reggendosi sul bastone. I due bravi lo stavano aspettando e lo minacciarono di morte se avesse sposato Renzo e Lucia.
Don Abbondio si arrabbiò molto e tirò loro una bastonata. I due bravi, spaventati, scapparono e lui gli lanciò delle pietre e dei bastoni colpendoli entrambi. Poi continuò il suo percorso e pregò, chiedendo scusa a Dio per aver picchiato i bravi.
Alberto Sarchi

Don Abbondio appena uscito dalla chiesa vide due bravi appostati su un bidone dell’immondizia. Abbondio con la coda dell’occhio li vide arrivare molto lentamente verso di lui, come impauriti. Abbondio, molto coraggioso, decise di andar loro incontro e di colpirne uno con la Bibbia, l’altro, molto impaurito dal don, decise di scappare, ma durante la corsa cadde su un sasso e rotolò giù dalla collina. Renzo e Lucia si sposarono e vissero una vita tranquilla fin da subito.
Thomas Tropeano

venerdì 1 marzo 2024

La nostra esperienza sul Bebras

Innanzitutto i Bebras sono dei giochi matematici accessibili a tutti gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado.


Bebras è organizzata dall’ Università del Politecnico di Milano che ha lo scopo di promuovere nelle scuole l’ informatica attraverso dei giochi: ci sono diversi livelli di difficoltà che vanno dal più facile (il kilo) per le elementari, al più difficile (il peta) per le scuole secondarie di SECONDO grado.

Bebras significa “castoro” in Lituania, dove è stata fondata nel 2004.

La nostra Professoressa di tecnologia ha proposto alla classe di fare il livello del Mega Bebras, dove io e i miei due compagni Elia Ghioldi e Davide Monti abbiamo totalizzato il massimo del punteggio, 48 punti su 48.

Per ogni Bebras ci sono 12 problemi da risolvere in 45 minuti di tempo. 

Abbiamo svolto i Bebras in aula d’informatica e la prof. ci ha dato un codice per entrare nelle prove ufficiali dei giochi. 

I primi problemi erano molto semplici, ma al sesto problema la difficoltà è aumentata. Infatti, in un problema abbiamo avuto molti dubbi sulla risposta giusta ma alla fine l’abbiamo fatto correttamente con un po’ di fortuna.

Dopo aver concluso abbiamo mandato i quesiti all’ organizzazione dei Bebras. Due mesi dopo ci sono arrivati i risultati e molto sorprendentemente abbiamo fatto il massimo del punteggio. 

E’ stato molto bello partecipare perché abbiamo fatto un lavoro di squadra e ci siamo divertiti un sacco. Consigliamo a tutte le scuole di partecipare a questi giochi.

                                                                                    Attestato e graduatoria


Questo è il problema che ci ha dato maggiori difficoltà:


SAPRESTE RISOLVERLO?

Il delegato alla cultura di 2 D Lorenzo Cassano e i miei due compagni Ghioldi Elia e Monti Davide.

venerdì 23 febbraio 2024

"Ogni giorno scegli di brillare" - testo argomentativo sulla parità di genere

Sin dall'antichità la società ha dimostrato che, secondo le idee umane, il mondo non è predisposto ad accogliere tutti coloro che ci vivono. Mi trovo pienamente d’accordo con tale affermazione. 

Le donne oggi sono maggiormente considerate, ma è abominevole pensare alle atrocità che hanno dovuto subire, sottomesse dagli uomini o tutte le volte che hanno dovuto decidere se morire o esprimere la propria opinione liberamente. 

La storia dell’emancipazione non è solo fatta di date, ma di lacrime, sacrifici ed emozioni. Riflettiamo sulle numerose occasioni in cui l’uomo si sia sentito superiore, l’essere umano per eccellenza, e le donne reputate come un banale contorno, come un quadro dove la foto dell’uomo è esposta in primo piano e la donna è solo una semplice cornice di legno. Ma cosa sarebbe un quadro senza la cornice, il dì senza la notte ed un cielo senza stelle?

Le donne devono essere messe nella condizione di brillare quanto un uomo, ma viviamo in una società che ha paura, teme che le donne si mostrino per ciò che sono, esseri umani che riescono a tenere testa ad una società maschilista e che cercano di dimostrare che la luce che emanano non è eguale ad una stella, ma paragonabile ad un’intera costellazione.

Credo che le donne non abbiamo ancora raggiunto la parità, il maschilismo è radicato nei geni della società. Basti pensare a quelle innumerevoli volte in cui vengono fatte battute sessiste, alle mani che con brutale tranquillità abusano del corpo femminile, alle parole che lacerano l’anima e a tutte quelle donne che si sentono sporche ed impure a causa della perversioni maschili.

Mi vergogno di vivere in una società impaurita dalla grandezza delle donna, una società che è costituita da individui che, nonostante le innumerevoli lotte, continuano a ferire, uccidere, sottomettere e negare la vita alle donne.

Il traguardo più importante è il rispetto di accettare una richiesta negata, il rispetto di non approfittare, il rispetto di non bloccare la crescita delle donne, di non oscurarle, perché i fiori hanno bisogno di luce per crescere.

Le donne hanno il diritto di accedere all’istruzione, di conoscere, di avere le stesse possibilità dell’uomo. 

Tutt’oggi a molte donne è negato l’accesso all’istruzione per paura che conoscano l’emancipazione, che siano al corrente dei diritti che sono dovuti loro. L’uomo teme l’emancipazione, teme che la donna sfugga dal suo controllo, che diventi autonoma, ma più di tutto teme la donna istruita, una donna che conosce se stessa, che sovrasta senza chiedere scusa, che non accetta di essere sottomessa, che sa di meritare la vita e non la prigionia.

Una delle donne che ammiro maggiormente è Giovanna d’Arco, la valorosa condottiera che ha portato la Francia alla vittoria della Guerra Dei Cent’anni. Provo una grande ammirazione perché penso a tutte le critiche che ha lasciato scivolare, alle facce sbiancate dei soldati che si resero conto di essere sotto il comando di una donna, al coraggio che ha avuto nel prendersi carico di una così grande azione. Allo stesso tempo, però, provo pietà per lei, sono completamente inorridita nei confronti di una società che, pur di non riconoscere l’importanza di una donna, ha preferito condannarla per stregoneria, bruciandola viva. 

Bisognerebbe solo inchinarsi davanti a lei; credo che tante persone avrebbero fallito nella medesima condizione, ma d’altronde l’uomo è destinato a continuare a spegnere il fuoco, avvertendo che esista un pericolo, gettando sopra acqua e pensando che possa essere la scelta più corretta.

La società è sempre pronta a puntare il dito contro le donne che subiscono violenze, ma io le stimo perché, nonostante la cicatrice che risiederá nella loro anima per tutta la vita, hanno il coraggio di guardarsi allo specchio, di sentirsi bellissime ed uniche, nonostante il pensiero delle mani che sfiorano l’anima, perché le ferite sulla pelle si rimarginano ma quelle interne sono destinate a perseguitarci, a farci sentire sbagliati. Con il tempo il dolore non svanisce, impariamo a conviverci. 

Ammiro le donne che si guardano allo specchio e si vedono bellissime, le donne che non scendono al livello della violenza, che unite lottano per una vita migliore, le donne che scelgono se stesse ogni giorno, le donne che camminano a testa alta, asciugandosi le lacrime, perché essere donna significa scegliersi ogni giorno.

Viola Sommaruga, terza C

lunedì 5 febbraio 2024

Il pane, l'olio e la 2A!

Noi ragazzi di seconda A il 31 gennaio 2024 abbiamo fatto il pane, il giorno seguente ne abbiamo mangiato una parte all’intervallo e il 2 febbraio 2024, nell’aula di scienze, lo abbiamo assaggiato con l’olio.

Le persone coinvolte sono state: il professor Billa, la professoressa Anna Minotti, la professoressa Irene Ranalletti e il collaboratore scolastico Paolo Zichichi.


fase 1 : panificazione (a cura di Fato N., Hasanaj B e Negretti S.)




Nel primo quadrimestre abbiamo studiato le materie prime in tecnologia: il frumento, lo zucchero, gli ortaggi, la carne e il sale; in geostoria abbiamo approfondito il viaggio di alcune spezie o alimenti: lo zafferano, il peperoncino, il sale, lo zucchero, il riso e il sesamo…

Per toccare con mano questi argomenti abbiamo fatto il pane nell’aula di scienze.

Avevamo a disposizione varie farine: di tipo 1, integrale e di semola; abbiamo preso acqua tiepida in cui abbiamo sciolto il lievito con dello zucchero, poi mescolati per fare uscire la schiuma.

Abbiamo mischiato il lievito con la farina aggiungendo anche dell'acqua per farlo diventare più morbido; il composto ha lievitato per circa 45 minuti, nel frattempo abbiamo visto dei video sulla mietitura e la produzione del pane, dalla spiga alle nostre tavole.

Dopo la lievitazione, abbiamo arricchito il nostro panetto con semi e modellato a nostro piacimento: treccia, ciambella, cuore ecc.

In seguito è stato cotto nel forno della scuola e anche dal proprietario di una pizzeria molto gentile.

Il giorno seguente, abbiamo provato il nostro pane per merenda; nonostante fosse piuttosto duro, siamo stati soddisfatti dei nostri lavori: siamo stati orgogliosi delle forme e del sapore; per molti di noi è stata la prima  volta ad impastare.

Questo compito di realtà ci ha regalato dell’esperienza nel campo della cucina e più consapevolezza sulla vita dei cereali


Fase 2: l'olio (a cura di Mandato A., Scaglia D., Speranza A. e Vittori V.)


Il collaboratore ci ha mostrato, tramite una presentazione, i suoi ulivi.

Tra le foto potete vedere un ulivo del signor Paolo; il suo uliveto è in Sicilia. Lui definisce le sue olive “le più buone del mondo” perché hanno l’aria del mare. 

Con la talea ci ha mostrato le varie possibilità per piantare un ulivo.


Le olive grandi si chiamano “Gioconda” e quelle piccole “Nocellara”.

Il signor Paolo ci ha mostrato le foto e i video, raccontati con la sua esperienza del procedimento per fare l’olio:

- raccolta

- pulizia

- spremitura (2 volte)

- centrifuga

Dopo questi 4 passaggi sintetici si ottiene l’olio.


Il sig. Paolo ha arricchito il discorso parlando della sua esperienza personale da ragazzo nell’industria olearia, raccontandoci che una volta il lavoro era più manuale e venivano scelti 6 uomini con una struttura muscolosa e possente, mentre adesso il lavoro è controllato da una sola persona ed è eseguito dalle macchine.

Un altro dettaglio che ha condiviso con noi è stato l’acquisto del suo abbacchiatore per raccogliere le olive, che lui ha affettuosamente chiamato “Alice”.


Questa esperienza ci ha dato delle informazioni che non si possono trarre da un libro, come l’assaggio e quindi il sapore dell’olio e delle olive, nelle quali si sentiva… la Sicilia!