mercoledì 18 novembre 2020

Giornata internazionale per i diritti dei bambini e dei ragazzi

 Messaggio della presidente regionale e provinciale Manuela Bovolenta in occasione dell'insediamento del nuovo Consiglio Comunale Ragazzi del 20 novembre 2020.




Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile

25-27 Settembre 2015 i capi di 196 Stati Europei fissano 17 obiettivi (GOALS) per lo sviluppo sostenibile, per favorire il benessere senza danneggiare l’ambiente, anzi preservandolo.



Concentriamoci sul Goal numero 6.

Ciò che esprime il Goal numero 6 è che sia garantito a tutti l'accesso all'acqua potabile e alle strutture igienico-sanitarie.

Il nostro pianeta possiede sufficiente acqua potabile per raggiungere questo obiettivo, ma, a causa della disuguaglianza nella distribuzione a tutta l’umanità o dell’utilizzo di infrastrutture scadenti, ancora non si riesce a perseguire  a questo traguardo.

Ogni anno milioni di persone (gran parte bambini! ) muoiono per malattie e/o infezioni.

L'acqua in molti Paesi è difficilmente raggiungibile, molte bambine o bambini non vanno a scuola, perché sono costretti a fare lunghi tragitti, faticosi, a volte pericolosi, fino alla fonte, dove spesso l’acqua non è completamente potabile o pulita.

Quindi ora vi chiedo di fare attenzione quando utilizzate l’acqua o quando assumete qualsiasi altro comportamento che possa danneggiare l’ambiente.

E ragioniamo! 

Non sprechiamo! 

Dovremmo ritenerci fortunati ad avere acqua sempre vicina e pulita!


Sofia Mangiacasale, terza D

mercoledì 11 novembre 2020

"Da una canzone…" - Ricordo del IV Novembre 1918 e pensieri sulle guerre

CLASSI TERZE - "La guerra di Piero", di Fabrizio De André


Paolo Ceriani 3'B

Se di questa canzone si ascoltasse solo la melodia, si potrebbe giudicarla piacevole, ma solo comprendendo il vero significato delle parole si capisce che tratta un argomento molto serio e drammatico della nostra storia. Piero rappresenta un po’ tutti quei ragazzi che sono stati mandati in guerra contro la propria volontà, contro altri ragazzi che alla fine erano diversi  da loro solo per il colore di una divisa. Questa canzone parla anche delle famiglie che hanno visto il loro figlio partire e non fare più ritorno a casa, in particolare nella prima guerra mondiale dopo la disfatta di Caporetto, non essendoci più soldati, furono mandati al fronte ragazzini di 16-17 anni che non avevano mai imbracciato un fucile. Il mio trisnonno Natale partecipò alla prima Guerra Mondiale, era presente alla disfatta di Caporetto e quando i Fanti si ritirarono attraversando il Piave, lui, che non sapeva nuotare, si salvò attaccandosi alla coda di un cavallo che lo portò sull’altra sponda del fiume. Anche il mio bisnonno Carlo, a 17 anni partecipò alla prima Guerra Mondiale, inoltre, essendo un veterano di guerra, fu chiamato anche nella Seconda Guerra, alla quale partecipò anche il mio bisnonno Domenico che prese parte alle campagne in Grecia e Albania. Per fortuna in Italia oggi non ci sono guerre così noi non dobbiamo vivere queste situazioni.


Alice Figini 3'B

Penso che questa canzone sia molto legata agli avvenimenti del 4 novembre perché parla della guerra. Piero era un ragazzo che è stato arruolato nell’esercito e mentre camminava ha incontrato un nemico, un tedesco; si sono guardati negli occhi e Piero non voleva sparargli, perché non voleva togliere la vita ad un essere vivente, benché fosse un nemico. Purtroppo il tedesco non ha pensato a ciò che ha pensato Piero, e gli ha sparato. Questa canzone mi fa pensare molto: mi fa pensare che la scelta di Piero non è stata sbagliata, perché togliere una vita ad un essere vivente, specialmente umano, non è per niente la scelta giusta. Questa canzone mi fa pensare anche che comunque nell'esercito non ci sono solo uomini che hanno il sangue freddo e che appena vedono un nemico gli sparano, ci sono anche persone più buone, giuste di cuore, che morirebbero pur di non uccidere una persona. Penso che il gesto di Piero vada ricordato, anche se è solo in una canzone, e penso che là fuori già qualcuno avrà fatto come Piero.    


Irene Saglimbeni 3'B

“La guerra di Piero” è una canzone che racconta la crudeltà e il terrore di una guerra vista attraverso gli occhi del narratore (Fabrizio De André) e del soldato Piero. Piero infatti nella canzone è un soldato che cammina in inverno verso il fronte nemico consapevole che per portare avanti il suo dovere verso la Patria può anche morire. Finalmente a primavera raggiunge la frontiera e incontra un altro soldato come lui che ha la divisa di un altro colore ma prova le sue stesse paure ed emozioni. Piero riflettendo sui sentimenti di questo soldato e paragonandoli ai suoi non ha il coraggio di sparargli perché si immedesima in lui. Il soldato avversario pur di salvarsi uccide Piero che muore in solitudine pensando alla sua Ninetta. Il 4 novembre è la giornata che ricorda la conclusione della prima guerra mondiale, si festeggia la giornata dell’Unità Nazionale e delle forze armate. Si ricordano i soldati che ancora oggi difendono con coraggio la Patria e anche tutti i soldati morti durante le guerre o mentre svolgono il loro dovere. A Roma, sono andata a visitare l’altare della Patria in cui si trova la tomba del Milite Ignoto, un militare senza nome che non è mai stato identificato e che viene ricordato in memoria di tutti gli altri soldati caduti nelle guerre. All'interno dell’altare della Patria c’è anche un museo che raccoglie le armi, gli oggetti e le bandiere delle battaglie. Il Milite Ignoto mi ricorda un po’ il soldato Piero che è sepolto in un campo di grano e quindi disperso e vegliato solo dai papaveri e non dalla sua famiglia. Io credo che i soldati sono le persone che più di tutte hanno paura della Guerra e vorrebbero la pace perché quando lasciano le loro famiglie e le loro case sanno che potrebbero anche morire. La guerra nasce spesso da decisioni politiche ma poi chi la subisce e la combatte è la popolazione. Mio zio è stato per molti anni un soldato ed è andato in guerra. Anche se è stato addestrato a sparare e a non avere paura di niente la cosa che lui racconta è che non c’è cosa peggiore di dover sparare ad una persona per salvarsi.


Margherita Gorla 3'B

Questa canzone mi fa piangere perché Piero muore senza colpa, solo perché non è stato pronto a colpire il suo nemico. Ma anche il suo nemico era un ragazzo come lui e non era giusto che morisse. Spero che nessuna guerra arrivi mai nel mio paese. 


Luca Mengozzi 3'B

Il legame che c’è tra questa canzone e la ricorrenza del 4 novembre è il fare memoria di tutte le giovani vite di soldati morti  durante la prima guerra mondiale per l’unità d’Italia. Dovremmo sempre ricordarci che la libertà è un valore per il quale  molte persone hanno dato la vita e che noi abbiamo il compito di  difendere. Due anni fa ho avuto l’occasione, tramite mio papà che è un alpino, di andare per due giorni a visitare le 52 gallerie sul Pasubio. Mi  sono trovato nelle trincee dove i soldati italiani hanno combattuto  contro l’esercito austriaco. Lì mi sono reso conto della fatica e del  freddo che hanno dovuto sopportare quelle persone in quei  momenti. Questa gita mi è piaciuta molto mi ha fatto capire  l’importanza della pace e delle libertà, e mi ha fatto sentire orgoglioso di essere italiano.


Giulia Cazzola 3'B

Secondo me la canzone e la ricorrenza del 4 novembre ci comunicano l’inutilità e la follia di tutte le guerre che ci sono state, ma anche di quelle che purtroppo sono ancora in corso. Trovo infatti spaventoso e senza senso uccidersi tra uomini solo perché di nazioni diverse. Il testo della canzone mi ha molto colpito, Piero per non uccide il nemico, esita e perde la vita. Mi è venuto spontaneo pensare chissà quante volte potrebbe essere successo qualcosa di simile nella realtà. Mio nonno mi aveva raccontato che il suo papà, aveva combattuto nella prima guerra mondiale, lui era della classe 1899, aveva solo 16 anni quando è andato al fronte, li chiamavano i ragazzi del 99, erano poco più grandi di me, nonostante la giovane età, chissà quante sofferenze avranno visto e subito! Fortunatamente ai giorni nostri nel nostro paese non ci sono guerre, purtroppo però in tante parti del mondo si combatte e  ci si uccide. Spero che ricordare questi terribili avvenimenti siano di monito e aiutino ad evitare altre guerre.


Luca Maffia 3'E

La canzone parla di un soldato mandato sul fronte per combattere una guerra. Questo soldato si trova di fronte al nemico e non ha il coraggio di sparare. Il nemico invece spara e lo colpisce a morte. La canzone esprime paura e angoscia di quello che potrà accadere da un momento all’altro. Spiega molto la parte sentimentale della guerra e meno quella distruttiva, spiega lo stato d’animo di chi partecipa: ti dà l’idea di trovarti in una gabbia dal quale puoi uscire solo sopravvivendo e vincendo contro i nemici. Tre anni fa sono stato ad Amsterdam ed ho visitato la casa di Anna Frank. In quel momento mi sono reso veramente conto di quanto sia devastante una guerra. La guerra distrugge non solo chi partecipa sul fronte e combatte ma anche i normali cittadini. Ho visto le condizioni in cui Anna Frank ha dovuto vivere per sopravvivere ai nazisti. La crudeltà di chi vuole la guerra e l’impotenza di chi la subisce ingiustamente. La guerra non è mai una soluzione perché muoiono inutilmente migliaia di persone. Il 4 novembre è una data importante perché è il giorno in cui è finita la Prima Guerra Mondiale, è avvenuta l’unità d’Italia e si onorano i soldati morti in guerra per difendere la patria, tutte le forze armate.


Ivan Zennaro 3'D

Secondo me “La guerra di Piero” è una canzone che narra dello stato d’animo di quasi tutti i soldati che andavano verso la guerra. Si può collegare alla ricorrenza del 4 novembre, che ricorda la fine della prima guerra mondiale, tramite la narrazione della morte di Piero che va a far capire le emozioni dei soldati quando si accorgevano di essere stati colpiti e che il tempo sarebbe finito in quel momento. La guerra è un’esperienza triste e traumatizzante per tutti i soldati. Si ricorda il 4 novembre perché si capisca che la guerra non va fatta perché nessuno è in grado di sopportarla. Il mio bisnonno è andato in guerra nella seconda guerra mondiale e, quando tornò non voleva parlare di quell'esperienza dato che ricordarla lo faceva sentire male da quante cose brutte sono successe lì.


CLASSI SECONDE - "Oh, Gorizia, tu sei maledetta", (anonimo)


Giorgio Introzzi 2'B

La canzone è stata scritta da un soldato della prima guerra mondiale mandato a Gorizia. Si rivolge agli uomini vigliacchi che non sono partiti e sono a casa con le loro famiglie; a sua moglie; ai suoi vicini chiedendogli di prendersi cura dei suoi figli, visto che si sente morire. I sentimenti presenti nella canzone sono la rabbia quando insulta gli ufficiali, dolore quando dice che al fronte si muore e disperazione per la sua famiglia. La guerra secondo questo soldato è ingiusta ma anche incomprensibile. Si capiscono i sentimenti che prova l’autore.  La canzone esprime anche i pensieri degli altri che magari non avevano il coraggio di contraddire gli ufficiali. Io se fossi al posto loro sarei molto arrabbiato perché non mi  sembra giusto  che le persone che vogliono la guerra se ne stiano a casa mentre quelle che non la vogliono devono andare a combattere. Secondo me le persone avevano molta paura perché, ad esempio, se uno aveva il compito di prendere i proiettili e li dimenticava, gli altri non potevano difendersi dall'attacco nemico e quindi tutto l’esercito poteva morire. Secondo me la guerra non è una cosa giusta.


Niccolò Larghi 2'E

Questa canzone manda un messaggio molto triste perché è stata scritta in momento di guerra, per la precisione nella Prima Guerra Mondiale. Il testo della canzone è stato scritto da un soldato che stava per morire, lascia trasparire emozioni, sentimenti e tanta paura, un papà che si preoccupa dei suoi bambini e li affida ad un compagno di sventura che si trova al fronte con lui. Il fatto che mi sorprende di più è che il testo della canzone non è stato perso, perché è una testimonianza di come era la giornata di un soldato che viveva in guerra e che vedeva ogni giorno morire amici o compagni, con la speranza di poter arrivare al giorno dopo, e la tristezza di dover uccidere qualcuno per la propria sopravvivenza. E’ sicuro che ognuno di noi se fosse stato al posto di questo soldato, che scrisse la canzone, sarebbe stato molto triste perché si sapeva che prima o poi la morte era in agguato, o si rimaneva feriti, oppure si vedeva un compagno morire, o peggio ancora, un amico morire. Sono sicurissimo che questa canzone racchiude lo stato d’animo di questo soldato, ma non solo le emozioni di uno, sicuramente le emozioni di tutti i soldati. La guerra, la lontananza da casa con tutti gli affetti e la paura di morire, sono stati sentimenti terribili che hanno accompagnato questi poveri ragazzi che si sono trovati a combattere contro altri ragazzi della loro età. Che tristezza! Anche noi oggi siamo chiamati a combattere una nuova battaglia contro il Covid-19, con armi che ancora non conosciamo, ma come i ragazzi che hanno combattuto per il proprio paese, anche noi siamo al fronte a combattere. Vittime ce ne sono, tante, ma continuiamo a combattere senza arrenderci.


Elena Morandi 2'E

“Oh Gorizia” è una canzone contro la guerra e viene cantata da un soldato rivolgendosi agli ufficiali e a chi ha contribuito a volere la guerra con sentimenti di rabbia e di odio. I militari infatti sono stati obbligati a partire per le armi, privati della loro libertà e rischiando la vita. Nella canzone si notano inoltre sentimenti di malinconia verso la famiglia e di paura nel non riuscire a tornare a casa dai propri cari. Sono d’accordo con l’autore della canzone e riesco a immedesimarmi nei poveri soldati. Capisco le forti emozioni che questi provavano durante la battaglia e questo brano le esprime al meglio. Ritengo che questa canzone non esprima solo i pensieri di una persona sola ma di tutti i militari. Mi reputo fortunata  per non aver vissuto in quel periodo difficile, nonostante i problemi attuali, che non mi sembrano paragonabili a quel duro periodo.


Gabriele Ghidelli 2'D

La canzone ha un grosso significato perché parla della Prima Guerra mondiale, vista da un soldato che doveva abbandonare la sua famiglia e la sua casa per andare a combattere per il Paese, rischiando la morte. La canzone è scritta con sentimenti di rabbia, contro gli ufficiali che hanno voluto la guerra. Sono d’accordo con l’autore e di certo avrei lo stesso stato d’animo se fossi al posto suo. Purtroppo “Oh Gorizia” al tempo non venne ascoltata nonostante l’importante messaggio anzi, venne censurata. Adesso la sua efficacia è aumentata perché si può ascoltare e cantare.


CLASSI PRIME - "Where have all the flowers gone", di Peter Seeger


Alice Acciaioli 1'B

Penso che la canzone abbia un legame con il 4 novembre 1918, con tutte le guerre che si combattono al giorno d'oggi e con tutte le guerre più importanti e più disastrose della storia. Le guerre iniziano a causa dell'odio, della maleducazione, della cattiveria della gente. I ragazzi più giovani vengono mandati in guerra, cosa sbagliata perché i giovani sono il futuro del mondo e anche per il fatto che le guerre non dovrebbero esistere. I fiori citati nella canzone sono le vite colorate di ogni ragazzo, le vite felici appena sbocciate, che per colpa di esseri viventi prepotenti vengono distrutte. Un fiore che un tempo era sbocciato ora è appassito, un fiore colorato che diventa grigio. Le ragazze che perdono mariti, fidanzati o fratelli sono fiori appassiti come lo sono i genitori che non sopportano l'idea di vedere il proprio figlio cadere in un campo dove è stato mandato e dove è destinato a morire. Le tombe sono il simbolo di sacrificio delle persone morte in guerra sacrificio e amore di persone innocenti che hanno avuto il dovere e l'obbligo di combattere per amore della propria famiglia dei propri amici, della propria patria. Il gesto più bello che una persona potrebbe fare è mettere fine a tutto questo e creare un mondo pieno di gioia e amore. Il nostro pianeta sta diventando un piccolo inferno pieno di maleducazione e prepotenza nei confronti di ognuno di noi. Questo è quello che la canzone mi ha trasmesso e che ho capito ascoltandola e leggendo il testo. Ricordiamo il 4 Novembre come fine della Prima Guerra mondiale e onoriamo le forze armate cadute per noi, per la nostra unità nazionale.


Samuele Brognaro 1'B

La guerra è come un'ombra nera che, in un attimo, avvolge qualsiasi cosa uccidendo vita e amore. Fortunatamente al giorno d’oggi in Italia non ci sono guerre, ma ogni tanto penso alla Siria o a quei paesi tuttora in guerra. Mi chiedo come facciano le persone coinvolte a resistere in quell’oblio. La canzone “WHERE HAVE THE FLOWERS GONE” all’apparenza sembra quasi allegra. In realtà, se leggi bene il testo, capisci che oltre alla melodia allegra, la canzone parla della guerra e, leggendo il testo, ti vengono le lacrime agli occhi. Ti fa anche riflettere. Ti fa pensare a tutte quelle persone che coraggiosamente sono partite lasciando familiari ed amici proprio per proteggerli. Se nella prima guerra mondiale non avessimo avuto tutti quei soldati a proteggere la comunità sacrificando anche la propria vita, magari ora non saremmo liberi come lo siamo.  Se siamo liberi, dobbiamo ringraziare tutti quei valorosi uomini che ci hanno protetti sacrificando la propria vita. Tutti noi dobbiamo portargli rispetto. Spesso ci scherziamo sopra, ma è sbagliato. Ecco perché è importante celebrare ricorrenze come il 4 Novembre, in ricordo della conclusione della prima Guerra mondiale, delle forze armate e dell’unità nazionale.


Gabriele Sguazza 1'E

La melodia di questa canzone è allegra ma leggendo il testo il significato è triste. Parla della guerra, della perdita di vite umane causate dalla guerra, dei giovani ragazzi che non fanno ritorno a casa; ricorda le sanguinose guerre mondiali. L’autore si fa sempre la stessa domanda: quando impareranno? Seconde me vuol far notare che l’uomo continua a sbagliare infatti anche ai giorni nostri ci sono numerose guerre per motivi economici e territoriali, ma l’immagine dei fiori colorati, raccolti dalle ragazze e riposti sulle tombe, per me, è un segno di speranza.

martedì 3 novembre 2020

Discorso del sindaco junior in occasione del IV novembre 2020

Buongiorno a tutti,

  sono Daniele Maiera, sindaco del Consiglio comunale ragazzi dell’istituto comprensivo di Olgiate. Mi faccio portavoce degli assessori, dei delegati e di tutti gli studenti.

Oggi in tutte le città d’Italia si celebra la commemorazione del IV Novembre, 102 esimo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, ricordo del giorno dell’unità nazionale e festa delle forze armate.

Noi tutti oggi abbiamo il compito di ricordare e onorare i caduti in guerra, uomini e donne che con il sacrificio delle loro vite hanno permesso a tutti noi di poter vivere in un paese libero, unito e sicuro.

In questo anno particolare, inoltre, questa commemorazione deve diventare un’occasione preziosa di riflessione sulla nostra attualità: l’emergenza che sta attraversando il mondo intero e la nostra nazione, come anche le nostre città e le nostre famiglie, ci impone di assumerci le nostre responsabilità, di prenderci cura l’uno dell’altro, di trovare soluzioni condivise, nel rispetto di coloro che sono stati vinti dal Covid.

La giornata che oggi si sta celebrando in tutta Italia, dunque, ha tre significati: è un omaggio alla memoria, un invito al senso civico e un ringraziamento verso quelle persone che ancora oggi difendono, aiutano e proteggono il popolo italiano.

Ringraziamo i vigili del fuoco, gli alpini, i volontari della protezione civile che tutti i giorni operano senza sosta aiutando le persone che si trovano in difficoltà a causa di terremoti o alluvioni.

Ringraziamo i carabinieri, i poliziotti e i finanzieri che ogni giorno lavorano per la nostra sicurezza e ringraziamo tutti i civili che praticano volontariato aiutando i più bisognosi e deboli.

Ringraziamo i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari che si prendono cura e salvano la vita di coloro che hanno contratto l’infezione da Covid-19.

Questa è l’Italia che onoriamo oggi. Uomini e donne uniti dagli stessi valori e principi.

È proprio da queste persone che noi ragazzi dobbiamo imparare e capire che l’amore verso la patria, il lavoro, la solidarietà sono quei valori che ci permetteranno di vivere bene il nostro futuro.

Due biografie per il IV novembre

GIOVANNI TARCHINI 

Giovanni Tarchini nacque nel 1919 ad Olgiate Comasco. Egli studiò al Collegio di Gorla Minore, dopodichè nel 1939 proseguì i suoi studi alla facoltà di Scienze all’Università di Milano. Nel 1941 fu ammesso alla Scuola di Allievi Ufficiali della specialità Alpini a Bassano del Grappa, dove successivamente fu nominato sottotenente di complemento. Giovanni Tarchini fu destinato al 6° reggimento alpini, ovvero la divisione Tridentina e assegnato alla 54° compagnia del battaglione Vestone, con il quale partì per il fronte russo a Kotowskj nel Medio Don. Fu un ufficiale di eccezionale valore e nonostante fu colpito gravemente, continuò imperterrito a combattere sul fronte con esperienza. Alla fine, morì il primo settembre 1942 a causa di una raffica di mitragliatrici. Alcuni suoi alpini concittadini che si trovavano con lui al fronte, fecero ritorno a “baita”, dove fondarono in suo onore il gruppo ANA di Olgiate Comasco. Nel 1951, al suo funerale partecipò l’eroe del Nikolajewka, ovvero il comandante Luigi Reverberi. Durante la celebrazione del funerale, fu consegnata ai genitori di Tarchini la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Il comune di Olgiate Comasco gli ha intitolato in suo onore una via.


CORRADO VENINI

Corrado Venini nacque il 4 gennaio 1880 da una famiglia nobile di Porlezza sul lago di Lugano. Dopo aver frequentato il liceo Ginnasio “Alessandro Volta” di Como, entrò nel corso allievi ufficiali di Modena il 29 ottobre 1898, da cui uscì con il grado di sottotenente in servizio permanente effettivo, fu assegnato al 3° Reggimento Alpini. Nel 1903 venne promosso tenente e venne assegnato alla neocostituita compagnia sciatori, con la quale portò a termine ardite escursioni in ambito montano. Nel 1905 si distinse durante il corso delle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto in Calabria, per il quale ricevette un attestato di benemerenza. Nel 1912 venne decorato capitano a scelta, fu trasferito poi al 5° reggimento Alpini (battaglione Vestone) nel 1913 nel mese di gennaio prese parte alla guerra Italo-Turca partendo per la Libia dove si meritò tre encomi solenni per le azioni presso Teneduk, Assaba, Ettangi e Mduar. Nel febbraio del 1914 rientrò in patria dove rimase solo per un anno perché dal 24 maggio 1915 prese parte con il battaglione Vestone alle azioni di guerra contro l'Austria in Val Ledro. Nel maggio 1916 decise di rimanere con il suo battaglione per la rioccupazione dell'importante posizione di Cima Maggio, in Val Posina. Il 18 maggio venne ferito a causa di una granata nemica durante delle operazioni di riordinamento dei reparti. Anche se ferito continuò a coordinare e a combattere fino all'ordine di ripiegare, fu trasportato alla 35° sezione di sanità dove morì due giorni dopo, con il pensiero per la sua famiglia e per la sua patria. Prima di morire lasciò una lettera per il figlio, che perderà la vita nella Seconda guerra mondiale, in cui gli esprimeva tutto il suo affetto.