venerdì 22 marzo 2019

Sull’uso dei social e sul cyberbullismo

A scuola  noi della classe III C – in contemporanea con la III A - abbiamo avuto incontri con degli esperti che ci hanno fatto capire quanto i social ci influenzano.
Ci hanno invitato a limitare l’uso dei social network, portandoci a riflettere sul fatto che l’uso di questi da parte dei minorenni deve essere controllato dagli adulti.
Uno degli aspetti positivi dell’uso dei  social è che si può comunicare con persone lontane;  infatti  possiamo facilmente  comunicare con parenti o amici lontani.
Un altro aspetto positivo è poter cercare facilmente informazioni; per le ricerche scolastiche, ad esempio, con un semplice click riusciamo a reperire tutte le informazioni che ci servono. Inoltre si possono vedere video, ascoltare musica, postare foto o altro.
Per concludere si può affermare che i social sono una forma di comunicazione veloce, immediata, che utilizza frasi semplici.
D’altronde  ci sono molti aspetti negativi legati ai social.
In primo luogo può succedere di essere insultati, stolkerati e truffati facilmente: un  esempio lo abbiamo ritrovato nel film “Disconnect”, quando  Cindy e Derek si ritrovano il conto in banca prosciugato a causa di una truffa su un sito d’incontri.
Lei, Cindy, chattava con uno sconosciuto  per trovare conforto al proprio dolore dovuto alla perdita del loro bambino. Ma qualcuno era così riuscito a rubare i dati relativi al loro conto bancario.
Secondariamente si può mentire su di sé; ad esempio è molto facile mentire sull’età.
Nel lavoro di gruppo che abbiamo fatto con gli esperti è emerso che la maggior parte di noi ha mentito sull’età per iscriversi ad un social.
Ma si possono diffondere notizie false, diffamare qualcuno, mettere in ridicolo, bullizzare.  Un esempio tratto dal film è quello di un ragazzino, Ben, che è stato bullizzato da altri due adolescenti attraverso un falso profilo creato dai due. Loro hanno finto di essere una “Jessica”, che ha convinto Ben ad inviarle una foto intima; lui ha accolto la richiesta, ha postato la foto e loro l’hanno divulgata. Ben, per la vergogna, ha tentato il suicidio.
Spesso al telegiornale sentiamo notizie di ragazzi che si tolgono la vita per la vergogna.
Gli esperti ci hanno tanto ripetuto che “tutto ciò che è virtuale è reale”.
Ogni nostro pensiero o foto postata rimane intrappolata nella rete anche se viene cancellata ed è per questo che bisogna riflettere prima di compiere queste azioni.
A nostra insaputa le nostre foto possono essere diffuse. Se non succede di peggio c’è comunque il rischio di non avere più privacy.
Capita spesso di fare ricerche in rete e puntualmente si ricevono pubblicità in merito a questo perché i nostri dati circolano all’interno e vengono utilizzati dalle ditte che si propongono con offerte.
Molti sostengono inoltre  che i social possono creare dipendenza e rendere asociali. Che il persistente utilizzo dei social  impoverisce il pensiero ed il lessico.
Che sono una forma di distrazione che influisce sull’impegno scolastico e sportivo.
Molti di noi hanno ammesso che vengono distratti dalle notifiche e dalla conseguente voglia di andare a vedere, che deconcentra.
Alcuni hanno detto che, dopo questi incontri, hanno deciso di spegnere il cellulare mentre svolgono  i compiti o di tenerlo  in un’altra stanza.
Altri hanno ammesso che non avevano mai pensato ai problemi che sono stati affrontati.
In conclusione abbiamo capito che  bisogna essere capaci di sfruttare tutto ciò che è positivo, senza farsi troppo coinvolgere e non rinunciare mai ai rapporti veri, autentici, di persona.

Calì Martina- Davide Cutrò
Classe III C

martedì 19 marzo 2019

Corso di latino


 Che bello il latino!
Ogni anno la nostra scuola organizza un corso di latino solo per le classi terze, al quale tutti gli interessati si possono iscrivere. Quest’anno le lezioni sono iniziate a novembre ed sono finite a metà marzo. Io ho deciso di parteciparvi semplicemente per curiosità. Con il tempo questa scelta si è rivelata un’esperienza interessante e formativa. La maggior parte dei ragazzi ha aderito a questo corso per cominciare a confrontarsi con una materia che caratterizzerà il loro percorso al liceo. Insieme alla prof.ssa Marzorati abbiamo imparato la prima e la seconda declinazione, il verbo essere, le desinenze dei verbi e molti altri argomenti interessanti; alla fine abbiamo fatto un compito in classe per verificare ciò che abbiamo appreso durante lo svolgimento del corso. Ciò che posso dire, riguardo alla mia esperienza, è che mi è servito principalmente per avere le basi per l’anno prossimo, mi ha incuriosita e sono intenzionata a scoprire sempre di più di questa lingua affascinante, ho capito che il latino è difficile ma dopotutto non impossibile, l’importante è provarci!

Clarissa Zanin, 3’D


lunedì 18 marzo 2019

Concorso di francese - 3'D

In un giorno di febbraio, la professoressa di francese Vittoria Torre chiese a noi, alunni di 3^D, se volessimo partecipare al “Dis-moi dix mots”, un concorso che consiste nel rappresentare delle parole in francese collegandole tra loro tramite disegni, parole o frasi su 4 fogli da disegno A3. Il progetto ci è sembrato molto interessante, quindi ci siamo iscritti; sapevamo, inoltre, che il concorso dell’anno scorso era stato vinto dalla 3^D. Allora, perché non provarci? Il tema di quest’anno era “Dis-moi dix mots sous toutes les formes” e consisteva nel dimostrare la forza della comunicazione in tutte le sue forme (parole, immagini, segni e suoni). Le 10 parole proposte quest’anno erano: arabesque (arabesco), composer (comporre), coquille (conchiglia), cursif/-ive (corsivo), gribouillis (scarabocchio), logogramme (logogramma), phylactère (filatterio, amuleto), rébus (rebus), signe (segno), tracé (percorso). Per prima cosa abbiamo deciso i ruoli che avremmo dovuto ricoprire: per disegnare sono stati scelti Alessandro Alberta, Ludovica Clerici, Arianna D’Ambrosio e Paolo D’Andrea. Invece, Fabio Grisetti, Elisa Ferrario, Sara Bianchi e Sofia Schiavello sono stati incaricati di scrivere la presentazione del nostro progetto che comprendeva la nostra preparazione e la composizione dei disegni. Per il progetto ci hanno aiutato anche la professoressa di italiano Marzorati, la professoressa di arte Cafeo e ovviamente la nostra professoressa di francese Torre con tutto il resto della classe. Il primo disegno rappresentava l’arabesco e il logogramma (Arianna); il secondo il percorso, il filatterio e il corsivo (Alessandro); il terzo il rebus, il segno e la conchiglia (Paolo) e l’ultimo lo scarabocchio e comporre (Ludovica). Per realizzare i disegni abbiamo prima deciso le parole da inserire in ognuno di essi, poi, insieme alle prof abbiamo scelto le vari opzioni per rendere parole e immagini, infine abbiamo disegnato, colorato e anche inventato una frase che comprendesse tutte le parole da cui il disegno era composto. Per svolgere tutto il lavoro abbiamo impiegato circa una settimana e mezza. Dopo aver finito, la nostra prof di francese ha inviato i nostri lavori alla giuria del concorso e ora, dopo un mese, ci è stato comunicato che il vincitore è la classe 3°C, anche se i lavori della nostra classe sono stati comunque apprezzati dai giudici. Nonostante ciò il concorso ci è piaciuto molto ed è stata una bella esperienza.

Autori: Alberta Alessandro e Paolo D’Andrea, 3'D


https://www.institutfrancais.it/milano/concorso-dis-moi-dix-mots-sous-toutes-les-formes-2019

domenica 17 marzo 2019

Incontro con la Guardia di Finanza - classi terze

Venerdì 8 marzo, alle 9, tutte le classi terze, compresi noi ragazzi di terza D, ci siamo recati nell'Auditorium del Medioevo per incontrare la Guardia di Finanza. Il tema della giornata era "Educazione alla legalità economica".
I finanzieri ci hanno spiegato come svolgono il loro lavoro e ci hanno raccontato alcune esperienze realmente accadute.
A seguire, spazio alle domande di noi alunni.
Secondo argomento trattato droghe e pirateria. Anche in questo caso le spiegazioni sono state approfondite e arricchite con testimonianze dirette. Al termine della presentazione, molti di noi sono intervenuti chiedendo chiarimenti, curiosità o approfondimenti.
I finanzieri sono stati molto disponibili.
Al termine dell'incontro, siamo usciti nel cortile del Medioevo per assistere a una dimostrazione dell'unità cinofila. Un agente ci ha spiegato le modalità di addestramento dei cani. Gli animali seguono un corso che per loro rappresenta un gioco: l'istruttore lancia una pallina che loro devono recuperare. In seguito, alla pallina viene affiancato l'odore della droga o del denaro. In questo modo, il cane associa il gioco all'odore, quindi, quando cerca stupefacenti o contanti, in realtà cerca il suo gioco.
Poi abbiamo assistito a due dimostrazioni con due cani, Black, un anno, e Dexter, cinque anni.
Abbiamo notato come i cani prestassero molta attenzione nella ricerca dell'odore della droga e dei soldi: il primo, dopo aver annusato le valigie disposte a terra, si è soffermato su quella contenente una sostanza realizzata in laboratorio con lo stesso odore della droga. Il secondo, invece, ha annusato alcuni nostri compagni che si erano resi disponibili per la dimostrazione e si è fermato accanto al ragazzo che aveva una banconota in tasca.
L'incontro è stato molto istruttivo, quest'ultima parte, però, è quella che mi ha interessato di più perché l'ho trovata molto coinvolgente. Inoltre, mi piacciono molto i cani e vederli mi ha divertito molto.
Mirko Cavadini, 3'D


venerdì 15 marzo 2019

Progetto su Leonardo - 2'D






IL SINDACO IN VISITA A SCUOLA

di Elena Ienco IIA

Il giorno 1 marzo 2019, il sindaco, Simone Moretti, insieme a due membri della Giunta comunale ha fatto visita alla classe 2A.
Ha presentato diversi argomenti come ad esempio il programma elettorale, ovvero i progetti decisi con la giunta comunale, che insieme hanno intenzione di mettere in atto:
    •    Creare uno spazio multiuso davanti alla segreteria.
    •    Togliere la recinzione sul davanti della scuola, lasciando il cortile aperto
    •    Spostare l’entrata principale della scuola sul retro
Il sindaco ha spiegato poi l’importanza della sua figura, ovvero l’essere il rappresentante di tutti i cittadini, per i quali si impegna mettendo in atto i progetti decisi insieme agli assessori e valorizzando il concetto della collaborazione.
Alla fine del discorso, i ragazzi si sono confrontati con il sindaco e gli assessori, illustrando alcune questioni inerenti la scuola e il CCR. Eccone una breve sintesi:
    •    I vari problemi strutturali, presenti in tutte le classi, come quelli più urgenti riguardanti gli infissi bloccati delle finestre.
    •    I progetti sui problemi pre-adolescenziali o sulle giornate internazionali, approfondite da ogni classe seconda in classe e con dei cartelloni. La classe IIA lavorerà sulla Giornata internazionale della donna.
    •    La mostra sui 500 anni di Leonardo da Vinci, da attuarsi in collaborazione con il Comune e la biblioteca.
    •    Il nuovo blog del CCR con i testi sulla mostra di Terenzin, sui giochi matematici o su altre attività che coinvolgeranno la scuola.
Infine alcuni compagni di classe hanno fatto presente che avvengono piccoli atti di inciviltà ogni mercoledì ai bidoni dell’umido, i quali vengono spesso svuotati del contenuto in strada e spostati dalla loro sede.

martedì 12 marzo 2019

GIOCHI MATEMATICI TRE

di Alessandro Piazza 2A

Il giorno era arrivato! Il 27 febbraio si sono svolti i giochi matematici, organizzati presso la scuola secondaria di Binago, a cui noi, la 2 A di Olgiate Comasco, eravamo qualificati. Quel giorno la tensione nella nostra classe era nell’aria, tutti volevano arrivare preparati per cercare di avere la meglio sulle altre otto classi e per riuscire a partecipare alla finale di Laveno. Per farlo bisognava però posizionarsi almeno tra le prime due classi.
Siamo arrivati tutti in orario, pronti per affrontare una sfida comune: riuscire a qualificarci. Non saprei descrivere che tensione abbiamo provato quando abbiamo varcato la soglia della porta della scuola, ma subito quell’ansia è svanita: era tardi e bisognava pensare ai giochi matematici.
Appena entrati abbiamo guardato in quale classe dovevamo recarci per poter iniziare a lavorare. Avevamo un’ora e mezza per completare tutti i quesiti e consegnare il foglio delle risposte. La nostra tattica era la seguente: i quesiti erano dieci, noi, che eravamo in sei ci siamo divisi in coppie e ogni coppia doveva risolvere tre quesiti, per poi completare l’ultimo, che era l’unico in inglese, insieme. Con questa tattica abbiamo evitato così la confusione, che in quei momenti non aiuta.
Eravamo tutti concentratissimi, nella nostra testa tutti i pensieri superflui si erano annullati, ormai pensavamo solo a completare il foglio. Terminate le risposte, le abbiamo controllate attentamente e abbiamo consegnato per non perdere tempo prezioso che avrebbe potuto essere utile in caso di pareggio. Ci siamo recati verso la palestre della scuola, dove si è svolta la premiazione. E’ inutile dire che eravamo tesissimi, volevamo a tutti i costi posizionarci almeno secondi.
Gli insegnanti hanno quindi iniziato a nominare le classi che erano arrivate nelle ultime posizioni tra cui anche la 2 A… ma di Binago! il cuore è rimbombato come un tamburo nei nostri petti, pensavamo di non avere fatto nulla di buono. Poi hanno continuato con i terzi posizionati, per fortuna non siamo stati chiamati, eravamo, quindi, automaticamente qualificati per le finali a Laveno!
In quel momento ho sperato con tutto  me stesso di essere arrivati primi, di essere riusciti nell’impresa, ma bisognava fare i conti con l’ultima classe ancora in gara: la 2 A di Valmorea. In quei pochi istanti di tregua ci siamo rassicurati a vicenda che comunque fosse andata noi saremmo stati soddisfatti, sia della nostra esperienza, sia del traguardo che avevamo raggiunto. Era arrivato il momento, abbiamo sentito i nostri nomi: eravamo arrivati secondi! Non eravamo tristi, non pensavamo al mancato primo posto, ma alla nostra ottima posizione, che ci dava accesso alle finali. Eravamo felici e già pensavamo a Laveno, decisi a fare bene.

domenica 10 marzo 2019

Giochi matematici

Siamo Elisa Ferrario e Sofia Schiavello, frequentiamo l’ultimo anno alle  scuole medie e oggi vogliamo raccontarvi la nostra esperienza ai “Giochi matematici 2019”. 
Partiamo dall’inizio: noi, come tutti gli alunni, abbiamo svolto delle simulazioni in classe, che sono servite a decretare chi avrebbe proseguito con prove sempre più difficili fino a sfidarsi nella sede dell’istituto “Fratelli Cervi” di Binago. 
I professori hanno sommato i punteggi dei primi sei classificati, così le classi 1^E, 1^F, 2^A, 2^D, 3^B e 3^D, la nostra, il giorno 27 febbraio 2019 hanno gareggiato contro gli scolari di Valmorea e di Binago. I risultati ottenuti hanno soddisfatto gli insegnanti: le classi prime hanno conquistato il terzo e il secondo posto; lo stesso le classi seconde; per quanto riguarda le terze, quarto posto per la sezione B, primo per la sezione D, la nostra!
I primi e i secondi qualificati il 15 maggio 2019 andranno a Laveno per continuare questa competizione ricca di problemi, numeri e collaborazione all’interno della squadra. 
Per noi, i giochi matematici sono proprio questo: intriganti quesiti da risolvere in gruppo! 

Condivideremo di nuovo questa esperienza con Ludovica Clerici, Alessandro Alberta, Fabio Grisetti e Matteo Libera.
 

Elisa Ferrario e Sofia Schiavello, 3'D

Resoconto progetto Terezìn - 3'D

Il “progetto Terezìn” ha permesso alle classi terze di compiere un percorso nella memoria che si è concretizzato in una mostra presentata dagli stessi studenti di terza a tutta la scuola e ai cittadini olgiatesi. Scopo dell'esposizione raccontare la storia e la disperata sopravvivenza degli ebrei nel ghetto di Terezìn, in Repubblica Ceca.

Ma come ci siamo preparati?

    •    Le classi terze hanno iniziato con una lezione ordinaria in cui si è spiegato in generale il progetto, il ghetto, la sua storia e il suo vero scopo.

    •    A seguire, le stesse classi sono state divise in 3 gruppi: alunni “addetti” alla parte storica, alle testimonianze dei sopravvissuti e alle poesie e ai disegni creati dai bambini.

    •    Ogni classe terza è stata incaricata di guidare i propri “successori” delle stessa sezione alla scoperta della realtà storica e umana di Terezìn.

    •    Tutti gli alunni hanno creato un Power Point e coloro che si sono preparati sulla storia di Terezìn lo hanno mostrato durante la spiegazione.

    •    Le classi si sono recate al Centro Congressi Medioevo e hanno presentato il progetto e i propri lavori.

    •    Molti volenterosi studenti di terza si sono offerti di spiegare ai cittadini visitatori durante i giorni di venerdì 8, sabato 9 e domenica 10 febbraio, nei quali la mostra è stata libera e aperta a tutti, nella sala mostre del Medioevo di Olgiate Comasco.

    •    Poco tempo dopo le classi hanno svolto un tema in classe raccontando la propria esperienza e i pareri sul progetto, concludendo tutto il lavoro svolto.



















Chiara Fagetti, Elisa Ferrario e Sofia Schiavello, 3'D

giovedì 7 marzo 2019

Il racconto della mostra sul ghetto di Terezin e della visita al Memoriale della Shoah


Nei giorni dal 4 al 10 febbaio 2019, presso il centro Medioevo, si è svolta la mostra “Attraverso gli occhi dei bambini - Disegni e poesie nel ghetto di Terezin”, presentata dalle classi terze dell’Istituto Comprensivo Michelangelo Buonarroti di Olgiate Comasco. Questo lavoro si è inserito in un più largo progetto sulla Memoria che ha coinvolto i nostri compagni dal mese di gennaio e li ha portati anche a visitare il Binario 21 - Memoriale della Shoah di Milano.

Ecco il racconto di Riccardo Papavero della classe 3C.

TEREZIN E BINARIO 21

Il 1938 in Italia, con le leggi razziali, segnò  l’inizio del dramma.
 “Gli ebrei non possono avere domestici ariani”, “Gli ebrei non possono essere proprietari di terreni o fabbricati”, “Non vi possono essere ebrei nelle amministrazioni”, “Non vi possono essere ebrei nelle scuole”… Sulle vetrine dei negozi cominciarono  ad  apparire scritte di questo tenore: “Vietato l’ingresso agli ebrei e ai cani”… La distruzione di una “razza” presa di mira  dagli “ariani” portò al delirio generalizzato coperto dalle leggi e dalle successive  deportazioni.
Tutto ciò che accadde da lì in poi è la crudeltà, la follia totalitaria ed il tentativo di annientare un popolo senza alcuna ragione.
Il 24 gennaio abbiamo visitato il Binario 21, situato al di sotto della stazione centrale di Milano.
I nazi-fascisti usufruirono di questo luogo  per non dare nell’occhio,  caricando nei vagoni per il bestiame moltissimi ebrei ammassati fra loro, poi, grazie ad un montacarichi, i convogli venivano fatti salire alla stazione per poi partire diretti ai campi di concentramento.
Al museo ho potuto capire come i non ebrei  rimanessero indifferenti di fronte ad una tale tragedia.
Per esempio, come ci ha spiegato la guida, alcuni ferrovieri hanno negato, durante i processi, di aver udito qualcuno urlare, piangere o chiedere aiuto. D’altro canto alcune persone, nel loro piccolo, hanno compiuto dei gesti stupendi. Don Bussa, per esempio, riuscì a salvare dei bambini ebrei (che rimasero orfani affidati dai loro genitori a lui. Anche se molto difficile, dato che già da piccoli gli ebrei venivano circoncisi ed erano facilmente riconoscibili, il parroco riuscì a sottrarli al pericolo fuggendo, con loro, nelle campagne della provincia di Bergamo. Un altro “giusto” fu l’ingegner Moneta che, a suo rischio, nascose nella sua fabbrica un ebreo. Però un suo operaio “ariano”, sentendo degli strani rumori, andò a denunciare il fatto alle forze dell’ordine che fecero deportare sia l’ebreo che il buon signor Moneta. È incredibile pensare come un uomo possa “vendere” due vite per avere dello sporco denaro, poiché sugli ebrei era stata fissata una taglia di 5000 lire. C’erano anche altre persone che “vendevano” vite umane. Questi erano i contrabbandieri. Prima il loro lavoro era quello di contrabbandare i prodotti svizzeri, successivamente gli ebrei. Facevano pagare gli ebrei molto salatamente con la falsa promessa di portarli al confine svizzero, paese neutrale; però giunti alla meta consegnavano gli ebrei  ai nazi-fascisti, ricevendo  soldi anche da loro! Questo accadde alla sopravvissuta Liliana Segre che, dopo essere stata illusa in questo modo, venne deportata ad Auschwitz insieme a suo padre, che però non riuscì a rivedere mai più.
Un ghetto che ha avuto un destino particolare è stato quello di Terezin. In origine il suo nome era Theresienstadt, fatto costruire dall’imperatore d’Austria in onore di sua madre Maria Teresa. Era una fortezza a forma poligonale con mura e bastioni, veniva usata come prigione;  ma quando i tedeschi conquistarono la Cecoslovacchia la resero un ghetto, prima per gli ebrei “fastidiosi”, ovvero artisti, musicisti, attori…, poi come campo di transito da cui si partiva per andare verso la morte certa, Auschwitz. Le condizioni erano pessime, ai limiti della sopravvivenza e una poesia le esprime molto bene. “Siamo abituati”: così ha inizio la poesia di un mio, allora, coetaneo, tanto sfortunato da perdere la vita in un campo di concentramento.
Nei giorni drammatici, di dolore e sofferenza, ciò che sciocca di più è comprendere che ci si può abituare al disumano, a qualcosa di impossibile anche solo da immaginare.
Un giovane di qualsiasi religione deve e può abituarsi a nuovi ambienti, a nuovi amici, a nuovi metodi di studio, non ad essere malnutrito, nudo, aggredito, ferito, infelice, infreddolito, solo, sporco e malato.
Nella poesia il ragazzo scrive e ripete più volte “Ci siamo abituati” ed intende alla morte, al vederla partire, arrivare, andare e tornare tra casse di legno, viaggi senza ritorno, fumi e camere a gas, percosse.
Nessuno dovrebbe rassegnarsi  all’infelicità ed alla  morte, invece così fu e lo si legge in questi scritti molto chiari, ma al tempo stesso tremendi.
La premessa a tutto questo iniziò in modo subdolo, allontanando gli ebrei, emarginandoli, facendo chiudere negozi ed attività di loro proprietà, come nel caso  di Dagmar Lieblova che racconta di come,  prima del ’39, i rapporti tra ebrei e ariani fossero sereni.
La giovane verrà anch’essa deportata a Terezin;  nel dolore, come unica forza per sopravvivere,  troverà l’amore di assistenti solidali pronte, con la cultura e la musica, a dar speranza per il futuro.
Un’altra testimone sopravvissuta è la  tedesca Charlotte Opfermann che fu arrestata a 17 anni e racconta l’incubo delle malattie vissute, della sporcizia, della fame, del lavoro duro e del suo coraggio nel resistere a tutto attraverso storie e fiabe lette e recitate ai bambini,  per far loro vivere quel mondo esterno ormai sconosciuto.
L’olandese Gabriele Silten, invece, descrisse il suo allucinante doppio ruolo, come quello dei tanti altri bambini all’interno di un campo: messaggeri di morte o Angeli della Morte, cioè portatori,  agli sfortunati, della notizia di un imminente trasporto per Auschwitz; nonché come manovali nel passare le scatole contenenti le ceneri dei cadaveri bruciati,  perché venissero smaltite nel fiume.
La ricompensa ricevuta, un pezzo di salsiccia, lei non riuscì a condividerlo mai coi genitori,  per eccesso di fame e questo le creò un senso di colpa che si portò sempre dentro..
Carla Cohn, tedesca anch’essa,  è tra coloro che raccontarono lo squallore della menzogna, il far nascere negozi, scuole, giardini all’arrivo della Croce Rossa per celare la verità; l’assurdo fu che i nazisti fecero girare anche un film come forma di propaganda e gli attori chiamati a recitare in “Hitler regala una città agli ebrei” furono i primi ad essere uccisi nelle camere a gas, così che non ci potessero essere testimoni.
Da 15.000 bambini al di sotto dei 15 anni, ne sopravvissero  solo 100.
È quasi impossibile credere che sia accaduto: il corpo di un bambino non può essere violato o essere frutto di esperimenti, le madri morenti non possono essere l’ultima immagine per i loro figli, gli uomini sottopeso e malati non possono scavare per seppellire amici e parenti.
Invece è accaduto,  ma per la mia mente è inconcepibile e inaccettabile!
Il ricordare non dev’essere vissuto solo come un momento di tristezza, ma io credo che debba aiutare a fare in modo che nulla di simile possa riaccadere. Mai più!