venerdì 22 marzo 2019

Sull’uso dei social e sul cyberbullismo

A scuola  noi della classe III C – in contemporanea con la III A - abbiamo avuto incontri con degli esperti che ci hanno fatto capire quanto i social ci influenzano.
Ci hanno invitato a limitare l’uso dei social network, portandoci a riflettere sul fatto che l’uso di questi da parte dei minorenni deve essere controllato dagli adulti.
Uno degli aspetti positivi dell’uso dei  social è che si può comunicare con persone lontane;  infatti  possiamo facilmente  comunicare con parenti o amici lontani.
Un altro aspetto positivo è poter cercare facilmente informazioni; per le ricerche scolastiche, ad esempio, con un semplice click riusciamo a reperire tutte le informazioni che ci servono. Inoltre si possono vedere video, ascoltare musica, postare foto o altro.
Per concludere si può affermare che i social sono una forma di comunicazione veloce, immediata, che utilizza frasi semplici.
D’altronde  ci sono molti aspetti negativi legati ai social.
In primo luogo può succedere di essere insultati, stolkerati e truffati facilmente: un  esempio lo abbiamo ritrovato nel film “Disconnect”, quando  Cindy e Derek si ritrovano il conto in banca prosciugato a causa di una truffa su un sito d’incontri.
Lei, Cindy, chattava con uno sconosciuto  per trovare conforto al proprio dolore dovuto alla perdita del loro bambino. Ma qualcuno era così riuscito a rubare i dati relativi al loro conto bancario.
Secondariamente si può mentire su di sé; ad esempio è molto facile mentire sull’età.
Nel lavoro di gruppo che abbiamo fatto con gli esperti è emerso che la maggior parte di noi ha mentito sull’età per iscriversi ad un social.
Ma si possono diffondere notizie false, diffamare qualcuno, mettere in ridicolo, bullizzare.  Un esempio tratto dal film è quello di un ragazzino, Ben, che è stato bullizzato da altri due adolescenti attraverso un falso profilo creato dai due. Loro hanno finto di essere una “Jessica”, che ha convinto Ben ad inviarle una foto intima; lui ha accolto la richiesta, ha postato la foto e loro l’hanno divulgata. Ben, per la vergogna, ha tentato il suicidio.
Spesso al telegiornale sentiamo notizie di ragazzi che si tolgono la vita per la vergogna.
Gli esperti ci hanno tanto ripetuto che “tutto ciò che è virtuale è reale”.
Ogni nostro pensiero o foto postata rimane intrappolata nella rete anche se viene cancellata ed è per questo che bisogna riflettere prima di compiere queste azioni.
A nostra insaputa le nostre foto possono essere diffuse. Se non succede di peggio c’è comunque il rischio di non avere più privacy.
Capita spesso di fare ricerche in rete e puntualmente si ricevono pubblicità in merito a questo perché i nostri dati circolano all’interno e vengono utilizzati dalle ditte che si propongono con offerte.
Molti sostengono inoltre  che i social possono creare dipendenza e rendere asociali. Che il persistente utilizzo dei social  impoverisce il pensiero ed il lessico.
Che sono una forma di distrazione che influisce sull’impegno scolastico e sportivo.
Molti di noi hanno ammesso che vengono distratti dalle notifiche e dalla conseguente voglia di andare a vedere, che deconcentra.
Alcuni hanno detto che, dopo questi incontri, hanno deciso di spegnere il cellulare mentre svolgono  i compiti o di tenerlo  in un’altra stanza.
Altri hanno ammesso che non avevano mai pensato ai problemi che sono stati affrontati.
In conclusione abbiamo capito che  bisogna essere capaci di sfruttare tutto ciò che è positivo, senza farsi troppo coinvolgere e non rinunciare mai ai rapporti veri, autentici, di persona.

Calì Martina- Davide Cutrò
Classe III C

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