mercoledì 27 gennaio 2021

Quattro amici e un mistero - quinto capitolo

Parte quinta

Luca e Tommaso spiegarono velocemente ad Alex e Ginevra quello che era accaduto, e i due
rimasero meravigliati, ma allo stesso tempo delusi di essersi persi persi tutto. Stavano per
entrare in macchina, quando Luca disse -Ma allora, lo leggiamo o no questo foglio?!-
Tommaso prese di nuovo il libro e lo aprì alla pagina giusta. In mezzo alla pagina era attaccato
un post-it di colore fucsia. Sopra di esso, scritta a caratteri grandi e con la penna nera, si
leggevano poche parole: "capanno - ultima mensola in alto".
Prima, tutti e quattro si guardarono in faccia. Avevano in testa mille domande per la testa, prima
tra tutte: "Capanno?". Poi guardarono verso i loro genitori, che si stavano salutando. Poi si
guardarono di nuovo. Poi Ginevra andò frettolosa verso sua madre.
-Mamma, hai per caso una forcina?- domandò cercando di non destare alcun sospetto.
-Certo tesoro- sfilò una forcina dalla tasca e la porse alla figlia -Ho sempre una forcina a portata
di ma...- Non fece in tempo a finire la frase, che Ginevra, i suoi cugini e suo fratello erano già
molto lontani. Correvano come dei pazzi verso il giardino della casa, dove c'era il vecchio
capanno degli attrezzi del nonno.
Arrivati a destinazione, Ginevra infilò frettolosamente la forcina nella serratura, girò verso
destra, la sfilò, se la rimise in tasca e cercò di aprire la porta.
-Ma quanto è vecchia questa catapecchia, non si apre neanche!-
-Spostatevi- disse Alex. Si allontanò di qualche passo, prese la rincorsa e si buttò con tutto il suo
peso sulla porta, che cigolando, si aprì.
Il capanno non era molto grande, saranno stati circa quattro metri per tre. Davanti alla porta
c'era una finestra, anche se era così lurida che non si riusciva a vedere niente. Sotto la finestra
c'era un tavolo in legno, e sopra di esso di tutto e di più: martelli, chiodi, viti, trapani, pezzi di
legno, pezzi di carta, penne, matite, temperini, trucioli, righelli, metri, compassi, lime, morse,
seghe manuali e un'infinità di coltellini di ogni forma e dimensione. Sulla parete destra della
stanza era appoggiato un armadio, che probabilmente avrebbe ceduto da un momento all'altro o
per la sua vecchiaia, o per la quantità di cose che conteneva. Sempre appoggiate al muro,
c'erano delle sedie che avevano perso completamente la loro funzione, cioè quella di sorreggere
una persona, ed erano diventate delle mensole. Sul soffitto, ragnatele ovunque. Sul pavimento,
trucioli di legno ovunque. L'unica cosa che era stata lasciata in ordine lì dentro, era uno scaffale
appoggiato alla parete sinistra del capanno. Su ogni mensola, erano appoggiati tanto oggetti in
legno. C'erano soprattutto moltissime statuine. Statuine di cani, gatti, uccelli, leoni, elefanti,
orsi, scimmie, gufi, daini... Appese ai muri c'erano altre sculture in legno, questa volta volti
umani, che guardavano i ragazzi con aria incuriosita.
-Qui c'è scritto "ultima mensola in alto"- disse Tommaso.
Alex, che era il più alto, spostò alcuni libri che erano appoggiati lassù e trovò un'altra busta.
Mentre l'apriva, gli altri trattenevano il fiato.
-Chi ha la prima metà della lettera?- chiese infine.
-Tu, Alex- disse Ginevra.
-Oh, già- tirò fuori dalla tasca il foglio strappato e lo accostò a quello che aveva appena trovato
- " Caro Alex, cara Ginevra, caro Tommy e caro Luca, se state leggendo questa lettera, vi faccio i
miei complimenti: avete superato la prima prova! Sono così fiera di voi, miei piccoli genietti! Ma
non perdiamoci in chiacchiere e andiamo alle cose serie:
purtroppo non ho fatto in tempo a darvi un'ultima cosa prima che mi trasferissi da vostro nonno,
quindi dovrete trovarla voi, ma dovrete seguire molto attentamente le mie indicazioni, e
soprattutto seguirle alla lettera.
1. NON MOSTRATE QUESTA LETTERA AGLI ADULTI. Loro vivono in un mondo molto diverso dal
vostro, privo di immaginazione, di speranza, ma soprattutto privo di magia.
2. Trovate il modo di convincere i vostri genitori a portarvi a casa mia.
Dovrete entrare, andare al secondo piano ed entrare nella biblioteca. Cercate il mio libro
preferito.
Attenzione: le chiavi non sono sotto lo zerbino dove le metto sempre, ma nella cassetta della
posta, che sapete come aprire.
Fra le pagine del mio libro preferito troverete un post-it (ero di fretta e non ho trovato un altro
foglio).
Ora siete nel capanno del nonno, giusto? Bene. Adesso dovete seguire molto attentamente le
mie istruzioni: chi ha trovato la lettera? Alex, giusto? Per forza, è il più alto. Alex, ascoltami bene:
se sei nel posto esatto in cui hai trovato la lettera e non ti sei spostato, sotto di te ci dovrebbe
essere un tappeto. E sotto il tappeto... beh, scopritelo da soli! Continuate a leggere solo
quando... beh, capirete voi quando sarà il momento... ora guardate sotto il tappeto ."-
Alex scese da sopra il tappeto e lo spostò altrove. Sotto di esso c'era una piccola maniglia.
-Non dirmi che c'è un altro passaggio segreto!- disse Luca, tutto emozionato. Poi afferrò la
maniglia e la tirò.
Tutti rimasero a bocca aperta.
Nel capanno degli attrezzi del nonno c'era una vera e propria botola!
-Alex, continua a leggere!- disse Luca.
-" Sorpresi, eh? Adesso entrate nella botola (N.B. State molto attenti a non farvi vedere, deve
rimanere segreta!). " -

domenica 10 gennaio 2021

Quattro amici e un mistero - quarto capitolo

-UNA STANZA SEGRETA?!- esclamò Tommaso. Il ragazzo si arrampicò sul davanzale della
finestra, ma era leggermente più basso dei suoi compagni di dieci anni, così Luca lo aiutò.
Afferrò le sue braccia ed iniziò a tirarlo verso di sé. Il problema era che Luca era più leggero di
una piuma nel vero senso della parola, e Tommaso, malgrado fosse magro, per lui era
pesantissimo.
Luca però non si fece scoraggiare e continuò a tirare il cugino, che diede uno spintone alla scala
e riuscì finalmente ad attraversare la finestra, anche se in modo piuttosto goffo. Infatti, subito
dopo l'arrivo di Tommaso, i due ragazzi sentirono un gran tonfo provenire da fuori. Si
affacciarono alla finestra e videro che la scala che un momento prima era appoggiata al muro
proprio sotto di loro, il momento dopo giaceva inerte sull'erba del giardino della nonna.
-Bravo. E adesso come credi di tornare indietro? Siamo bloccati qui!- disse Luca a Tommaso con
tono di rimprovero.
-Come siamo bloccati qui? Mi stai dicendo che la porta è chiusa a chiave?-
-No Tom. Sto dicendo che qui non c'è neanche una porta!-
Tommaso lanciò a Luca un'occhiata interrogativa. Poi si voltò a guardare la stanza.
I suoi occhi uscirono dalle orbite e la sua mandibola cedette alla forza di gravità lasciandolo a
bocca aperta.
I due si trovavano in una stanza di quasi quattro metri per quattro. Alla loro destra c'era un
muro color giallo arancio, privo di prese o interruttori. Alla loro sinistra un'imponente biblioteca
si ergeva fino al soffitto, stipata di libri fino all'orlo. Sul pavimento c'era una moquette bordeaux,
dal soffitto non pendeva nessun lampadario (al contrario di tutte le altre stanze della casa) e
sulla parete innanzi a loro non si intravedeva l'ombra di alcuna porta.
-Beh, almeno siamo nel posto giusto- sospirò Tommaso -una biblioteca c'è- soggiunse
sorridendo.
-Sì, ma non sappiamo cosa cercare!- esclamò Luca.
-In effetti non ci siamo mai posti il problema... facciamo così: prendiamo un libro e lo sfogliamo,
e quando troviamo quello giusto tagliamo la corda-
-E dove credi di andare?!-
-Oh, già- fece Tommaso come distratto -Beh... intanto cerchiamo il libro, poi si vedrà- E
iniziarono la loro ricerca.
Luca prendeva un libro, guardava l'immagine in copertina, lo sfogliava e lo rimetteva a posto.
Tommaso, molto più disordinato di lui, ne prendeva uno, leggeva il titolo, lo sfogliava e lo
abbandonava per terra o dove capitava. D'un tratto, Luca tolse dallo scaffale l'ennesimo libro, lo
esaminò per bene, lo sfogliò e come al solito non trovò niente. Quando si girò per rimetterlo a
posto, sobbalzò sbigottito. Una fievole luce entrava nella stanza dalla fessura da dove lui aveva
estratto il libro.
-Hey Tommy!- disse iniziando a togliere tutti gli altri libri. Il cugino di voltò verso di lui. Luca
continuò a togliere i libri dallo scaffale, fino a quando questo non si vuotò. Allora i due capirono
dove erano finiti.
-Ma allora siamo veramente nel posto giusto!- esclamò Tommaso -Questa è la biblioteca! La
nonna aveva creato una stanza segreta posizionando questo scaffale di qualche metro più avanti
della parete!- Non si può descrivere la faccia di quei due in quel momento. Avevano un sorriso
che andava da orecchio a orecchio, e la loro espressione era più che meravigliata.
Luca e Tommaso spostarono lo scaffale ed entrarono nella biblioteca. Alla loro destra c'era la
porta, mentre le altre due pareti, escludendo quella che avevano appena spostato, erano
coperte da scaffali uguali a quello che avevano trovato al loro arrivo. Vicino alla finestra alta e
stretta, in mezzo tra le due pareti, c'era una vecchia poltrona verde coperta da un'immensità di
cuscini. Sotto quei cuscini, come se si volesse nascondere, faceva capolino la punta spigolosa di
un libro sconosciuto. Luca lo indicò a Tommaso e andò a prenderlo. Era un libro dalla copertina
nera con disegnata una locomotiva. Lo fece vedere al cugino, che lesse il titolo:
-Assassinio sull'Orient Express-
Luca guardò Tommaso, che annuì. Allora il bambino aprì il libro e iniziò a sfogliarlo, finché il suo
dito non si fermò a pagina 67. Lì c'era un piccolo foglietto di carta.
-Leggi- disse Luca.
Tommaso si schiarì la voce -"Nel vagone-ristorante tutto era di nuovo in ordine. Poirot..."-
-Scusa, ma che cosa stai leggendo?-
-Il libro- disse Tommaso.
-Ma no, ma no! Non quello! Leggi il foglio!-
-Ah, giusto!- Tommaso non fece neanche in tempo a prendere fiato che i due sentirono una voce
provenire da fuori: -Ragazzi! Ci siete? Dobbiamo tornare a casa!-
Luca e Tommaso si scambiarono uno sguardo preoccupato, e Tommaso si precipitò subito verso
la finestra.
-Non sono ancora qui. Possiamo fare in tempo-
Luca non se lo fece dire due volte e seguì il cugino fuori dalla porta della biblioteca. Percorsero il
corridoio e scesero le scale, quasi inciampando nelle loro scarpe slacciate. Alla fine della rampa
girarono a destra ed entrarono in cucina, passando impassibili davanti al barattolo dei biscotti
senza degnarlo di uno sguardo e uscendo dalla porta sul retro. Per fortuna trovarono tutte le
porte aperte e nessun intralcio, e tornarono in giardino in meno di quindici secondi. In
quell'esatto istante, i loro genitori apparvero da dietro l'angolo, insieme ad Alex e Ginevra.
-Allora, dov'è questo Garrotolo?- chiese Marta.
Luca e Tommaso si guardarono -Ehmm...-
-Eccolo lì!- disse Ginevra indicando qualcosa al di là di Luca e Tommaso.
Un gatto col pelo corto, color rosso chiaro e tigrato dagli occhi dello stesso colore era sbucato
dall'altro angolo della casa e guardava incuriosito quel gruppo di esseri umani che lo guardavano
a loro volta. Poi fece "miao", come per salutare, e si voltò scomparendo di nuovo da dove era
venuto.
-Allora? Cosa avete trovato?- bisbigliò Alex.
Tommaso tirò fuori la copia di Assassinio sull'Orient Express che avevano trovato.
-Adoro quel libro!- sussurrò Ginevra -Ma come abbiamo fatto a non pensarci! Era ovvio!-
-Solo tu potevi ricordartelo, Ginny. Quindi? Cosa avete trovato?-
-Oh, abbiamo molte cosa da raccontarvi-

domenica 3 gennaio 2021

Quattro amici e un mistero - terzo capitolo

La falla nel piano

Fu Ginevra a scrivere la lettera falsa, visto che uno dei ragazzi era una zampa di gallina, l'altro
aveva preso 5 e mezzo nell'ultimo tema e l'altro ancora non sapeva nemmeno scrivere.
Indovinate chi è chi.
Quindi, dissero ai loro genitori che dovevano andare a spedire la lettera alla nonna. Qui Luca
fece la sua parte. All'inevitabile domanda "Cosa vi ha scritto la nonna?" Alex era a corto di idee,
quindi Luca disse -Ha detto che il cielo è un posto fantastico, che ci sono dei trampolini giganti e
che i camerieri servono granite e bibite gratis. Poi ha detto anche che la settimana prossima lei e
il nonno partiranno per il cielo che sta sopra ai Caraibi e che dopo faranno visita a Leonardo da
Vinci per chiedergli chi era la signora che ha ritratto nella Gioconda. Infine ci ha chiesto come
stiamo, come va la scuola e altre sciocchezze del genere, quindi le abbiamo scritto una lettera
per risponderle-
Devo ammetterlo. Non avevo mai sentito nulla del genere prima di allora. Sapevo che Luca fosse
intelligente, ma non che fosse così tanto acculturato a sei anni.
Ai genitori dei ragazzi bastò, e acconsentirono quindi a portarli dove volevano.
Il tragitto fu piuttosto lungo. L'impazienza di sapere che cosa c'era in biblioteca rendeva il
viaggio lunghissimo, quasi come se la macchina di Filippo fosse posta su un nastro trasportatore
che viaggia all'indietro. I posti erano sempre gli stessi. Filippo alla guida, Alex di fianco a lui,
Ginevra dietro ad Alex, Luca in mezzo, e Tommaso dietro a Filippo. Nessuno parlava, nessuno
faceva rumore. Ed era molto strano, perché di solito quando quei quattro sono seduti in
macchina insieme, questa diventa un vero e proprio zoo.
Per di più, Andrea, Anna e Marta li seguivano nell'altra auto. Questi adulti, sempre a ficcare il
naso dove non dovrebbero! E poi parlano di noi bambini!
I cinque minuti di viaggio che erano sembrati cinque ore ai ragazzi si conclusero dopo che Filippo
imboccò via Leopardi e parcheggiò davanti ad una villa enorme, di tre piani con la soffitta, con
un giardino così grande da farci stare due campi da calcio e mezzo.
Il cancello era nero e molto antico, pieno di decorazioni. C'erano piroette, foglioline, linee dritte,
curve, lunghe, corte, grosse, sottili, a forma di stelline, cuoricini, fiorellini e chissà quante altre
stranezze.
Il cancello era rimasto aperto e Luca, aiutato dal fratello, lo aprì. I ragazzi, seguiti dai loro
genitori, si avviarono verso l'imponente casa che sembra un castello e che dominava l'intera
vista. Quella casa è sempre sembrata una cosa così enorme che avvicinandosi ad essa sembrava
di stare diventando ad ogni passo sempre più piccoli, e che la casa, ad ogni passo, stesse
diventando sempre più colossale.
I ragazzi iniziarono a camminare più velocemente per raggiungere la cassetta della posta prima
degli adulti, ma non dare nell'occhio era complicato. Alla fine riuscirono comunque ad arrivare
per primi, ma mancavano una ventina di passi ai loro genitori per arrivare.
-OK, apriamo la cassetta- disse Alex con un filo di voce.
Ginevra mise la mano nella tasca e si mise a cercare qualcosa. Poco dopo, sul suo viso apparve
un'espressione preoccupata. Infilò l'altra mano nell'altra tasca, ma non c'era niente. Guardava
continuamente verso i genitori, che stavano avanzando velocemente.
Provò nella tasca dei pantaloni, poi aprì la giacca e provò anche nella tasca dentro ad essa, ma
era tutto inutile. Non c'era nulla neanche nella tasca della felpa.
-Ho dimenticato la forcina-
I ragazzi diventarono subito preoccupati quanto lei. Ci sarebbe stato da arrabbiarsi, ma loro non
lo fecero. E anche se fosse stata loro intenzione farlo, non ci sarebbero riusciti, perché ai loro
genitori mancavano solo dieci passi per arrivare a loro.
-Scusate, scusate, ma come ho fatto a dimenticarmela, sono un disastro, scusate...-
-Ora smettila!- sussurrò Alex afferrandola per le spalle e scuotendola avanti e indietro -Non c'è
tempo di star qui a piangersi addosso, dobbiamo trovare una soluzione!-
-Hai ragione- disse Ginevra, calmandosi. Ma era troppo tardi. I loro genitori erano proprio
davanti a loro, e non potevano fare più niente.
-Bene, ora potete spedire la lettera alla nonna- disse Anna.
Luca, che aveva in mano la lettera, guardò i suoi cugini e suo fratello. Questi senza farsi vedere
dagli adulti, accennarono ad un cenno con la testa e pronunciarono un "vai" muto.
Lui infilò la lettera nella cassetta e li guardò di nuovo.
-Bene, possiamo andare, allora?- chiese Andrea.
Alex, Ginevra e Tommaso cercarono di far capire a Luca quello che doveva fare, cioè far finta di
aver visto Garrotolo. Iniziarono a mimare con la bocca la parola "Garrotolo" e a portare le dita
dietro la testa cercando di farle sembrare delle orecchie.
Poi gli adulti si girarono, e loro smisero subito di muoversi.
Allora Luca capì, e nel momento in cui gli adulti guardavano i tre ragazzi, lui esclamò -Guardate!
C'è Garrotolo!- e corse dietro la casa.
-Davvero?!- esclamò Tommaso, e lo seguì. Il piano stava andando bene.
-Ma dove stanno andando?- chiese Filippo, facendo dei passi verso i due fuggitivi.
-No papà!- esclamò Ginevra. Lui la guardò strano, ma in compenso si fermò.
-Ehm... volevo dire... dove vai?-
-Da nessuna parte, volevo solo sapere dove stessero andando quei due-
-Tranquillo, hanno solo visto Garrotolo-
-Garrotolo?-
-Tranquillo, è solo un gatto-
-Un gatto? Non sarà mica randagio?-
-Ehm...- Ginevra guardò Alex.
-No, non è randagio, è solo il gatto dei vicini della nonna che se ne va in giro di giorno, e che
torna a casa di notte, quindi a volte lo incontravamo quando stavamo qui- disse Alex.
-Con vicini intendi i Colombo?-
-Esatto-
-Ma la loro figlia non era allergica ai gatti?-
-No, quella allergica ai gatti è la figlia dei Ferrari, che stanno dall'altra parte. A volte sei un po'
distratto, zio-
Se inventare balle fosse uno sport olimpico, Alex straccerebbe sempre tutti mentre Ginevra, se
azzardasse a pronunciare una menzogna prima diventerebbe più rossa dei suoi capelli, poi si
metterebbe a ridere tradendosi da sola.
-Ah OK, ma vorrei comunque andare a vedere...-
-Ma dove vai, dove vai?- lo fermò Alex -Non dirmi che non sei curioso di sapere di Garrotolo!
Dai, mamma, papà, zia, venite anche voi, che vi racconto una cosa interessante. Allora, una volta
eravamo dalla nonna, e vediamo che sul davanzale della finestra del salotto c'era questo gatto
rosso, e la nonna lo riconobbe come il gatto dei Colombo, ma non sapeva come si chiamasse,
quindi lo chiamò Garrotolo, come chiama tutti i gatti rossi che incontra...-
Alex continuò così per molto tempo. Raccontò di come avevamo conosciuto Garrotolo, di
quando lo cacciavamo via di casa (o per lo meno ci provavamo) e di quando lo accogliemmo finalmente come un fratello, di quando distrusse il nostro albero di Natale e di quando si mise a
dormire nella cesta dei vestiti sporchi. Se Alex fosse vissuto nel XVIII secolo, sarebbe stato un
perfetto cantastorie.
Ma nel frattempo, Luca e Tommaso stavano cercando di entrare in casa senza l'uso di una
chiave.
-E ora come facciamo senza chiavi, come facciamo, coma facciamo!- si lamentava Tommaso.
Luca invece era più tranquillo, e spostava lo sguardo da Tommaso alla casa, dalla casa a
Tommaso.
-Tommy- disse Luca.
-Un attimo Luca, sto pensando.
-Ehm... Tommy-
-Ho detto un attimo!-
-Tommy!-
-Luca, sto riflettend...-
-Ho trovato un'entrata!-
Tommaso lo guardava stupefatto. -Davvero?-
-Potremmo entrare da quella finestra- disse indicando una finestra al secondo piano.
Tommaso alzò lo sguardo verso di essa. Il sole, malgrado fosse autunno, accecava gli occhi di
Tommaso, che si mise una mano davanti ad essi e guardò la finestra. Poi guardò Luca. Poi
guardò di nuovo la finestra.
-Primo. Da quando c'è quella finestra?-
Luca si strinse nelle spalle.
-OK. Secondo. Stai scherzando spero-
-No. E' l'unico modo per entrare-
Tommaso si guardò intorno. Era veramente l'unico modo per entrare.
-E come pensi di arrivarci?-
Luca indicò qualcosa appoggiato sul muro della casa.
-Oh, una scala. Ottimo lavoro Nanetto- disse Tommaso muovendosi verso la scala, dopo aver
scompigliato i capelli a Luca, che sbuffò accigliato.
Tommaso spostò la scala di legno sotto la finestra, ma i due si accorsero subito che era troppo
corta.
Fu Luca ad essere preoccupato, adesso -Oh no! Ma proprio ora che avevamo trovato una
soluzione! E ora che facciamo?- mugolava lui tra un singhiozzo e l'altro.
-Hey, niente panico, niente panico! Non piangere, ricordati il nostro obiettivo, Super Nanetto!
Troveremo un modo per...- Tommaso si arrestò. La sua bocca si allargò in un enorme sorriso.
-Ho trovato!-
-Cosa?-
-No, è troppo pericoloso...-
-Dai, dillo! Ti prego!-
Tommaso esitò, poi cedette agli occhi dolci del bambino e parlò -Tu sali sulle mie spalle e io
salgo a mia volta sulla scala, così tu potrai entrare e aiuterai me a fare la stessa cosa-
Anche Luca sorrise -Sei un genio! Forza, tirami su!-
Lui divaricò le gambe e Tommaso ci passò sotto. Poi Tommaso si tirò su. Prima traballò un
pochino, poi si rimise in equilibrio e camminò lentamente verso la scala.
-Sei pronto, soldato?-
-Sissignore!- esclamò Luca, portandosi una mano sulla fronte come fanno i soldati.
-Verso l'infinito e oltre!- esclamò Tommaso iniziando ad arrampicarsi sulla scala.
Questa era veramente molto instabile, e i due scalatori non se ne accorsero finché non
arrivarono a metà scala. Qui, questa traballò un po', poi si rimise a posto. Fu un momento molto
rapido, ma anche molto molto critico. Si erano piuttosto spaventati, ma il secondo dopo erano
già lì che ridevano.
Quindi ripresero la scalata e finalmente arrivarono in cima. Luca si arrampicò sul davanzale della
finestra, calpestò la testa di Tommaso e riuscì finalmente ad entrare in casa.
-Grande Nanetto! Ce l'hai fatta! Ora aiutami ad entrare-
Tommaso non ricevette risposta.
-Nanetto?-
Niente.
Poi, dopo pochi secondi Luca si fece sentire -OH MIO DIO!-
-Che c'è?!-
-Tom, qui c'è una stanza segreta!-