giovedì 24 dicembre 2020

Un libro digitale per un maestro speciale!

In occasione del centenario della nascita di Gianni Rodari, le insegnanti del plesso della scuola primaria Rodari hanno promosso alcune iniziative, differenziate per classe per avvicinare ancora di più i bambini alla figura del grande Maestro.

Così gli alunni di classe prima hanno ascoltato dalla voce dell’insegnante la narrazione delle avventure di Giovannino Perdigiorno. Poi si sono cimentati nell’illustrazione dei vari passaggi della storia e i disegni sono stati raccolti in un video/racconto dell’esperienza.

La classe seconda invece ha sperimentato la filastrocca, forma privilegiata di espressione per Rodari. I bambini hanno inventato, recitato e illustrato.

Gli alunni di classe terza hanno incontrato la Prof.ssa Maria Rita Livio che negli anni 80 è stata insegnante presso il plesso di via Repubblica e promotrice della sua intitolazione a Gianni Rodari.

Grazie alla sua testimonianza siamo venuti a conoscere un pezzetto di storia della nostra scuola.

La classe quarta si è concentrata sulle colonne colorate che reggono il porticato di ingresso e ha scoperto che ognuna di loro è un omaggio a una poesia di Rodari.

Infine gli alunni di classe quinta hanno svolto una selezione delle loro poesie e dei loro racconti preferiti leggendoli ad alta voce per la realizzazione di un piccolo audiolibro.

La scelta da parte di Viola della poesia “La Speranza” ha favorito il recupero nell’archivio della scuola di un contributo a Rodari frutto di un progetto realizzato nel 2010, testimonianza della vicinanza negli anni del nostro plesso alla figura di Gianni Rodari.

Ecco il link:

Ebook Gianni Rodari

Ed ecco la copertina:


I bambini e le maestre di via Repubblica

Quattro amici e un mistero - Secondo capitolo

Un piano geniale

Alex, Ginevra, Tommaso e Luca fecero lo slalom tra i loro genitori, corsero lungo il corridoio e si
precipitarono nella camera di Alex.
-Dài, aprila!- disse Tommaso chiudendo la porta.
Sua sorella staccò frettolosamente il sigillo dorato dalla lettera e l'aprì, tirando fuori dalla busta
un foglio di carta vecchio ed ingiallito.
La prima cosa che notarono tutti era che il foglio era strappato a metà. Si guardarono l'un l'altro,
poi Ginevra lesse, o meglio, guardò la lettera. Sul suo viso apparve un'espressione sbalordita.
Dichiarò -Qui non c'è scritto nulla-
I tre ragazzi la guardarono ancor più perplessi, poi tutti e tre si avvicinarono e iniziò una
rumorosa polemica.
-Come non c'è scritto nulla?-
-Ma che stai dicendo?-
-Non è possibile!-
-Fammi controllare-
-State calmi, state calmi! E' vuota, OK? Non c'è scritta una parola! Non siete mica un gregge di
pecore! Scollatevi!-
Alex si lasciò cadere sul letto, con la testa fra le mani.
Tommaso aveva ancora la faccia di quando aveva visto la lettera vuota, mentre Luca, di tanto in
tanto, si appoggiava al braccio di Ginevra e si metteva in punta di piedi per controllare che le
parole sul foglio non apparissero dal nulla mentre lui non se ne accorgeva.
-Perché la nonna ci ha scritto una lettera vuota?- chiese Tommaso.
-Tecnicamente, se non c'è scritto niente non ce l'ha scritta- disse Ginevra
Lui sbuffò silenziosamente, in modo che la sorella non lo sentisse.
-E perché è strappata a metà?- chiese Luca
Ginevra alzò le spalle, come per dire "ne so quanto te". Poi, tutti si girarono verso Alex.
-Perché state guardando me?- disse Alex alzando la testa.
-Beh, tu... tu sei il più grande, quindi... quindi forse troverai una soluzione...- disse Tommaso.
Alex lo ascoltò, ma non rispose, e tornò con la testa fra le mani.
Di nuovo un lungo silenzio si abbatté sulla stanza, come se tutti i rumori del mondo fossero
scomparsi. Solo il perenne ticchettio dell'orologio da muro nella stanza di Alex rompeva quel
silenzio di tomba.
Ad un tratto, Alex si alzò di scatto e iniziò a camminare in giro per la stanza senza una meta
precisa.
-Non è possibile- disse -sapete come è fatta la nonna, c'è sempre qualcosa di nascosto, di
segreto... qualcosa da capire-
Luca, Tommaso e Ginevra lo guardarono perplessi.
-Ragazzi, è un indovinello!-
-Aaaaaah!- esclamarono loro all'unisono.
-Credo proprio che ci troviamo faccia a faccia con un mistero-
-Wow, sei diventato Fred di Scooby Doo. Ora risolvilo il mistero, però- disse Ginevra.
-Un attimo, un po' di pazienza- disse Alex, riprendendo a camminare per la stanza.
-Forse... in realtà c'è scritto qualcosa, ma la nonna ha fatto in modo che fosse invisibile...-
ipotizzò Tommaso.
-Come sarebbe a dire invisibile?- chiese Ginevra.
-Può essere- esclamò Alex, continuando a camminare -Può essere-
Dopo alcuni passi, Alex si arrestò. Mezzo secondo dopo, sul suo viso apparve un sorriso
beffardo. Quindi scattò verso la porta, la aprì e disse -State lì-, quindi lasciò la stanza. Tutti si
guardarono l'un l'altro, come per dire "ma che sta facendo?"
Pochissimi secondi dopo, Alex tornò in camera con un accendino in mano.
-Perché hai in mano quel coso?- chiese Tommaso.
-Ora capirai. Ginny, dammi la lettera-
-Non vorrai bruciarla spero- disse lei portandosi il foglio sul petto, come per proteggerlo da Alex,
che era armato.
-Fidati- disse lui. Maledetto. Quel fidati funzionava sempre. Lo diceva con un tono così
rassicurante che nessuno riusciva a resistergli. Vinceva sempre su tutto.
Ginevra esitò, poi gli porse la lettera. Lui provò ad accendere l'accendino, ma senza successo.
Fece ancora qualche tentativo, e quando ci riuscì lo portò sotto alla lettera, bruciacchiandola un
po'. Con lo stupore di tutti, sulla lettera apparvero delle parole. Sembrava che avesse fatto una
magia.
-Oh mio Dio!-
-Ma come è possibile?-
-Come hai fatto?-
-Sei un mago!-
Alex sorrise, poi disse -La nonna mi regalò questo accendino tanto tempo fa, per il mio
undicesimo compleanno. Aveva detto... cosa aveva detto? Ah, sì! "Usalo quando avrai bisogno di
una luce per vedere nel buio"-
-Sì, sì, OK, ma ora leggiamo la lettera!- disse Tommaso.
Alex si sgranchì la gola e iniziò a leggere -Caro Alex, cara Ginevra, caro Tommy e caro Luca,
se state leggendo questa lettera, vi faccio i miei complimenti: avete superato la prima prova!
Sono così fiera di voi, miei piccoli genietti! Ma non perdiamoci in chiacchiere e andiamo alle cose
serie:
purtroppo non ho fatto in tempo a darvi un'ultima cosa prima che mi trasferissi da vostro nonno,
quindi dovrete trovarla voi, ma dovrete seguire molto attentamente le mie indicazioni, e
soprattutto seguirle alla lettera.
1. NON MOSTRATE QUESTA LETTERA AGLI ADULTI. Loro vivono in un mondo molto diverso dal
vostro, privo di immaginazione, di speranza, ma soprattutto privo di magia.-
-Aspetta un secondo- lo interruppe Luca -Ma anche lei è un'adulta-
Ginevra lo guardò sorridendo -In realtà, non credo che lo sia mai diventata- disse.
Alex riprese a leggere -2. Trovate il modo di convincere i vostri genitori a portarvi a casa mia.
Dovrete entrare, andare al secondo piano ed entrare nella biblioteca. Cercate il mio libro
preferito.
Attenzione: le chiavi non sono sotto lo zerbino dove le metto sempre, ma nella cassetta della
posta, che sapete come aprire.
Fra le pagine del mio libro preferito troverete- Alex alzò la testa -Termina qui-
-Secondo voi l'ha strappata lei?- chiese Ginevra.
-Secondo me sì- disse Tommaso -L'ha fatto proprio sul più bello, come faceva quando ci leggeva
le fiabe!-
-In effetti è vero- disse Alex -Cosa proponete di fare?-
-Io andrei a vedere nella sua biblioteca- disse Ginevra -Magari lì troveremo qualcosa-
-Magari è lì la seconda parte della lettera!- esclamò Luca -Quando ci andiamo? Quando ci
andiamo? Quando ci andiamo?-
-Luca ha ragione, potrebbe essere lì- disse Alex.
-Sì, ma come facciamo a convincere i nostri genitori?- chiese Ginevra.
Allora Luca iniziò a sparare alcune idee, ma Alex e Ginevra gliele bocciavano tutte.
-E se gli dicessimo che abbiamo dimenticato lì un libro di scuola?-
-Sì, tutti e quattro?-
-E se volessimo salutare Garrotolo?-
-Non è il gatto della nonna, è un gatto randagio, e i nostri genitori non lo conoscono-
-Diciamogli che vogliamo scrivere alla nonna una lettera di risposta!-
-E come facciamo ad entrare in casa con loro che ci stanno incollati?-
Intanto, Tommaso non aveva detto una parola. Era molto pensieroso, sembrava che gli fosse
venuta un'idea.
-Potrebbe funzionare- disse.
-Spara- disse Ginevra.
-Scriviamo la lettera e chiediamo di portarci a casa della nonna per metterla nella cassetta della
posta. Luca prende le chiavi e fa finta di aver visto Garrotolo e corre dietro la casa, seguito da
me, fino alla porta sul retro. Noi entriamo in casa e saliamo al secondo piano mentre Ginevra e
Alex trattengono i nostri genitori, spiegandogli tutta la storia di Garrotolo, di come lo abbiamo
conosciuto e raccontando qualche aneddoto. Intanto io e Luca cerchiamo il libro preferito della
nonna, prendiamo quello che c'è dentro e torniamo indietro-
In effetti, potrebbe funzionare- disse Alex.
-Sì, facciamo così- disse Ginevra.
-Tommy, sei un genio!- Luca era il più emozionato di tutti -Quando lo facciamo?!-
Sul viso di Alex apparve di nuovo quel suo solito sorrisetto scherzoso -Perché non adesso?-

sabato 19 dicembre 2020

Auguri natalizi in musica


Auguri dalla terza D

(sulla base della canzone “Concedimi” di Matteo Romano)




Ho aspettato il rientro, solo in parte è arrivato
deluso molte volte, fino all’ultimo ho sperato
con la paura di non tornare mai
mi ha stancato questo via vai.


Vorrei tornare alla normalità 
rivedere gli amici 
senza avere paura
Sognare un futuro migliore
uscire sempre di notte
e non far caso alle ore.


Perché vorremmo l’ultimo abbraccio
l’ultimo bacio, l’ultimo ballo
per l’ultima volta
abbiamo perso quasi un anno
e non lo riavremo più
i nostri incontri e le gite
a noi mancano di più.


Ma nonostante questo noi vogliamo augurare
un buon Natale tranquillo, anche se non sarà tradizionale
perché il 2020 presto se ne andrà
e spazio lascerà alla felicità e alla libertà.


Vorrei tornare alla normalità 
rivedere gli amici 
senza avere paura
Sognare un futuro migliore
uscire sempre di notte
e non far caso alle ore.


Perché vorremmo l’ultimo abbraccio
l’ultimo bacio, l’ultimo ballo
per l’ultima volta
abbiamo perso quasi un anno
e non lo riavremo più
i nostri incontri e le gite
a noi mancano di più.


Ma alla fine andiamo avanti
ma alla fine che si fa?
Abbiamo perso troppo tempo
non pensiamo tornerà 
ma alla fine andiamo avanti
non perdiamo la speranza
aspettiamo il nuovo anno


Perché vorremmo l’ultimo abbraccio
l’ultimo bacio, l’ultimo ballo
per l’ultima volta
abbiamo perso quasi un anno
e non lo riavremo più
i nostri incontri e le gite
a noi mancano di più.

venerdì 18 dicembre 2020

Quattro amici e un mistero - Primo capitolo

I capitolo

UNA LETTERA MISTERIOSA

Driiiiiiiin!
Suonò la campanella.
Ginevra mise tutto velocemente nello zaino e si fece strada tra i suoi compagni e i loro banchi,
riuscendo a uscire da quel labirinto. Aprì la porta e si incamminò lungo il corridoio, fermandosi
davanti ad una classe denominata 3^D. Si appoggiò al calorifero e aspettò. Presto la porta si aprì,
e ne uscirono 21 adolescenti molto puzzolenti con in mano la sacca da ginnastica. Alla fine uscì il
22°, un ragazzo alto e moro di capelli.
-Lo sai che puzzi da morire, vero?- disse Ginevra tappandosi il naso con le dita.
-Sul serio?- chiese il ragazzo annusandosi l'ascella. Si ritrasse immediatamente, e sulla sua faccia
apparve un'espressione schifata, quasi come se avesse ficcato il naso il un condotto fognario.
-Non così tanto, dai-
La ragazza fece ruotare gli occhi e si avviò verso le scale. Il ragazzo la seguì.
-Allora, com'è andato quarantottesimo giorno di scuola in seconda media, alla mia pel di carota
preferita?-
-Primo, non chiamarmi così-
-Preferisci cugina?-
-Ti ricordo che il mio nome è Ginevra-
-Va bene Gina-
La ragazza sospirò, poi disse: -Comunque è andata abbastanza bene, se non contiamo la prof
Bianchi che ha iniziato a urlare un secondo dopo essere entrata in aula, se non prima-
Il ragazzo sorrise -Lei è così, non riesce a resistere all'impulso di iniziare un litigio non appena se
ne presenta l'occasione. Ma se non fosse così, che divertimento ci sarebbe? Nessuno fa più
ridere di lei quando sbaglia i nomi!-
-Hmm... un po' hai ragione. Pensa che una volta mi ha chiamata Alex!-
-Ti ha chiamata come me?! Mi chiama sempre Axel, Alez, Amos... ma scambiare i nomi di maschi
e femmine non l'ho ancora sentita!-
I due erano appena usciti dalla scuola. Videro il padre di Alex aspettarli in macchina, e si
diressero in quella direzione.
-Ciao papà- disse Alex, sedendosi davanti.
-Ciao zio- disse Ginevra. Aprì la porta dietro a destra e aspettò che suo fratello Tommaso si
sedesse in mezzo. Il bambino si spostò, e la ragazza poté accomodarsi.
-Com'è andata la verifica di letteratura, Ginevra?- le chiese suo cugino Luca, il fratello minore di
Alex, che sedeva nel sedile posteriore a sinistra.
-Per me prenderà due!- disse Tommaso.
-Per me qualcuno non pensa mai a quello che dice. Mi ricordi il nome di quello che una
settimana fa si è beccato un bel quattro per non aver studiato una poesia?-
-Stai zitta!-
-Non te lo ricordi? Strano. Comunque era facilissima, dovevamo solo scrivere un testo nel quale
dovevamo mettere tutto quello che sapevamo su Dante Alighieri-
Un testo?- esclamò Luca, sbalordito.
-Guarda che non è difficile. Devi solo prendere una penna e farla scorrere su un foglio di carta
disegnando delle lettere che accostate l'una all'altra formino una frase di senso compiuto. Poi
ripeti l'operazione finché il foglio non si riempie-
-Più facile a dirsi, che a farsi- si intromise Alex -io non riesco a scrivere mezza riga neanche per
sbaglio!-
La conversazione continuò per tutto il viaggio, finché la macchina non si fermò in via Da Vinci,
dove vivevano Alex e Luca.
-Papà, ma non portiamo Tommy e Ginevra a casa?- chiese Alex.
Egli spense la macchina, intascò le chiavi e fece lo stesso con quelle di casa. Disse solo una
parola:
-Uscite-
I ragazzi obbedirono. Scesero dalla macchina e si mossero verso la casa.
Mi chiedo cosa stessero pensando in quel momento. Insomma, uno sta zitto per tutta la durata
del viaggio, e poi fa pure il misterioso? Bah.
Suonarono alla porta, e dopo pochi secondi una donna apparve sulla porta.
-Ciao mamma- disse Luca.
-Ciao ragazzi, entrate-
C'era qualcosa di strano nella sua voce, come se le avessero tagliato la corda vocale della felicità.
In casa c'erano anche i genitori di Tommaso e Ginevra. Lì regnava un'atmosfera malinconica. Ed
era preoccupante, perché succedeva solo quando accadeva qualcosa di brutto, veramente
brutto.
Alla fine Ginevra parlò:
-Che succede?-
Suo padre li invitò a sedersi sul divano. Loro appoggiarono gli zaini a terra e gli ci si sedettero
accanto.
-Ragazzi, stamattina abbiamo ricevuto una telefonata dalla signora Carmela, l'amica della
nonna-
Tutti ascoltavano attentamente. Ora l'atmosfera era molto tesa, riuscivo a sentire la stessa
angoscia che sentivano tutti loro.
-Dovevano incontrarsi per un caffè, come fanno ogni giovedì. La signora Carmela aveva suonato
alla porta della nonna, ma non rispose nessuno. Provò a chiamarla, ma non rispondeva. E poi...
beh...-
Luca ruppe il silenzio -La nonna è morta?-
Ci fu un altro lungo silenzio. Nessuno parlava, nessuno si guardava in faccia. Solo il piccolo Luca
spostava lo sguardo da suo zio Filippo, a suo padre, a sua mamma, a sua zia Anna, per poi
tornare a suo zio Filippo.
Poi Andrea parlò: -Ragazzi, la nonna non...- sua moglie lo zittì calpestandogli un piede.
-La nonna è andata a vivere con il nonno perché le mancava tanto-
Di nuovo, tutti rimasero zitti. Questo silenzio però, servì probabilmente a Luca per riflettere.
-Quindi... i nonni sono in cielo?-
-Esatto-
-Dove ci sono le nuvole?-
-Proprio lì, sì-
-Ma... non cadono?-
-No perché... beh... non si cade dalle nuvole-
-Quindi possono volare!-
-Sì, esatto... proprio così-
-E fare i tripli salti mortali!-
-Ehm... beh, i nonni hanno una certa età per fare i tripli salti mortali ma... sì, volendo sì-
-Wow! Il cielo è un posto troppo bello!-
-Esatto, è questo l'importante-
...
Due giorni dopo ci fu il funerale.
Alex, Ginevra, Tommaso e Luca non furono presenti. I loro genitori ritenevano che fosse troppo
triste, e decisero di lasciarli a casa. Io fui d'accordo. Erano troppo piccoli.
Ginevra era seduta sul divano con in mano un libro. Non sono sicura che lo stesse leggendo. I
suoi occhi restavano fissi su una pagina senza muoversi. Era come paralizzata.
Alex era invece stravaccato sulla poltrona mentre guardava il vuoto. Di tanto in tanto batteva le
palpebre, segno che non dormiva a occhi aperti.
Tommaso era seduto per terra con la schiena appoggiata al divano, e faceva rimbalzare la sua
pallina da tennis sul muro.
Luca andava in giro per casa cercando qualcuno con cui giocare, ma senza successo. Di tanto in
tanto andava in sala e chiedeva -Ginny, mi insegni a giocare a scacchi?-
La ragazza alzò la testa dal libro -Sono troppo difficili per te-
Oppure -Alex, giochiamo coi Lego?-
-Dopo il papà ci sgrida se lasciamo tutto in disordine-
Oppure -Tommy, posso giocare con te con la pallina?-
-No, ti fai male-
Alla fine però, riuscì a trovarsi un'occupazione. Prese un foglio dalla stampante di suo padre e ne
fece un aereo di carta. Arrivò in sala, portò il braccio dietro di sé e lanciò l'aeroplano. Questo
volò per un secondo, fece una giravolta e finì sulla testa di Ginevra.
Il bambino si portò le mani alla bocca, lei fece un sospiro e tirò fuori il velivolo dai capelli. Lo
lanciò nel corridoio, e Luca lo rincorse.
-Vi ricordate del segreto della nonna?- disse infine la ragazza.
-Sì. Ogni volta che andavamo a trovarla ci leggeva una fiaba dal suo libro- disse Alex.
-Era unico nel suo genere! Ma nessuno sa dove lo nascondeva. Mi piacerebbe proprio trovarlo!-
disse Tommaso.
Luca tornò in sala con l'aeroplano in mano.
-State parlando del libro delle fiabe?-
Dlin dlon!
Suonò il campanello, e i ragazzi si girarono verso la porta.
Alex si alzò, camminò verso di essa e guardò nello spioncino. Quindi fece girare la chiave e aprì la
porta. I loro genitori erano tornati.
-Ciao ragazzi-
-Ciao-
-Ciao-
-Tommy, Ginevra, siete pronti? Tra poco torniamo a casa-
I due fratelli si stavano mettendo le giacche, quando loro zio Andrea uscì dalla sua camera
correndo e sventolando una piccola busta con un sigillo dorato.
-Fermi! Aspettate!- esclamò lui, chiamando anche Alex e Luca -Questa l'ha trovata la signora
Carmela sotto lo zerbino della nonna. Sembra essere indirizzata a voi quattro-
I quattro ragazzi guardarono incuriositi la lettera. Ginevra la prese in mano, poi la girò.
Alex, Ginevra e Tommaso si guardarono l'un l'altro.
-Ma che c'è scritto?- chiese Luca. Andava a scuola da poco, e non aveva ancora imparato tutte le
lettere dell'alfabeto. In più era scritto in corsivo, che per lui era a dir poco incomprensibile.
Ginevra lesse il nome del destinatario:
- Ad Alex, a Ginevra, a Tommaso e a Luca


Giulietta, 3'C

mercoledì 16 dicembre 2020

Concorso fotografico "Natale con i tuoi... libri!"

Saluti a tutti dalla biblioteca!

Vi comunichiamo che il concorso fotografico "Natale con i tuoi... libri!" si è concluso.
Tutte le foto dei partecipanti sono state pubblicate sul sito della biblioteca.

Ora chiediamo ai vostri familiari di votare le foto che preferiscono leggendo attentamente le indicazioni che trovano nel link pubblicato qui sotto.


Vi raccomandiamo di esprimere le vostre preferenze in base alla pertinenza e all'originalità dello scatto.

Le premiazioni avranno luogo a fine anno.

Forza, votate, votate, votate!

Lo staff della biblioteca

mercoledì 9 dicembre 2020

Atmosfera natalizia alla scuola media

Durante i primi giorni del mese di dicembre, abbiamo addobbato alcune parti dell'edificio in previsione del Natale. La signora Laura ha recuperato alcune decorazioni conservate nei ripostigli della scuola alle quali ne abbiamo aggiunte altre create con l'aiuto della prof Angela Barbaro. Prima abbiamo appeso cuori verdi e rossi con una spruzzatina d'oro sulle pareti dell'atrio e vicino agli ingressi, poi fiocchi di neve e angioletti bianchi accanto alle scale.







In questo modo, al mattino ci attende un ambiente più caldo e familiare che fa nascere dentro di noi un sentimento di allegria che contrasta con la preoccupazione che suscitano disinfettanti ovunque e cartelli con scritto "mantieni sempre la distanza di sicurezza" e "indossa sempre in modo corretto la mascherina".

Per le scale alcuni Babbo Natale appesi alle indicazioni "mantenere la destra" e "non sostare sulle scale" ci sorridono nel tragitto verso le classi.



Poi abbiamo ritagliato le sagome di stelle nei cartoncini verdi e rossi, le abbiamo unite attraverso dei fili rossi e le abbiamo appese alle vetrate dell'atrio.





Attraverso gli addobbi natalizi abbiamo fatto entrare nella scuola un po' di luce e la speranza di superare tutti insieme questo momento difficile.

Buona attesa e buon Natale a tutti!

Elena e Nicholas, seconda D

mercoledì 18 novembre 2020

Giornata internazionale per i diritti dei bambini e dei ragazzi

 Messaggio della presidente regionale e provinciale Manuela Bovolenta in occasione dell'insediamento del nuovo Consiglio Comunale Ragazzi del 20 novembre 2020.




Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile

25-27 Settembre 2015 i capi di 196 Stati Europei fissano 17 obiettivi (GOALS) per lo sviluppo sostenibile, per favorire il benessere senza danneggiare l’ambiente, anzi preservandolo.



Concentriamoci sul Goal numero 6.

Ciò che esprime il Goal numero 6 è che sia garantito a tutti l'accesso all'acqua potabile e alle strutture igienico-sanitarie.

Il nostro pianeta possiede sufficiente acqua potabile per raggiungere questo obiettivo, ma, a causa della disuguaglianza nella distribuzione a tutta l’umanità o dell’utilizzo di infrastrutture scadenti, ancora non si riesce a perseguire  a questo traguardo.

Ogni anno milioni di persone (gran parte bambini! ) muoiono per malattie e/o infezioni.

L'acqua in molti Paesi è difficilmente raggiungibile, molte bambine o bambini non vanno a scuola, perché sono costretti a fare lunghi tragitti, faticosi, a volte pericolosi, fino alla fonte, dove spesso l’acqua non è completamente potabile o pulita.

Quindi ora vi chiedo di fare attenzione quando utilizzate l’acqua o quando assumete qualsiasi altro comportamento che possa danneggiare l’ambiente.

E ragioniamo! 

Non sprechiamo! 

Dovremmo ritenerci fortunati ad avere acqua sempre vicina e pulita!


Sofia Mangiacasale, terza D

mercoledì 11 novembre 2020

"Da una canzone…" - Ricordo del IV Novembre 1918 e pensieri sulle guerre

CLASSI TERZE - "La guerra di Piero", di Fabrizio De André


Paolo Ceriani 3'B

Se di questa canzone si ascoltasse solo la melodia, si potrebbe giudicarla piacevole, ma solo comprendendo il vero significato delle parole si capisce che tratta un argomento molto serio e drammatico della nostra storia. Piero rappresenta un po’ tutti quei ragazzi che sono stati mandati in guerra contro la propria volontà, contro altri ragazzi che alla fine erano diversi  da loro solo per il colore di una divisa. Questa canzone parla anche delle famiglie che hanno visto il loro figlio partire e non fare più ritorno a casa, in particolare nella prima guerra mondiale dopo la disfatta di Caporetto, non essendoci più soldati, furono mandati al fronte ragazzini di 16-17 anni che non avevano mai imbracciato un fucile. Il mio trisnonno Natale partecipò alla prima Guerra Mondiale, era presente alla disfatta di Caporetto e quando i Fanti si ritirarono attraversando il Piave, lui, che non sapeva nuotare, si salvò attaccandosi alla coda di un cavallo che lo portò sull’altra sponda del fiume. Anche il mio bisnonno Carlo, a 17 anni partecipò alla prima Guerra Mondiale, inoltre, essendo un veterano di guerra, fu chiamato anche nella Seconda Guerra, alla quale partecipò anche il mio bisnonno Domenico che prese parte alle campagne in Grecia e Albania. Per fortuna in Italia oggi non ci sono guerre così noi non dobbiamo vivere queste situazioni.


Alice Figini 3'B

Penso che questa canzone sia molto legata agli avvenimenti del 4 novembre perché parla della guerra. Piero era un ragazzo che è stato arruolato nell’esercito e mentre camminava ha incontrato un nemico, un tedesco; si sono guardati negli occhi e Piero non voleva sparargli, perché non voleva togliere la vita ad un essere vivente, benché fosse un nemico. Purtroppo il tedesco non ha pensato a ciò che ha pensato Piero, e gli ha sparato. Questa canzone mi fa pensare molto: mi fa pensare che la scelta di Piero non è stata sbagliata, perché togliere una vita ad un essere vivente, specialmente umano, non è per niente la scelta giusta. Questa canzone mi fa pensare anche che comunque nell'esercito non ci sono solo uomini che hanno il sangue freddo e che appena vedono un nemico gli sparano, ci sono anche persone più buone, giuste di cuore, che morirebbero pur di non uccidere una persona. Penso che il gesto di Piero vada ricordato, anche se è solo in una canzone, e penso che là fuori già qualcuno avrà fatto come Piero.    


Irene Saglimbeni 3'B

“La guerra di Piero” è una canzone che racconta la crudeltà e il terrore di una guerra vista attraverso gli occhi del narratore (Fabrizio De André) e del soldato Piero. Piero infatti nella canzone è un soldato che cammina in inverno verso il fronte nemico consapevole che per portare avanti il suo dovere verso la Patria può anche morire. Finalmente a primavera raggiunge la frontiera e incontra un altro soldato come lui che ha la divisa di un altro colore ma prova le sue stesse paure ed emozioni. Piero riflettendo sui sentimenti di questo soldato e paragonandoli ai suoi non ha il coraggio di sparargli perché si immedesima in lui. Il soldato avversario pur di salvarsi uccide Piero che muore in solitudine pensando alla sua Ninetta. Il 4 novembre è la giornata che ricorda la conclusione della prima guerra mondiale, si festeggia la giornata dell’Unità Nazionale e delle forze armate. Si ricordano i soldati che ancora oggi difendono con coraggio la Patria e anche tutti i soldati morti durante le guerre o mentre svolgono il loro dovere. A Roma, sono andata a visitare l’altare della Patria in cui si trova la tomba del Milite Ignoto, un militare senza nome che non è mai stato identificato e che viene ricordato in memoria di tutti gli altri soldati caduti nelle guerre. All'interno dell’altare della Patria c’è anche un museo che raccoglie le armi, gli oggetti e le bandiere delle battaglie. Il Milite Ignoto mi ricorda un po’ il soldato Piero che è sepolto in un campo di grano e quindi disperso e vegliato solo dai papaveri e non dalla sua famiglia. Io credo che i soldati sono le persone che più di tutte hanno paura della Guerra e vorrebbero la pace perché quando lasciano le loro famiglie e le loro case sanno che potrebbero anche morire. La guerra nasce spesso da decisioni politiche ma poi chi la subisce e la combatte è la popolazione. Mio zio è stato per molti anni un soldato ed è andato in guerra. Anche se è stato addestrato a sparare e a non avere paura di niente la cosa che lui racconta è che non c’è cosa peggiore di dover sparare ad una persona per salvarsi.


Margherita Gorla 3'B

Questa canzone mi fa piangere perché Piero muore senza colpa, solo perché non è stato pronto a colpire il suo nemico. Ma anche il suo nemico era un ragazzo come lui e non era giusto che morisse. Spero che nessuna guerra arrivi mai nel mio paese. 


Luca Mengozzi 3'B

Il legame che c’è tra questa canzone e la ricorrenza del 4 novembre è il fare memoria di tutte le giovani vite di soldati morti  durante la prima guerra mondiale per l’unità d’Italia. Dovremmo sempre ricordarci che la libertà è un valore per il quale  molte persone hanno dato la vita e che noi abbiamo il compito di  difendere. Due anni fa ho avuto l’occasione, tramite mio papà che è un alpino, di andare per due giorni a visitare le 52 gallerie sul Pasubio. Mi  sono trovato nelle trincee dove i soldati italiani hanno combattuto  contro l’esercito austriaco. Lì mi sono reso conto della fatica e del  freddo che hanno dovuto sopportare quelle persone in quei  momenti. Questa gita mi è piaciuta molto mi ha fatto capire  l’importanza della pace e delle libertà, e mi ha fatto sentire orgoglioso di essere italiano.


Giulia Cazzola 3'B

Secondo me la canzone e la ricorrenza del 4 novembre ci comunicano l’inutilità e la follia di tutte le guerre che ci sono state, ma anche di quelle che purtroppo sono ancora in corso. Trovo infatti spaventoso e senza senso uccidersi tra uomini solo perché di nazioni diverse. Il testo della canzone mi ha molto colpito, Piero per non uccide il nemico, esita e perde la vita. Mi è venuto spontaneo pensare chissà quante volte potrebbe essere successo qualcosa di simile nella realtà. Mio nonno mi aveva raccontato che il suo papà, aveva combattuto nella prima guerra mondiale, lui era della classe 1899, aveva solo 16 anni quando è andato al fronte, li chiamavano i ragazzi del 99, erano poco più grandi di me, nonostante la giovane età, chissà quante sofferenze avranno visto e subito! Fortunatamente ai giorni nostri nel nostro paese non ci sono guerre, purtroppo però in tante parti del mondo si combatte e  ci si uccide. Spero che ricordare questi terribili avvenimenti siano di monito e aiutino ad evitare altre guerre.


Luca Maffia 3'E

La canzone parla di un soldato mandato sul fronte per combattere una guerra. Questo soldato si trova di fronte al nemico e non ha il coraggio di sparare. Il nemico invece spara e lo colpisce a morte. La canzone esprime paura e angoscia di quello che potrà accadere da un momento all’altro. Spiega molto la parte sentimentale della guerra e meno quella distruttiva, spiega lo stato d’animo di chi partecipa: ti dà l’idea di trovarti in una gabbia dal quale puoi uscire solo sopravvivendo e vincendo contro i nemici. Tre anni fa sono stato ad Amsterdam ed ho visitato la casa di Anna Frank. In quel momento mi sono reso veramente conto di quanto sia devastante una guerra. La guerra distrugge non solo chi partecipa sul fronte e combatte ma anche i normali cittadini. Ho visto le condizioni in cui Anna Frank ha dovuto vivere per sopravvivere ai nazisti. La crudeltà di chi vuole la guerra e l’impotenza di chi la subisce ingiustamente. La guerra non è mai una soluzione perché muoiono inutilmente migliaia di persone. Il 4 novembre è una data importante perché è il giorno in cui è finita la Prima Guerra Mondiale, è avvenuta l’unità d’Italia e si onorano i soldati morti in guerra per difendere la patria, tutte le forze armate.


Ivan Zennaro 3'D

Secondo me “La guerra di Piero” è una canzone che narra dello stato d’animo di quasi tutti i soldati che andavano verso la guerra. Si può collegare alla ricorrenza del 4 novembre, che ricorda la fine della prima guerra mondiale, tramite la narrazione della morte di Piero che va a far capire le emozioni dei soldati quando si accorgevano di essere stati colpiti e che il tempo sarebbe finito in quel momento. La guerra è un’esperienza triste e traumatizzante per tutti i soldati. Si ricorda il 4 novembre perché si capisca che la guerra non va fatta perché nessuno è in grado di sopportarla. Il mio bisnonno è andato in guerra nella seconda guerra mondiale e, quando tornò non voleva parlare di quell'esperienza dato che ricordarla lo faceva sentire male da quante cose brutte sono successe lì.


CLASSI SECONDE - "Oh, Gorizia, tu sei maledetta", (anonimo)


Giorgio Introzzi 2'B

La canzone è stata scritta da un soldato della prima guerra mondiale mandato a Gorizia. Si rivolge agli uomini vigliacchi che non sono partiti e sono a casa con le loro famiglie; a sua moglie; ai suoi vicini chiedendogli di prendersi cura dei suoi figli, visto che si sente morire. I sentimenti presenti nella canzone sono la rabbia quando insulta gli ufficiali, dolore quando dice che al fronte si muore e disperazione per la sua famiglia. La guerra secondo questo soldato è ingiusta ma anche incomprensibile. Si capiscono i sentimenti che prova l’autore.  La canzone esprime anche i pensieri degli altri che magari non avevano il coraggio di contraddire gli ufficiali. Io se fossi al posto loro sarei molto arrabbiato perché non mi  sembra giusto  che le persone che vogliono la guerra se ne stiano a casa mentre quelle che non la vogliono devono andare a combattere. Secondo me le persone avevano molta paura perché, ad esempio, se uno aveva il compito di prendere i proiettili e li dimenticava, gli altri non potevano difendersi dall'attacco nemico e quindi tutto l’esercito poteva morire. Secondo me la guerra non è una cosa giusta.


Niccolò Larghi 2'E

Questa canzone manda un messaggio molto triste perché è stata scritta in momento di guerra, per la precisione nella Prima Guerra Mondiale. Il testo della canzone è stato scritto da un soldato che stava per morire, lascia trasparire emozioni, sentimenti e tanta paura, un papà che si preoccupa dei suoi bambini e li affida ad un compagno di sventura che si trova al fronte con lui. Il fatto che mi sorprende di più è che il testo della canzone non è stato perso, perché è una testimonianza di come era la giornata di un soldato che viveva in guerra e che vedeva ogni giorno morire amici o compagni, con la speranza di poter arrivare al giorno dopo, e la tristezza di dover uccidere qualcuno per la propria sopravvivenza. E’ sicuro che ognuno di noi se fosse stato al posto di questo soldato, che scrisse la canzone, sarebbe stato molto triste perché si sapeva che prima o poi la morte era in agguato, o si rimaneva feriti, oppure si vedeva un compagno morire, o peggio ancora, un amico morire. Sono sicurissimo che questa canzone racchiude lo stato d’animo di questo soldato, ma non solo le emozioni di uno, sicuramente le emozioni di tutti i soldati. La guerra, la lontananza da casa con tutti gli affetti e la paura di morire, sono stati sentimenti terribili che hanno accompagnato questi poveri ragazzi che si sono trovati a combattere contro altri ragazzi della loro età. Che tristezza! Anche noi oggi siamo chiamati a combattere una nuova battaglia contro il Covid-19, con armi che ancora non conosciamo, ma come i ragazzi che hanno combattuto per il proprio paese, anche noi siamo al fronte a combattere. Vittime ce ne sono, tante, ma continuiamo a combattere senza arrenderci.


Elena Morandi 2'E

“Oh Gorizia” è una canzone contro la guerra e viene cantata da un soldato rivolgendosi agli ufficiali e a chi ha contribuito a volere la guerra con sentimenti di rabbia e di odio. I militari infatti sono stati obbligati a partire per le armi, privati della loro libertà e rischiando la vita. Nella canzone si notano inoltre sentimenti di malinconia verso la famiglia e di paura nel non riuscire a tornare a casa dai propri cari. Sono d’accordo con l’autore della canzone e riesco a immedesimarmi nei poveri soldati. Capisco le forti emozioni che questi provavano durante la battaglia e questo brano le esprime al meglio. Ritengo che questa canzone non esprima solo i pensieri di una persona sola ma di tutti i militari. Mi reputo fortunata  per non aver vissuto in quel periodo difficile, nonostante i problemi attuali, che non mi sembrano paragonabili a quel duro periodo.


Gabriele Ghidelli 2'D

La canzone ha un grosso significato perché parla della Prima Guerra mondiale, vista da un soldato che doveva abbandonare la sua famiglia e la sua casa per andare a combattere per il Paese, rischiando la morte. La canzone è scritta con sentimenti di rabbia, contro gli ufficiali che hanno voluto la guerra. Sono d’accordo con l’autore e di certo avrei lo stesso stato d’animo se fossi al posto suo. Purtroppo “Oh Gorizia” al tempo non venne ascoltata nonostante l’importante messaggio anzi, venne censurata. Adesso la sua efficacia è aumentata perché si può ascoltare e cantare.


CLASSI PRIME - "Where have all the flowers gone", di Peter Seeger


Alice Acciaioli 1'B

Penso che la canzone abbia un legame con il 4 novembre 1918, con tutte le guerre che si combattono al giorno d'oggi e con tutte le guerre più importanti e più disastrose della storia. Le guerre iniziano a causa dell'odio, della maleducazione, della cattiveria della gente. I ragazzi più giovani vengono mandati in guerra, cosa sbagliata perché i giovani sono il futuro del mondo e anche per il fatto che le guerre non dovrebbero esistere. I fiori citati nella canzone sono le vite colorate di ogni ragazzo, le vite felici appena sbocciate, che per colpa di esseri viventi prepotenti vengono distrutte. Un fiore che un tempo era sbocciato ora è appassito, un fiore colorato che diventa grigio. Le ragazze che perdono mariti, fidanzati o fratelli sono fiori appassiti come lo sono i genitori che non sopportano l'idea di vedere il proprio figlio cadere in un campo dove è stato mandato e dove è destinato a morire. Le tombe sono il simbolo di sacrificio delle persone morte in guerra sacrificio e amore di persone innocenti che hanno avuto il dovere e l'obbligo di combattere per amore della propria famiglia dei propri amici, della propria patria. Il gesto più bello che una persona potrebbe fare è mettere fine a tutto questo e creare un mondo pieno di gioia e amore. Il nostro pianeta sta diventando un piccolo inferno pieno di maleducazione e prepotenza nei confronti di ognuno di noi. Questo è quello che la canzone mi ha trasmesso e che ho capito ascoltandola e leggendo il testo. Ricordiamo il 4 Novembre come fine della Prima Guerra mondiale e onoriamo le forze armate cadute per noi, per la nostra unità nazionale.


Samuele Brognaro 1'B

La guerra è come un'ombra nera che, in un attimo, avvolge qualsiasi cosa uccidendo vita e amore. Fortunatamente al giorno d’oggi in Italia non ci sono guerre, ma ogni tanto penso alla Siria o a quei paesi tuttora in guerra. Mi chiedo come facciano le persone coinvolte a resistere in quell’oblio. La canzone “WHERE HAVE THE FLOWERS GONE” all’apparenza sembra quasi allegra. In realtà, se leggi bene il testo, capisci che oltre alla melodia allegra, la canzone parla della guerra e, leggendo il testo, ti vengono le lacrime agli occhi. Ti fa anche riflettere. Ti fa pensare a tutte quelle persone che coraggiosamente sono partite lasciando familiari ed amici proprio per proteggerli. Se nella prima guerra mondiale non avessimo avuto tutti quei soldati a proteggere la comunità sacrificando anche la propria vita, magari ora non saremmo liberi come lo siamo.  Se siamo liberi, dobbiamo ringraziare tutti quei valorosi uomini che ci hanno protetti sacrificando la propria vita. Tutti noi dobbiamo portargli rispetto. Spesso ci scherziamo sopra, ma è sbagliato. Ecco perché è importante celebrare ricorrenze come il 4 Novembre, in ricordo della conclusione della prima Guerra mondiale, delle forze armate e dell’unità nazionale.


Gabriele Sguazza 1'E

La melodia di questa canzone è allegra ma leggendo il testo il significato è triste. Parla della guerra, della perdita di vite umane causate dalla guerra, dei giovani ragazzi che non fanno ritorno a casa; ricorda le sanguinose guerre mondiali. L’autore si fa sempre la stessa domanda: quando impareranno? Seconde me vuol far notare che l’uomo continua a sbagliare infatti anche ai giorni nostri ci sono numerose guerre per motivi economici e territoriali, ma l’immagine dei fiori colorati, raccolti dalle ragazze e riposti sulle tombe, per me, è un segno di speranza.

martedì 3 novembre 2020

Discorso del sindaco junior in occasione del IV novembre 2020

Buongiorno a tutti,

  sono Daniele Maiera, sindaco del Consiglio comunale ragazzi dell’istituto comprensivo di Olgiate. Mi faccio portavoce degli assessori, dei delegati e di tutti gli studenti.

Oggi in tutte le città d’Italia si celebra la commemorazione del IV Novembre, 102 esimo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, ricordo del giorno dell’unità nazionale e festa delle forze armate.

Noi tutti oggi abbiamo il compito di ricordare e onorare i caduti in guerra, uomini e donne che con il sacrificio delle loro vite hanno permesso a tutti noi di poter vivere in un paese libero, unito e sicuro.

In questo anno particolare, inoltre, questa commemorazione deve diventare un’occasione preziosa di riflessione sulla nostra attualità: l’emergenza che sta attraversando il mondo intero e la nostra nazione, come anche le nostre città e le nostre famiglie, ci impone di assumerci le nostre responsabilità, di prenderci cura l’uno dell’altro, di trovare soluzioni condivise, nel rispetto di coloro che sono stati vinti dal Covid.

La giornata che oggi si sta celebrando in tutta Italia, dunque, ha tre significati: è un omaggio alla memoria, un invito al senso civico e un ringraziamento verso quelle persone che ancora oggi difendono, aiutano e proteggono il popolo italiano.

Ringraziamo i vigili del fuoco, gli alpini, i volontari della protezione civile che tutti i giorni operano senza sosta aiutando le persone che si trovano in difficoltà a causa di terremoti o alluvioni.

Ringraziamo i carabinieri, i poliziotti e i finanzieri che ogni giorno lavorano per la nostra sicurezza e ringraziamo tutti i civili che praticano volontariato aiutando i più bisognosi e deboli.

Ringraziamo i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari che si prendono cura e salvano la vita di coloro che hanno contratto l’infezione da Covid-19.

Questa è l’Italia che onoriamo oggi. Uomini e donne uniti dagli stessi valori e principi.

È proprio da queste persone che noi ragazzi dobbiamo imparare e capire che l’amore verso la patria, il lavoro, la solidarietà sono quei valori che ci permetteranno di vivere bene il nostro futuro.

Due biografie per il IV novembre

GIOVANNI TARCHINI 

Giovanni Tarchini nacque nel 1919 ad Olgiate Comasco. Egli studiò al Collegio di Gorla Minore, dopodichè nel 1939 proseguì i suoi studi alla facoltà di Scienze all’Università di Milano. Nel 1941 fu ammesso alla Scuola di Allievi Ufficiali della specialità Alpini a Bassano del Grappa, dove successivamente fu nominato sottotenente di complemento. Giovanni Tarchini fu destinato al 6° reggimento alpini, ovvero la divisione Tridentina e assegnato alla 54° compagnia del battaglione Vestone, con il quale partì per il fronte russo a Kotowskj nel Medio Don. Fu un ufficiale di eccezionale valore e nonostante fu colpito gravemente, continuò imperterrito a combattere sul fronte con esperienza. Alla fine, morì il primo settembre 1942 a causa di una raffica di mitragliatrici. Alcuni suoi alpini concittadini che si trovavano con lui al fronte, fecero ritorno a “baita”, dove fondarono in suo onore il gruppo ANA di Olgiate Comasco. Nel 1951, al suo funerale partecipò l’eroe del Nikolajewka, ovvero il comandante Luigi Reverberi. Durante la celebrazione del funerale, fu consegnata ai genitori di Tarchini la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Il comune di Olgiate Comasco gli ha intitolato in suo onore una via.


CORRADO VENINI

Corrado Venini nacque il 4 gennaio 1880 da una famiglia nobile di Porlezza sul lago di Lugano. Dopo aver frequentato il liceo Ginnasio “Alessandro Volta” di Como, entrò nel corso allievi ufficiali di Modena il 29 ottobre 1898, da cui uscì con il grado di sottotenente in servizio permanente effettivo, fu assegnato al 3° Reggimento Alpini. Nel 1903 venne promosso tenente e venne assegnato alla neocostituita compagnia sciatori, con la quale portò a termine ardite escursioni in ambito montano. Nel 1905 si distinse durante il corso delle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto in Calabria, per il quale ricevette un attestato di benemerenza. Nel 1912 venne decorato capitano a scelta, fu trasferito poi al 5° reggimento Alpini (battaglione Vestone) nel 1913 nel mese di gennaio prese parte alla guerra Italo-Turca partendo per la Libia dove si meritò tre encomi solenni per le azioni presso Teneduk, Assaba, Ettangi e Mduar. Nel febbraio del 1914 rientrò in patria dove rimase solo per un anno perché dal 24 maggio 1915 prese parte con il battaglione Vestone alle azioni di guerra contro l'Austria in Val Ledro. Nel maggio 1916 decise di rimanere con il suo battaglione per la rioccupazione dell'importante posizione di Cima Maggio, in Val Posina. Il 18 maggio venne ferito a causa di una granata nemica durante delle operazioni di riordinamento dei reparti. Anche se ferito continuò a coordinare e a combattere fino all'ordine di ripiegare, fu trasportato alla 35° sezione di sanità dove morì due giorni dopo, con il pensiero per la sua famiglia e per la sua patria. Prima di morire lasciò una lettera per il figlio, che perderà la vita nella Seconda guerra mondiale, in cui gli esprimeva tutto il suo affetto.

lunedì 19 ottobre 2020

Le attività scolastiche

La scuola offre molte attività, una di queste è il CCR che in forma estesa viene chiamato Consiglio Comunale dei Ragazzi.
Il CCR è un gruppo formato da alunni di classe seconda ( ma si prosegue anche in terza per i primi mesi) che con l’aiuto di alcuni professori si riunisce per parlare della vita scolastica, ma anche per confrontarsi su alcune idee e progetti da portare avanti.
Ad esempio all'inizio dell'anno i miei compagni hanno creato una specie di presentazione, prima cartacea ognuno per conto suo e poi digitale. Queste slide raccontano in modo scherzoso le regole legate alla situazione che stiamo vivendo e vuole offrire un aiuto perché le regole che vanno rispettate sempre.
Oltre a questo trovate altre interessanti informazioni proprio qui dove ora state leggendo questo testo.

Un'altra attività che veniva praticata è il corso di nuoto.
Alcune regole del nuoto sono: non correre lungo il bordo esterno della vasca perché c’è il rischio di scivolare, non fare tuffi a capriola all'indietro, ubbidire all'istruttore perché altrimenti potresti uscire dalla piscina e aspettare fuori fino al termine della lezione. 
Noi imparavamo lo stile libero, dorso, a rana e sirena; un'altra cosa che facevamo era farci tutta la vasca senza mai risalire con la testa per respirare.
Prima di entrare negli spogliatoi toglievamo le scarpe e mettevamo le ciabatte, appoggiavamo il borsone sulle panchine e poi, dopo aver infilato il costume entravamo in piscina.
All’uscita dalla vasca prendevamo l'accappatoio, il sapone e delle chiavette simili a gettoni, dopodiché facevamo la doccia.

C'era anche un'altra attività che veniva praticata dopo l'orario scolastico ed era coro. Il coro era un'attività pomeridiana della scuola che si svolgeva al lunedì, con una durata di un’ora. Il coro veniva diviso in prime e seconde voci: nelle prime voci c’erano le voci più acute (in genere delle ragazze), mentre nelle seconde voci c’erano le voci più basse (quella in genere maschili). A volte, per provare una canzone, si facevano delle prove separatamente, perciò alcune lezioni potevano svolgersi anche in un giorno diverso dal lunedì. 
Oltre a cantare si potevano poi fare anche spettacoli ed uscite a teatro.

Dato che la scuola finiva alle 14:00 e le lezioni di coro iniziavano alle 14:30 c’erano 30 minuti nei quali si poteva mangiare, usare il cellulare ed uscire dalla scuola (senza superare i cancelli, a meno che per necessità occorreva andare al bar).

Simone, Claudia e Manuel, terza F

I professori

Consigli per sopravvivere ai prof.

Per prima cosa bisogna avere buoni rapporti con i Prof, altrimenti la tua vita a scuola sarà un inferno. 
Se vuoi fare davvero casino assicurati che le/i Prof siano girati di spalle e che non ti vedano, anche se è quasi impossibile.
Non fare il cocco dei Prof perché loro se ne accorgono e rischi di metterti in cattiva luce anche con i tuoi compagni.
Quando la Prof ti richiama o dice qualcosa, in generale ti conviene ascoltarla subito.
Se vedi che la Prof sta perdendo la pazienza e stai facendo il giullare smettila subito se no saranno guai seri. 
Se ti sei dimenticato di studiare metti dei bigliettini sotto la scarpa o dentro, puoi utilizzare anche nell'astuccio… ci sono tantissimi posti, usa la fantasia!
Non portare MAI oggetti pericolosi a scuola. 
Non fare finta di stare male solo per andare a casa (soprattutto in questo periodo, non conviene proprio!).
Spegni sempre il telefono - non mettere il silenzioso quando sei a scuola.
Se la Prof ti chiama per un’ interrogazione prova e spremi le meningi, puoi anche sperare nei suggerimenti dei compagni ( adesso con la mascherina è un po’ più difficile)
Per sopravvivere ai Prof se non hai fatto i compiti, devi solo svolgere un esercizio e farti subito chiamare per correggerlo, la Prof penserà che lo hai svolto tutto quindi non ti chiamerà più per correggerlo. Poi quando i tuoi compagni correggeranno gli altri esercizi copiali subito così se la Prof passerà per vedere crederà che li hai fatti per bene a casa.

Federico, Mohamed e Marco, terza F

I nuovi amici

Ecco dei consigli su come fare amicizia a scuola.

Quello principale è di NON fidarti subito di nessuno, in poche parole cerca di non essere vulnerabile perché se dai fiducia a qualcuno che non conosci potrebbe approfittare di te. Ad esempio: rubare i soldi, essere preso in giro e soprattutto credi di aver bisogno di un amico che non c’è mai. Una volta presa confidenza con l’ambiente e il gruppo stai attento alle compagnie che frequenti e soprattutto non fare lo stupido solo perché lo fanno i tuoi “amici”.

Ecco ora una serie di altri consigli che spero ti aiuteranno in questi mesi:


- Trova interessi comuni, per esempio serie tv, film, ecc.
- Prova a esprimere un commento sul contesto in cui vi trovate
- Cerca di conquistare la fiducia altrui, se possibile di tutti, rendendoti disponibile
- Cerca di comunicare con tutti
- Essere se stessi, non cercare di essere chi non sei
- Sorridi e non esitare a fare domande
- Non avere fretta
- Non dare retta ai pettegolezzi o alle voci messe in giro da altre persone
- Cerca di essere simpatico con tutti
- Cerca di avere sia amici maschi che amici femmine
- Prova anche ad avere amici più grandi che possono dare buoni consigli
- Cerca di non dire chi si è comportato male, risulterai antipatico
- Fatti da parte quando i tuoi amici litigano
- Scegli bene gli amici
- Se studi molto dai consigli qua e là durante le verifiche, sarai più simpatico a tutti
- Mostra il tuo carattere
- Non imitare nessuno

Se cerchi nuovi amici usa questi consigli che abbiamo suggerito e vedrai che tutto sarà più facile.

Benvenuti alle medie da Thomas, Leonardo e William, terza F

I compagni

Questa è una guida di sopravvivenza rispetto alle varie tipologie di compagni che puoi trovare a scuola, persone da evitare e con cui fare amicizia. Ricorda, però, che prima di tutto dei essere te stesso/a per creare un rapporto sincero con i tuoi compagni.

1. Il super studioso: è sempre attento alla lezione e prende voti dal 10 in su in ogni materia. Tutti lo vorrebbero come amico solo per copiare nelle verifiche.  

2. Il prezzemolino: fa commenti su qualsiasi cosa dica la gente. Se i professori non lo fermassero si metterebbe perfino a parlare con i muri. Ha la voce squillante e per questo è molto fastidioso.

3. Quello che non ha voglia di fare nulla: si impegna solo nelle materie in cui non si deve studiare (motoria). Durante le lezioni è disattento e intrattiene la classe facendo l’idiota o cercando di convincere il proprio compagno di banco a giocare a tris.

4. L’ansioso: prima di ogni verifica è sempre al suo posto che cerca di ripassare tutto il più in fretta possibile; sta antipatico a tutti perché dice che non si ricorda niente ma poi prende sempre voti alti. Quando c’è un'interrogazione fa sempre finta di non esistere e se viene chiamato inizia ad agitarsi.

5. Quello che porta l’intera dispensa: per l’intervallo porta di tutto e di più: patatine, brioches, panini, focacce, pizze, crackers, merendine varie e chi più ne ha più ne metta. Non offre mai il cibo a nessuno.

6. Lo scroccone: è l’opposto del precedente, non porta mai la merenda e prova sempre a prendere parte del cibo altrui, ma fallisce molto spesso.

7. Quello che non porta mai il materiale: prende molte note perché dimentica i libri, i quaderni, il diario e la cartelletta; inoltre non fa mai i compiti.

8. La chica mala (o diabla): come suggerisce il nome, è nata principessa e cresciuta guerriera, un angelo bianco che ha l’anima nera. D’estate indossa pantaloncini cortissimi e top, d’inverno usa le sue amate pellicce con i pantaloni di pelle e la maglia a maniche lunghe con la scritta “Queen😈”. Va male a scuola e da piccola l’hanno buttata nei lupi ma n’è uscita capobranco. Non si abbassa a certi livelli perché se no le cade la corona.

Serena, Giulia F. e Giulia S., terza F

I luoghi della scuola

Cortile esterno e giardino
La nostra scuola offre un giardino non tanto grande ma sufficiente per ragazzi delle medie e per gli intervalli all’esterno di 10 minuti; ci sono tante piante e varie entrate con cancelletti della parte verso il comune e verso il parcheggio zona palestra. 
L’anno scorso avevamo anche l’orto e quest’anno non sappiamo ancora se potrà essere realizzato. Durante l’estate le piantine venivano bagnate e controllate  dai ragazzi incaricati. 
Esiste anche una serra dove una volta si potevano piantare fiori ed ortaggi.
Quest’anno è stato montato un tendone nel piazzale per fare l’intervallo al coperto anche quando piove.
Sulla zona retro della scuola, oltre il posteggio, si trova la palestra e all’esterno si trova un campetto da basket che viene usato per fare la merenda all’aperto durante le ore di motoria, se il tempo è bello.

La palestra
La nostra palestra è grande: ci sono gli spogliatoi dei maschi e delle femmine e un campo da gioco molto ampio con gli spalti per il pubblico. Quest'anno dobbiamo rispettare delle regole diverse dagli altri anni: mantenere la distanza di sicurezza, utilizzare durante il gioco anche la mascherina per chi vuole e portare una bottiglia personale o una borraccia per l’acqua.

L’edificio 
La nostra scuola è formata da 3 piani più il piano terra e il seminterrato. Ogni piano ha i bagni sia per gli studenti sia per gli insegnanti. Sono presenti dalle 4 alle 6 classi per ciascun piano. Fino all’anno scorso c’erano l'aula di arte, l'aula di informatica, l'aula di musica e la biblioteca alunni; oggi questi locali vengono utilizzati come aule per le classi. I tavoli che troviamo all'ingresso servivano per i colloqui tra i genitori ed insegnanti e sempre al piano terra abbiamo anche un locale mensa che serviva per il pranzo quando c'era il doposcuola pomeridiano per gli alunni. Al piano terra abbiamo anche l'ufficio della Preside e l'aula insegnanti. Se scendiamo nel seminterrato troviamo l'aula di musica, la biblioteca e altri bagni.
Quest'anno le classi entrano da entrate diverse: quella principale, quella vicino ai Carabinieri, quella sul retro e la scala antincendio. 

Le aule laboratorio
L'aula di arte si trovava al primo piano, aveva i banchi più grandi rispetto a quelli normali e c’era la Lim come in tutte le altre classi. All’interno dell’aula si trovavano tutti i materiali e gli oggetti utili per arte e prima della pandemia se facevamo dei lavori con la tempere venivano lasciati ad asciugare fino alla lezione successiva.
L'aula di musica è ancora al piano terra vicino alla biblioteca. Non ci sono i banchi perché la maggior parte delle volte guardavamo video o film e suonavamo il flauto. Nell'aula di musica ci sono alcuni strumenti musicali, ad esempio la chitarra il pianoforte e la tastiera.
Poi abbiamo al terzo piano l'aula d'informatica dove andavamo per fare delle presentazioni multimediali a coppie, ma quest'anno non possiamo più farlo. Ci sono 18 computer e una Lim e c'è anche una lavagna.

Fatou, Mattia, Stefano ed Erica, terza F

Ricordi piacevoli di questi due anni trascorsi alla scuola secondaria

Di questi ultimi 2 anni ho molti ricordi, ma ce n’è uno in particolare che risale alla 1⁰ media.
Un giorno ci venne consegnato un "test" di matematica il cui principale obiettivo era di scegliere 6 ragazzi particolarmente bravi e farli partecipare ai giochi matematici (una sorta di piccolo torneo interno di matematica). Io, con un po' di fortuna, sono riuscito a diventare uno di questi 6 alunni e durante il giorno del torneo ci diedero un foglio pieno di esercizi di matematica, messi in ordine di difficoltà. Con il mio gruppo cominciammo a ragionarci su… uno di quegli esercizi era persino in inglese! Durante le premiazioni successive alla correzione della prova arrivammo terzi (una posizione di troppo per qualificarsi alla parte successiva) per una incomprensione ovvero avevamo puntato sui punti totalizzati ma venivano valutati attraverso il numero di esercizi completati correttamente. Così siamo arrivati solo terzi. All'inizio era anche piuttosto arrabbiato, poi mi son calmato pensando che anche se non siamo passati alla fase successiva eravamo comunque arrivati 3⁰ e non era poi così male. Purtroppo credo che quest'anno non sarà possibile fare questi giochi per colpa del virus, bisogna rispettare il distanziamento ed evitare attività di gruppo… Peccato!
In questi 2 anni sono successe molte cose, la maggior parte sono state veramente belle. Ad esempio quella volta in cui ho preso un 7 meno in tecnologia… sì lo so, molti penseranno che è abbastanza bassino come voto infatti persino io lo penso visto che il voto minimo a cui punto sempre è più alto. In questo test però il 7 meno è stato un raggio di sole. Il tutto si ambientò un martedì cioè il giorno in cui avevamo lezione di Tecnologia con il prof Patti che è davvero bravo come prof ma esige molto, come tutti del resto. Quello stesso giorno dovevamo ricevere una verifica svolta la settimana prima... DIFFICILISSIMA. La notte prima di quella verifica studiai tantissimo anche perché l’argomento era molto difficile e bisognava ricordarsi un sacco di cose e quindi fu un vero disastro. Dopo aver riconsegnato le verifiche corrette si scoprì che almeno metà classe aveva preso insufficiente mentre alcuni erano riusciti ad avere la sufficienza, uno di quelle persone ero io. Presi sette meno e mi salvai; probabilmente se avessi studiato di più avrei anche potuto prendere 8, comunque quella verifica è stata, per ora, la più difficile che avessi mai fatto e prendere 7 meno fu un’immensa gioia anche perché era il voto più alto nella classe. Solo in due avevamo ottenuto questo voto.
I miei ricordi sono collegati ai voti perché si va a scuola per imparare e i voti alti per me non possono che essere più importanti di ogni altra cosa.

Anass ed Eduard, terza F

mercoledì 14 ottobre 2020

mercoledì 23 settembre 2020

lunedì 15 giugno 2020

Raccontiamoci una storia - I VINCITORI



PREMIO GIURIA TECNICA a “L’ombra del Nulla”
di Ilaria Colombo, Lisa Vignarca e Alice Zanin, 2’D

MENZIONE SPECIALE per “Il sogno del male” di Elena Morandi, 1’E



PREMIO “SOCIAL” a “Viaggio all'interno del libro”
di Claudia Bernasconi, Beatrice Cotta e Francesca Rinaldi, 1’D