venerdì 18 dicembre 2020

Quattro amici e un mistero - Primo capitolo

I capitolo

UNA LETTERA MISTERIOSA

Driiiiiiiin!
Suonò la campanella.
Ginevra mise tutto velocemente nello zaino e si fece strada tra i suoi compagni e i loro banchi,
riuscendo a uscire da quel labirinto. Aprì la porta e si incamminò lungo il corridoio, fermandosi
davanti ad una classe denominata 3^D. Si appoggiò al calorifero e aspettò. Presto la porta si aprì,
e ne uscirono 21 adolescenti molto puzzolenti con in mano la sacca da ginnastica. Alla fine uscì il
22°, un ragazzo alto e moro di capelli.
-Lo sai che puzzi da morire, vero?- disse Ginevra tappandosi il naso con le dita.
-Sul serio?- chiese il ragazzo annusandosi l'ascella. Si ritrasse immediatamente, e sulla sua faccia
apparve un'espressione schifata, quasi come se avesse ficcato il naso il un condotto fognario.
-Non così tanto, dai-
La ragazza fece ruotare gli occhi e si avviò verso le scale. Il ragazzo la seguì.
-Allora, com'è andato quarantottesimo giorno di scuola in seconda media, alla mia pel di carota
preferita?-
-Primo, non chiamarmi così-
-Preferisci cugina?-
-Ti ricordo che il mio nome è Ginevra-
-Va bene Gina-
La ragazza sospirò, poi disse: -Comunque è andata abbastanza bene, se non contiamo la prof
Bianchi che ha iniziato a urlare un secondo dopo essere entrata in aula, se non prima-
Il ragazzo sorrise -Lei è così, non riesce a resistere all'impulso di iniziare un litigio non appena se
ne presenta l'occasione. Ma se non fosse così, che divertimento ci sarebbe? Nessuno fa più
ridere di lei quando sbaglia i nomi!-
-Hmm... un po' hai ragione. Pensa che una volta mi ha chiamata Alex!-
-Ti ha chiamata come me?! Mi chiama sempre Axel, Alez, Amos... ma scambiare i nomi di maschi
e femmine non l'ho ancora sentita!-
I due erano appena usciti dalla scuola. Videro il padre di Alex aspettarli in macchina, e si
diressero in quella direzione.
-Ciao papà- disse Alex, sedendosi davanti.
-Ciao zio- disse Ginevra. Aprì la porta dietro a destra e aspettò che suo fratello Tommaso si
sedesse in mezzo. Il bambino si spostò, e la ragazza poté accomodarsi.
-Com'è andata la verifica di letteratura, Ginevra?- le chiese suo cugino Luca, il fratello minore di
Alex, che sedeva nel sedile posteriore a sinistra.
-Per me prenderà due!- disse Tommaso.
-Per me qualcuno non pensa mai a quello che dice. Mi ricordi il nome di quello che una
settimana fa si è beccato un bel quattro per non aver studiato una poesia?-
-Stai zitta!-
-Non te lo ricordi? Strano. Comunque era facilissima, dovevamo solo scrivere un testo nel quale
dovevamo mettere tutto quello che sapevamo su Dante Alighieri-
Un testo?- esclamò Luca, sbalordito.
-Guarda che non è difficile. Devi solo prendere una penna e farla scorrere su un foglio di carta
disegnando delle lettere che accostate l'una all'altra formino una frase di senso compiuto. Poi
ripeti l'operazione finché il foglio non si riempie-
-Più facile a dirsi, che a farsi- si intromise Alex -io non riesco a scrivere mezza riga neanche per
sbaglio!-
La conversazione continuò per tutto il viaggio, finché la macchina non si fermò in via Da Vinci,
dove vivevano Alex e Luca.
-Papà, ma non portiamo Tommy e Ginevra a casa?- chiese Alex.
Egli spense la macchina, intascò le chiavi e fece lo stesso con quelle di casa. Disse solo una
parola:
-Uscite-
I ragazzi obbedirono. Scesero dalla macchina e si mossero verso la casa.
Mi chiedo cosa stessero pensando in quel momento. Insomma, uno sta zitto per tutta la durata
del viaggio, e poi fa pure il misterioso? Bah.
Suonarono alla porta, e dopo pochi secondi una donna apparve sulla porta.
-Ciao mamma- disse Luca.
-Ciao ragazzi, entrate-
C'era qualcosa di strano nella sua voce, come se le avessero tagliato la corda vocale della felicità.
In casa c'erano anche i genitori di Tommaso e Ginevra. Lì regnava un'atmosfera malinconica. Ed
era preoccupante, perché succedeva solo quando accadeva qualcosa di brutto, veramente
brutto.
Alla fine Ginevra parlò:
-Che succede?-
Suo padre li invitò a sedersi sul divano. Loro appoggiarono gli zaini a terra e gli ci si sedettero
accanto.
-Ragazzi, stamattina abbiamo ricevuto una telefonata dalla signora Carmela, l'amica della
nonna-
Tutti ascoltavano attentamente. Ora l'atmosfera era molto tesa, riuscivo a sentire la stessa
angoscia che sentivano tutti loro.
-Dovevano incontrarsi per un caffè, come fanno ogni giovedì. La signora Carmela aveva suonato
alla porta della nonna, ma non rispose nessuno. Provò a chiamarla, ma non rispondeva. E poi...
beh...-
Luca ruppe il silenzio -La nonna è morta?-
Ci fu un altro lungo silenzio. Nessuno parlava, nessuno si guardava in faccia. Solo il piccolo Luca
spostava lo sguardo da suo zio Filippo, a suo padre, a sua mamma, a sua zia Anna, per poi
tornare a suo zio Filippo.
Poi Andrea parlò: -Ragazzi, la nonna non...- sua moglie lo zittì calpestandogli un piede.
-La nonna è andata a vivere con il nonno perché le mancava tanto-
Di nuovo, tutti rimasero zitti. Questo silenzio però, servì probabilmente a Luca per riflettere.
-Quindi... i nonni sono in cielo?-
-Esatto-
-Dove ci sono le nuvole?-
-Proprio lì, sì-
-Ma... non cadono?-
-No perché... beh... non si cade dalle nuvole-
-Quindi possono volare!-
-Sì, esatto... proprio così-
-E fare i tripli salti mortali!-
-Ehm... beh, i nonni hanno una certa età per fare i tripli salti mortali ma... sì, volendo sì-
-Wow! Il cielo è un posto troppo bello!-
-Esatto, è questo l'importante-
...
Due giorni dopo ci fu il funerale.
Alex, Ginevra, Tommaso e Luca non furono presenti. I loro genitori ritenevano che fosse troppo
triste, e decisero di lasciarli a casa. Io fui d'accordo. Erano troppo piccoli.
Ginevra era seduta sul divano con in mano un libro. Non sono sicura che lo stesse leggendo. I
suoi occhi restavano fissi su una pagina senza muoversi. Era come paralizzata.
Alex era invece stravaccato sulla poltrona mentre guardava il vuoto. Di tanto in tanto batteva le
palpebre, segno che non dormiva a occhi aperti.
Tommaso era seduto per terra con la schiena appoggiata al divano, e faceva rimbalzare la sua
pallina da tennis sul muro.
Luca andava in giro per casa cercando qualcuno con cui giocare, ma senza successo. Di tanto in
tanto andava in sala e chiedeva -Ginny, mi insegni a giocare a scacchi?-
La ragazza alzò la testa dal libro -Sono troppo difficili per te-
Oppure -Alex, giochiamo coi Lego?-
-Dopo il papà ci sgrida se lasciamo tutto in disordine-
Oppure -Tommy, posso giocare con te con la pallina?-
-No, ti fai male-
Alla fine però, riuscì a trovarsi un'occupazione. Prese un foglio dalla stampante di suo padre e ne
fece un aereo di carta. Arrivò in sala, portò il braccio dietro di sé e lanciò l'aeroplano. Questo
volò per un secondo, fece una giravolta e finì sulla testa di Ginevra.
Il bambino si portò le mani alla bocca, lei fece un sospiro e tirò fuori il velivolo dai capelli. Lo
lanciò nel corridoio, e Luca lo rincorse.
-Vi ricordate del segreto della nonna?- disse infine la ragazza.
-Sì. Ogni volta che andavamo a trovarla ci leggeva una fiaba dal suo libro- disse Alex.
-Era unico nel suo genere! Ma nessuno sa dove lo nascondeva. Mi piacerebbe proprio trovarlo!-
disse Tommaso.
Luca tornò in sala con l'aeroplano in mano.
-State parlando del libro delle fiabe?-
Dlin dlon!
Suonò il campanello, e i ragazzi si girarono verso la porta.
Alex si alzò, camminò verso di essa e guardò nello spioncino. Quindi fece girare la chiave e aprì la
porta. I loro genitori erano tornati.
-Ciao ragazzi-
-Ciao-
-Ciao-
-Tommy, Ginevra, siete pronti? Tra poco torniamo a casa-
I due fratelli si stavano mettendo le giacche, quando loro zio Andrea uscì dalla sua camera
correndo e sventolando una piccola busta con un sigillo dorato.
-Fermi! Aspettate!- esclamò lui, chiamando anche Alex e Luca -Questa l'ha trovata la signora
Carmela sotto lo zerbino della nonna. Sembra essere indirizzata a voi quattro-
I quattro ragazzi guardarono incuriositi la lettera. Ginevra la prese in mano, poi la girò.
Alex, Ginevra e Tommaso si guardarono l'un l'altro.
-Ma che c'è scritto?- chiese Luca. Andava a scuola da poco, e non aveva ancora imparato tutte le
lettere dell'alfabeto. In più era scritto in corsivo, che per lui era a dir poco incomprensibile.
Ginevra lesse il nome del destinatario:
- Ad Alex, a Ginevra, a Tommaso e a Luca


Giulietta, 3'C

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