lunedì 1 marzo 2021

Quattro amici e un mistero - sesto capitolo

Alex scese per primo nella botola. C’erano delle scale di legno con pochi gradini, quindi si fermò a metà strada e fece cenno a Ginevra di seguirlo. Dopo di lei entrarono anche Luca e Tommaso. La porticina della botola sbatté sopra di loro provocando un gran tonfo. Luca si nascondeva dietro a Ginevra perché aveva paura del buio, e lì di buio ce n’era molto. Era buio come una caverna profondissima, buio come la cenere. Ma non quel buio che si vede durante una notte piena di stelle, no, quello era un buio diverso, più cupo, più spaventoso. -Qualcuno ha qualcosa per fare luce? - chiese Alex. Ginevra frugò nelle tasche e tirò fuori dei fiammiferi e allungò la mano nel punto in cui aveva sentito la voce di Alex. Poi si ricordò che lui non poteva vederla, quindi lo chiamò. Alex accese due fiammiferi. Uno lo diede alla cugina, l’altro lo tenne per sé. La stanza si illuminò subito, rivelando... niente. Era vuota. Una piccola stanza vuota con il pavimento in legno. Il parchè era molto vecchio, e alcuni pezzi si muovevano. -Ragazzi, credo che questa sia l’ultima prova- disse Ginevra. -C’è scritto qualcos’altro nella lettera? - chiese Luca. Alex illuminò il foglio di carta col fiammifero (rischiando quasi di bruciarlo) -No, niente altro- Per molto tempo provarono a scoprire qualcosa, qualsiasi cosa. Osservavano ogni anomalia, ogni imperfezione della stanza per capire se poteva essere un passaggio segreto o qualcosa del genere, ma presto smisero di cercare. Era impossibile trovare qualcosa in una stanza vuota. Quando infine Tommaso calpestò qualcosa. - Ehi, e questo cos’è? - Tutti gli si avvicinarono subito. Alex e Ginevra fecero luce sul pavimento. Un pezzo del pavimento era rotto. Era possibile estrarre il pezzo di legno e nascondere qualcosa sotto di esso! Tommaso tolse il primo pezzo di legno, poi quello vicino al primo, poi quello vicino al secondo, fino a rivelare un buco nel pavimento. Nel buco, c’era un piccolissimo baule di legno marrone scuro.
-Bingo- disse Alex sogghignando. Prese il baule e se lo rigirò tra le mani, cercando di capire come si aprisse. Sentì che era abbastanza pesante, e che dentro c’era qualcosa di altrettanto grande quanto la sua pesantezza. -Questo non si apre senza chiave- annunciò alla fine. Di colpo tutti quei volti emozionati e meravigliati diventarono cupi e delusi. Tutti tranne uno, quello di Ginevra. Infatti, mentre i suoi compagni di avventura si lamentavano e si piangevano addosso perché non sapevano come risolvere il problema, lei era rimasta in silenzio a pensare a qualcosa. I suoi occhi non si muovevano, restavano fermi a fissare il vuoto, ciechi a quello che accadeva nella stanza. Dopo alcuni secondi Ginevra batté le palpebre, scattando via muovendosi dal muro al quale si era appoggiata e dirigendosi con passo rapido verso il baule che era rimasto per terra. Si inginocchiò davanti a esso, infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori una chiave color bronzo vecchia e arrugginita. Infilò la chiave nella serratura del baule e la girò. Clack!
-Un altro regalo della nonna- spiegò Ginevra. -Sapevi che quella chiave apriva il baule?! Perché non ce lo hai detto prima? - chiese Alex. -No che non lo sapevo! Supplicai la nonna di dirmi che cosa apriva, ma la sua unica risposta è stata: “Perché non lo scopri da sola? Se no, dov’è il divertimento?” -
Dopodiché, tutti quanti si raggrupparono intorno al piccolo baule di legno marrone scuro. Luca, in mezzo a tutti, iniziò ad aprirlo lentamente. Dentro di esso giaceva tranquillo e indisturbato un grande libro, con moltissime pagine di carta spessa. Le pagine erano scritte a mano in penna nera senza neanche una sbavatura, con quella calligrafia bellissima che i ragazzi conoscevano bene. La copertina in pelle era di un bel rosso scuro, ruvida al tatto, mentre c’erano delle decorazioni ai lati della copertina dorate e lisce, e sempre in oro era scritto il titolo: Il grande libro delle fiabe. Luca aprì il libro alla prima pagina. C’era un altro post-it. Questa volta era verde fluorescente. -Buo... buon... buon...- porse il libro al fratello -Alex, leggi tu- -Buona lettura, nonna Agatha-
Dopodiché, nessuno parlò con la voce, ma tutti parlarono con i loro occhi meravigliati e i loro larghi sorrisi. Misero semplicemente il mio libro nello zainetto di Tommaso e uscirono dal laboratorio di mio marito. Prima di uscire, però, gli diedero un altro sguardo. Salutarono quegli inquietanti volti di legno e tutti quei simpatici animaletti. Salutarono anche la scrivania disordinata e la cieca finestra polverosa. Dopo aver chiuso di nuovo a chiave la porta, si diressero di nuovo verso i loro genitori, che non si erano mossi da lì, forse intenti a immaginare le ragioni per cui i loro figli scappassero sempre da qualche parte quando meno se lo aspettavano. Appena videro Alex, Luca, Ginevra e Tommaso tornare indietro, cominciarono di nuovo a ficcare il loro lunghissimo naso nelle faccende degli altri –Si può sapere dove siete andati questa volta? - -Ehm...- disse Ginevra. -Luca aveva dimenticato il cappello- disse Alex -Ma non è ver...- Alex gli tappò la bocca in tempo. -Ehi, ragazzi- disse Tommaso ad un certo punto, mentre stavano entrando in macchina –Qui c’è un altro post-it. - Luca, Ginevra e Alex gli si avvicinarono. Tommaso teneva il libro aperto in mezzo, ma lo spazio riempito di parole occupava solo due facciate e qualche riga. Sembrava un racconto incompleto. Questa volta, il post-it era di un bell’arancione acceso, e le parole erano scritte sempre in penna nera. Tommaso lesse sottovoce quelle parole -” Per uno scrittore, una delle cose peggiori che possano accadere è non fare in tempo a terminare un’opera” - -Ci sta chiedendo di finirla noi? - chiese Ginevra -Credo proprio di sì- rispose Alex E fu proprio così. È la storia che avete appena finito di leggere.

Fine

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