In occasione della Festa della Liberazione, i ragazzi e le ragazze del CCR hanno pensato di concentrarsi sul ruolo della donna durante la Seconda Guerra Mondiale e nella Resistenza anche a seguito degli approfondimenti svolti durante l'anno.
Il discorso è stato letto durante la cerimonia del 25 aprile, organizzata dal Comune di Olgiate Comasco martedì 26 aprile nell'auditorium del Medioevo.
Le partigiane e Anna Ferrario
Nell’Italia del Nord le donne delle famiglie antifasciste parteciparono alla Resistenza grazie al fatto che, almeno nei primi tempi, i nazifascisti erano talmente convinti che tutte fossero timorose casalinghe votate al focolare domestico da lasciare alle donne maggiore libertà anche di movimento rispetto agli uomini. Nel 1944 numerosi prefetti vietarono l’uso della bicicletta agli uomini, ma non alle donne, perciò i partigiani cominciarono a utilizzarle come “staffette”, ovvero le incaricarono di portare ordini, manifesti, pezzi di ricambio delle radio e delle armi da una parte all’altra delle città o dalle città alle campagne.
A ogni posto di blocco venivano perquisite e contava molto essere carine, tenere i nervi a posto, saper scherzare con i militari, farli sorridere, distrarli dalle ceste dove, sotto i panni da bucato, il carbone, le cipolle, erano nascosti i materiali proibiti per i quali si veniva arrestati, torturati, fucilati.
La tensione logorava i nervi, ma le ragazze non potevano fare a meno di pensare che, fino a un anno prima, non avevano nemmeno il permesso di uscire sole, mentre ora stavano rischiando la vita per un ideale.
Gli uomini, anche tra i partigiani, continuavano a primeggiare, ma le donne della Resistenza erano pienamente consapevoli dell’importanza del proprio ruolo e, se venivano rimproverate per aver preso un’iniziativa, non esitavano a rinfacciarlo ai propri comandanti, che a volte erano i loro padri o i loro fratelli.
C’erano anche le ragazze che sparavano: in montagna facevano parte delle brigate partigiane impegnate nei combattimenti, in cui alcune morirono, altre vennero catturate vive, torturate e fucilate: come gli uomini.
Adesso racconterò brevemente la storia di una partigiana: Anna Ferrario.
Anna Ferrario, anche chiamata Anna la Rossa, è una donna centenaria di Appiano Gentile che ha partecipato attivamente alla Seconda Guerra Mondiale con il ruolo di partigiana.
Anna Ferrario ha dichiarato di aver iniziato il suo impegno politico quasi per caso avvicinandosi grazie al fratello che lavorava a Sesto San Giovanni. Entrò a far parte del partito comunista a 25 anni e fu iscritta dal 1945 fino al suo scioglimento.
Iniziò il suo ruolo da partigiana semplicemente distribuendo per il paese, insieme ad alcuni compagni, i volantini di propaganda che arrivavano da Milano. Diventò presto staffetta: con la sua bicicletta consegnava anche medicinali, soldi, pane e altri viveri.
Ecco un pensiero di Anna:
“Tante cose sono cambiate. Per me il comunismo rappresenta l’uguaglianza, l’aiuto rivolto agli altri. Con il passare del tempo però ne sono rimasta delusa: troppe differenze, troppe divisioni. Ancora oggi, invece, è necessario rimanere uniti”.
Alessandro Mascellani, sindaco junior
Per l'occasione, i ragazzi di terza hanno realizzato delle originali coccarde tricolori che hanno indossato durante la cerimonia e hanno intonato tutti insieme canti di resistenza, speranza e pace.
Nessun commento:
Posta un commento