lunedì 28 marzo 2022

CULTURA E SALUTE - Quando l'arte diventa solidarietà

Intervista all'artista Alessandra Carloni, autrice del murales sulla cabina E-distribuzione accanto alla palestra comunale di Olgiate Comasco.

- Come si chiama?   

Mi chiamo Alessandra Carloni.

- Che professione svolge? 

Sono una pittrice.

- Perché ha scelto di realizzare questo murales? 

Perché è stato commissionato dall’Avis ed è in collaborazione con la galleria d'arte Galp, per ricordare i sessant'anni della sezione autonoma dell'Avis di Olgiate, festeggiati sabato 19 marzo.

- Cos’è rappresentato?

Rappresenta quattro ragazzi legati da un filo rosso, che parte da un cuore ricamato in pizzo di Cantù, trasformato in un ingranaggio e arriva fino a una mongolfiera contenente una goccia di sangue, simbolo della donazione. Lo stile usato è quello che mi rappresenta di più: onirico, surreale e fiabesco, legato alla mia passione per i Manga. Le figure rappresentate sono giovani, perché l’Avis si pone l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni.

                                   

- Che significato ha?

Vuole mostrare quanto sia importante donare il sangue. 

- Che tipo di colori sta usando?  

Sto usando delle vernici acriliche e al quarzo, resistenti agli ambienti aperti.

- Perché nella sua vita ha scelto di dipingere?  

Ho iniziato a capire che mi piaceva esprimermi attraverso i Manga, infatti se guardate i miei murales notate subito che la tecnica che uso è simile a quella di questi fumetti. Ho studiato all’accademia di Belle Arti di Roma e mi sono laureata in Storia dell’Arte contemporanea all’Università “La Sapienza” di Roma.

- Che emozione Le dà lavorare?

Mi dà un'emozione fisica quando dipingo sui muri e più intima quando sono da sola nel mio studio a disegnare e dipingere. 

- Quanti murales ha realizzato? 

Penso 200 ma è difficile dirlo perché non li conto…

- Qual è il suo preferito?

Non ho murales preferiti ma quelli che sono stati più belli da realizzare sono stati quelli di alcuni quartieri "difficili" di Napoli e quelli nei borghi. 

- Qual è stato il più complicato da realizzare?

Non ce ne è mai stato uno più difficile dell'altro, ma ognuno è complicato a modo suo, e quelli che all'apparenza sembrano più facili magari sono i più difficili. Bisogna sempre affrontare difficoltà logistiche o di reperibilità dell'acqua ad esempio.  Dell’arte urbana apprezzo che abbia un tempo limitato per ovvi motivi, definito da un inizio e una fine.  Mi dedico anche alla pittura su tela nel mio studio ma è un lavoro completamente diverso.

- Ai ragazzi consiglia di iniziare questo percorso? Perché?  

Sì, lo consiglio perché la pittura apre al mondo e permette a una persona di raccontarsi. Allo stesso tempo, per diventare artisti bisogna crederci, avere passione e trovare il proprio linguaggio attraverso l’arte.

- Grazie di aver risposto a queste domande e per aver abbellito Olgiate!

Grazie a voi per essere venuti!


Intervista a cura dell'assessore alla Cultura Elisa Bomba (seconda A) e dei delegati alla Salute Arianna Desiante e Filippo Volonà (seconda C)


Nessun commento:

Posta un commento