Intervista all'artista Alessandra Carloni, autrice del murales sulla cabina E-distribuzione accanto alla palestra comunale di Olgiate Comasco.
- Come si chiama?
Mi chiamo Alessandra Carloni.
- Che professione svolge?
Sono una pittrice.
- Perché ha scelto di realizzare questo murales?
Perché è stato commissionato dall’Avis ed è in collaborazione con la galleria d'arte Galp, per ricordare i sessant'anni della sezione autonoma dell'Avis di Olgiate, festeggiati sabato 19 marzo.
- Cos’è rappresentato?
Rappresenta quattro ragazzi legati da un filo rosso, che parte da un cuore ricamato in pizzo di Cantù, trasformato in un ingranaggio e arriva fino a una mongolfiera contenente una goccia di sangue, simbolo della donazione. Lo stile usato è quello che mi rappresenta di più: onirico, surreale e fiabesco, legato alla mia passione per i Manga. Le figure rappresentate sono giovani, perché l’Avis si pone l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni.
- Che significato ha?
Vuole mostrare quanto sia importante donare il sangue.
- Che tipo di colori sta usando?
Sto usando delle vernici acriliche e al quarzo, resistenti agli ambienti aperti.
- Perché nella sua vita ha scelto di dipingere?
Ho iniziato a capire che mi piaceva esprimermi attraverso i Manga, infatti se guardate i miei murales notate subito che la tecnica che uso è simile a quella di questi fumetti. Ho studiato all’accademia di Belle Arti di Roma e mi sono laureata in Storia dell’Arte contemporanea all’Università “La Sapienza” di Roma.
- Che emozione Le dà lavorare?
Mi dà un'emozione fisica quando dipingo sui muri e più intima quando sono da sola nel mio studio a disegnare e dipingere.
- Quanti murales ha realizzato?
Penso 200 ma è difficile dirlo perché non li conto…
- Qual è il suo preferito?
Non ho murales preferiti ma quelli che sono stati più belli da realizzare sono stati quelli di alcuni quartieri "difficili" di Napoli e quelli nei borghi.
- Qual è stato il più complicato da realizzare?
Non ce ne è mai stato uno più difficile dell'altro, ma ognuno è complicato a modo suo, e quelli che all'apparenza sembrano più facili magari sono i più difficili. Bisogna sempre affrontare difficoltà logistiche o di reperibilità dell'acqua ad esempio. Dell’arte urbana apprezzo che abbia un tempo limitato per ovvi motivi, definito da un inizio e una fine. Mi dedico anche alla pittura su tela nel mio studio ma è un lavoro completamente diverso.
- Ai ragazzi consiglia di iniziare questo percorso? Perché?
Sì, lo consiglio perché la pittura apre al mondo e permette a una persona di raccontarsi. Allo stesso tempo, per diventare artisti bisogna crederci, avere passione e trovare il proprio linguaggio attraverso l’arte.
- Grazie di aver risposto a queste domande e per aver abbellito Olgiate!
Grazie a voi per essere venuti!
Intervista a cura dell'assessore alla Cultura Elisa Bomba (seconda A) e dei delegati alla Salute Arianna Desiante e Filippo Volonà (seconda C)
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