Per conoscere meglio l'argomento di cui si sta occupando, il delegato alla salute Davide Izzo ha incontrato un medico che ringraziamo per la sua disponibilità.
Ecco l'intervista completa.
-Qual è il suo nome e quanti anni ha?
Mi chiamo Salvatore Iervolino e ho 42 anni
-Da quanto tempo svolge la sua professione?
Svolgo la mia professione da circa 20 anni.
-Dove lavora e in che reparto svolge il suo lavoro?
Lavoro presso la casa di comunità Napoleona a Como da 3 anni nel reparto di
reumatologia.
-Che studi ha svolto per questa professione?
Ho conseguito una laurea in medicina e una specializzazione in reumatologia.
-E’ stato anche all’estero per studi o per svolgere il suo lavoro?
No, non sono mai stato all’estero per studio o lavoro.
-Cosa le ha fatto scegliere questa professione? C’è stato un evento particolare?
Ho scelto questa professione perché mio padre lavorava in ospedale e mi ha fatto
appassionare alla medicina.
-Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi del suo lavoro?
L’aspetto positivo del mio lavoro è avere la possibilità di curare le persone, mentre quello
negativo è lo stress della responsabilità in caso di errori.
-Consiglierebbe ai ragazzi di oggi questa scelta professionale?
No, sinceramente non consiglierei questa professione ai ragazzi di oggi.
- Com’è il sistema sanitario italiano? E com’è cambiato nel tempo?
Il sistema sanitario italiano è abbastanza buono, purtroppo però si sta evolvendo sempre
di più verso la privatizzazione dei servizi.
-Come considera il sistema sanitario italiano rispetto agli Stati europei o ad esempio alla
vicina Svizzera e rispetto agli Stati Uniti?
In Italia, fortunatamente, il sistema sanitario è ancora accessibile a tutti senza distinzioni
né sociali né economiche.
-Cosa possono fare i cittadini per aiutare o sostenere la sanità oggi?
Secondo me, i cittadini possono collaborare di più soprattutto nei casi di sovraffollamento
delle strutture sanitarie cercando di avere buon senso e rispetto per tutti.
-C’è un aneddoto particolare che vorrebbe raccontarci?
Più che un aneddoto, perché sui pazienti e malati è difficile trovare aneddoti, vorrei dirti
una frase che mi ha guidato in questi anni di lavoro.
Si tratta di una frase di San Pio (Padre Pio) da Pietrelcina quando inaugurò la “Casa
sollievo della sofferenza” a San Giovanni Rotondo: “E’ meglio un topo tra due gatti che un
malato tra due medici”.
La sua osservazione mette in luce e in discussione l’ego dei medici, è molto facile per un
medico criticare e contestare le osservazioni di un collega piuttosto che mettere in primo
piano il bene del paziente.
Questa frase mi ha sempre guidato cercando di essere umile e di non contestare sempre
la diagnosi di un mio collega, cercando di essere meno egocentrico.
Davide Izzo, seconda C
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