martedì 4 gennaio 2022

RACCONTI D'AVVENTURA

L’AVVENTURA NELLA FORESTA

DI DANIEL MAURI 2B

Io sono Francis Drake, sono un pirata alto, robusto, coraggioso e quando devo fare qualcosa lo faccio. Sono vestito come un classico pirata: orecchini, cappotto con i bottoni, pantaloni larghi e scarpe nere. Un giorno io e la mia ciurma, composta da cinque uomini, abbiamo rapinato tre sfortunati. Peccato che loro ci inseguivano e quindi eravamo noi che dovevamo scappare!
Siccome avevo una nave nel porto vicino, avevamo preso quella e dopo trenta minuti avevamo raggiunto una delle isole più sperdute e pericolose dell’oceano Atlantico: l’isola di Anglorê.
Infatti era un’isola terribile: grande, puzzolente, disabitata e ricoperta da una impenetrabile foresta pluviale. Eravamo scesi in fretta e furia, correndo negli immensi lunghi tratti di foresta. Avevamo visto animali di tutti i colori e specie. Improvvisamente davanti a noi comparvero una decina di coccodrilli affamati: stavo quasi per svenire dalla paura! Non avevamo nessuno a cui chiedere aiuto e gli sforzi di combattimento con le spade non erano serviti a nulla. Successivamente mi ero ricordato che i tre poveretti ci stavano inseguendo e quindi prima o poi sarebbero arrivati sull’isola. Intanto noi ci eravamo nascosti da quei feroci rettili. Dopo due ore e mezza sbucarono dal fitto fogliame tre uomini e io con grande coraggio e cortesia avevo detto loro: “Aspettate un attimo! Io vi ridarò gli oggetti rubati e voi ci aiuterete ad uscire da questa terribile isola”. Accettarono volentieri e ci dissero che possedevano una mappa dell’isola di Anglorê che diceva che in essa si nascondeva un tesoro! Io basito avevo risposto: “Magnifico! Adesso sconfiggiamo i coccodrilli che ci vogliono uccidere e dopo cerchiamo il tesoro!”.
Correndo avevamo raggiunto lo stagno dei coccodrilli e con un breve scontro li avevamo uccisi, infilzando all’interno dei loro corpi le spade. I tre uomini ci avevano mostrato la mappa e avevamo iniziato a seguire il percorso indicato. Dovevamo correre altrimenti saremmo morti uccisi dai terribili animali e dovevamo attraversare un fiume fangoso. Dopo un bel po’ di tempo avevamo raggiunto un’imponente roccia, dove, secondo la mappa, doveva essere nascosto il tesoro. Avevamo spaccato la roccia utilizzando altre rocce di dimensioni mediocri e davanti a noi splendeva ora un tesoro dorato! Mentre lo stavo aprendo uscì una creatura che mai mi sarei aspettato: una anaconda lunga una dozzina di metri! Avevamo provato ad ucciderla, ma erano stati sforzi vani; avevamo provato a scappare, ma lei era sempre più veloce di noi; avevamo provato a nasconderci, ma lei ci aveva visto con la sua acuta vista. Non ci restava che attraversare il fiume, ma saremmo probabilmente morti divorati dai caimani con i denti aguzzi, il doppio dei nostri. L’avevamo fatto lo stesso e per miracolo il serpente non ci aveva più seguiti; dopo trenta battiti di ciglia avevamo raggiunto la nave.
Senza neanche esitare un secondo eravamo saliti e lo stesso tempo che avevamo impiegato per arrivare lo abbiamo impiegato anche per tornare al porto. C’eravamo divertiti in una maniera tale che eravamo diventati amici e avevamo deciso di scrivere un libro dove raccontavamo l’avventura compiuta. Il libro si intitola: “Francis Drake e la compagnia degli otto”.

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