giovedì 5 dicembre 2019


LEONARDO DA VINCI E LE SUE MACCHINE

Il giorno 21 Novembre 2019 io, Filippo e Marco ci siamo recati nell’aula della nostra scuola per assistere alla presentazione su Leonardo Da Vinci curata da Damiano Lurati insegnante delle scuole superiori.
Durante questa presentazione ci è stata spiegata la vita di Leonardo Da Vinci, dalla nascita alla morte con le sue più grandi opere culturali e architettoniche. E in più ci sono state illustrate anche le sue più grandi invenzioni a livello civile e militare come: l’argano, la draga, il filatoio, le chiuse, l’automobile e il carro armato.
Ci è stato detto che la vita di Leonardo è stata molto lunga. Infatti Leonardo è nato il 15 aprile 1452 ad Anchiano da Ser Piero e da Chataria, in italiano Caterina.
Durante il 1453 viene allontanato dalla madre e in questo periodo fino al 1458 vive presso il nonno, Ser Antonio che lo fa crescere. Purtroppo Ser Antonio nello stesso anno muore per cause incerte e così nel 1469 si trasferisce con tutta la famiglia a Firenze.
Nel periodo Fiorentino Leonardo inventa delle macchine da cucina. Come la macchina per impastare, la poclea per trasportare l’acqua e infine anche la macchina da stampa che era stata inventata in quel tempo.
Successivamente il genio di Leonardo riesce perfezionare anche la sega idraulica e durante questo periodo compone i primi studi per la macchina volante che prova a costruire ma senza successo.
Nel 1482 Leonardo si trasferisce da Firenze a Milano alla corte di Ludovico il Moro, dove lavora a macchine militari o ad opere di ingegneristica civile. Nel 1485 inizia gli studi sulla città ideale e nel 1488 inizia gli studi sull’anatomia umana. Verso la fine della presentazione ci è stata illustrata l’applicazione di Leonardo Da Vinci per cellulare, chiamata Leonardo3DaVinci, che permette di vedere le macchine leonardesche con la realtà aumentata semplicemente inquadrando una loro immagine con il proprio smartphone.
Infine per mettere in pratica quanto detto sul volo ci hanno fatto fare degli aeroplanini di carta che abbiamo fatto volare per tutta l’aula, finendo il laboratorio in bellezza.

Andrea Cancellieri e Filippo Totta 3A


lunedì 25 novembre 2019

A SCUOLA CON LEONARDO

Giovedì 21 novembre, dalle ore 9 alle ore 11, in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, le classi 2'A, a cui appartengo, e 2’D si sono recate nella biblioteca della scuola per partecipare a un progetto, ideato lo scorso anno da Simone Testa e dai delegati alla cultura del nostro CCR e patrocinato dalla biblioteca, che si proponeva di presentare ed approfondire la figura del grande personaggio del Rinascimento.

Risultati immagini per leonardo da vinci

Appena arrivati in biblioteca, il professor Damiano Lurati si è presentato e ha introdotto Leonardo da Vinci attraverso una sua presentazione sulla LIM.
Ci ha parlato di Leonardo come del più grande genio dell’umanità ed ha elencato tutti i campi in cui eccelleva: architettura, pittura, scienza, ingegneria… Lurati ci ha raccontato che il maestro era nato a Vinci, un paese vicino a Firenze, il 15 Aprile 1452, da un notaio, Ser Piero, e da una contadina.
Ci ha illustrato, inoltre, alcuni dei suoi progetti e delle sue invenzioni tra cui il paracadute, il cannone, le porte vinciane, l’automobile a molle… Che funzionavano benissimo, mentre altre, come l’ornitottero, la vite aerea, il carro armato… che a differenza delle prime non funzionavano, soprattutto per il loro peso.
Il prof ci ha mostrato poi un’applicazione per smartphone chiamata "Leonardo 3Da Vinci" che permette di vedere le invenzioni di Leonardo in 3D sul cellulare.
Dopo alcune nozioni relative al volo degli aerei, attraverso le indicazioni del docente, abbiamo costruito degli aeroplanini di carta, e ci siamo divertiti a farli volare per l’aula. 
Per concludere la sua lezione, il prof. Lurati ha regalato a entrambe le seconde un modellino di un progetto leonardesco da costruire in classe con l’aiuto dei docenti di tecnologia.

Angela Cannavacciuolo, 2'A

LETTERA DI SALUTO DEL SINDACO JR ENTRANTE

Mi chiamo Daniele Maiera, sono un alunno della classe II E e sono stato scelto come nuovo Sindaco del Consiglio Comunale Ragazzi.
Parlo anche a nome di tutti i compagni che collaboreranno con me in questa avventura.

Sono consapevole che il ruolo che ci è stato affidato richiede impegno e senso di responsabilità, però nel contempo siamo felici per la fiducia che ci è stata accordata.

Penso che l’esperienza del Consiglio Comunale Ragazzi sia un’opportunità importante per la nostra crescita personale e sociale, poiché ci avvicina al mondo degli adulti e ci permette di dare un contributo alla vita della Scuola e della Comunità.

Questa per noi è anche un’occasione di confronto e collaborazione tra compagni di classi diverse, infatti solo attraverso il lavoro comune e condiviso è possibile raggiungere gli obiettivi prefissati.
Ringraziamo l’Amministrazione Comunale e la Scuola che ci hanno  offerto questa opportunità.
Un grazie anche alla Giunta uscente, di cui ci impegniamo a proseguire il percorso tracciato.

Daniele Maiera, sindaco jr

LETTERA DI SALUTO DEL SINDACO JR USCENTE

Buongiorno a tutti,

  sono Elena Ienco, frequento la classe 3A e sono il Sindaco junior uscente della nostra scuola.
Oggi sono qui per dare il benvenuto al nuovo sindaco, alla nuova giunta e ai delegati delle classi seconde, ma anche per salutare e ringraziare chi ha condiviso con me questa avventura:
- i miei compagni Andrea Bradanini, Mirko Esposito, Irene Porrazzo, Beatrice Roncoroni e Simone Testa

- e i delegati: Giulia Ghidelli e Simone Riggi (3’B); Rebecca Bertotto e Simone Gagliano (3’C); Emi Cappelletti e Luigi Procopio (3’D); Denise Aramini e Francesco Forlani (3’E); Brisejda Ngota e Matteo Valenti (3’F)

Vorrei ricordare brevemente quanto fatto quest’anno con il CCR:

    •    Con fatica ma anche con soddisfazione abbiamo riproposto la merenda sana, cercando di sensibilizzare gli alunni a stili alimentari più salutari di quelli che normalmente usiamo.

    •    Abbiamo prima studiato Leonardo da Vinci e il Rinascimento e poi, in occasione dell’anniversario dei 500 anni dalla morte del grande maestro, abbiamo pensato di organizzare dei laboratori a scuola che approfondissero la sua figura e il suo genio. Si stanno svolgendo proprio in questi giorni.

    •    Abbiamo proposto a tutte le seconde di approfondire dei temi legati alle giornate internazionali con la produzione di cartelloni che raccontassero il lavoro fatto. La mia classe ha approfondito i temi dei diritti delle donne e della biodiversità.

    •    Abbiamo sottolineato l’importanza della raccolta differenziata sollecitando tutte le classi a costruire propri contenitori da aggiungere a quelli già in dotazione

    •    Abbiamo lavorato alla creazione e alla cura dell’orto scolastico, in collaborazione con la prof.ssa Rossini. L’ultimo giorno di scuola abbiamo regalato ai nostri compagni di terza una piantina della nostra serra come saluto e augurio per il loro futuro.

    •    Abbiamo visionato tutte le strutture della scuola, raccogliendo informazioni e segnalando al sindaco senior tutte le problematiche, come finestre rotte, tende da sostituire o altro.

    •    Abbiamo lavorato al blog della scuola raccontando con parole ed immagini quello che via via nel corso dell’anno ci accadeva: uscite didattiche, progetti…

    •    Abbiamo chiesto che anche quest’anno il sindaco senior e la sua giunta ci sostenessero nella visita al Memoriale della Shoah di Milano.

    •    Abbiamo infine promosso nelle classi tutte le attività che si svolgevano nella nostra scuola come il progetto su Terezin, gli appuntamenti del progetto di orientamento per la scelta della scuola superiore o la Corsa contro la Fame...

Ringrazio di cuore tutti i collaboratori e il sindaco Moretti che hanno partecipato a queste iniziative, e ringrazio anche gli alunni che hanno rispettato il lavoro fatto.
Mi auguro che la nuova giunta e il nuovo sindaco portino avanti questi progetti e che ne propongano di nuovi.
Ringrazio i docenti e il preside per averci lasciato liberi di realizzare le nostre iniziative.
Durante questa esperienza ho potuto sperimentare in prima persona cosa significhi partecipare, collaborare e ottenere risultati non solo per se stessi ma anche per un’intera comunità. Sono soddisfatta di aver preso parte a questa bella esperienza.
Do la parola al nuovo sindaco al quale auguro buon lavoro.

                                                                                                                                          Elena Ienco

domenica 24 novembre 2019

GIOVANNI TARCHINI - MEDAGLIA D'ORO

Giovanni Tarchini nacque nel 1919 ad Olgiate Comasco. Egli studiò al Collegio di Gorla Minore, dopodichè nel 1939 proseguì i suoi studi alla facoltà di Scienze all’Università di Milano. Nel 1941 fu ammesso alla Scuola di Allievi Ufficiali della specialità Alpini a Bassano del Grappa, dove successivamente fu nominato sottotenente di complemento.



Giovanni Tarchini fu destinato al 6° reggimento alpini, ovvero la divisione Tridentina e assegnato alla 54° compagnia del battaglione Vestone, con il quale partì per il fronte russo a Kotowskj nel Medio Don. Fu un ufficiale di eccezionale valore e nonostante fu colpito gravemente, continuò imperterrito a combattere sul fronte con esperienza. Alla fine morì il primo settembre 1942 a causa di una raffica di mitragliatrici. Alcuni suoi alpini concittadini che si trovavano con lui al fronte, fecero ritorno a “baita”, dove fondarono in suo onore il gruppo ANA di Olgiate Comasco. Nel 1951, al suo funerale partecipò l’ eroe del Nikolajewka, ovvero il comandante Luigi Reverberi. Durante la celebrazione del funerale, fu consegnata ai genitori di Tarchini la Medaglia d’Oro al Valor Militare. 
Il comune di Olgiate Comasco gli ha intitolato in suo onore una via. 

Simone Testa 3'A

sabato 23 novembre 2019

CORRADO VENINI - MEDAGLIA D'ORO

Corrado Venini nacque il 4 gennaio 1880 da una famiglia nobile di Porlezza sul lago di Lugano.
Dopo aver frequentato il liceo Ginnasio “Alessandro Volta” di Como, entra nel corso allievi ufficiali di Modena il 29 ottobre 1898, da cui uscì con il grado di sottotenente in servizio permanente effettivo, fu assegnato al 3° Reggimento Alpini.


Nel 1903 viene promosso tenente e viene assegnato alla neo costituita compagnia sciatori, con la quale portò a termine ardite escursioni in ambito montano.
Nel 1905 si distinse durante il corso delle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto in Calabria, per il quale ricevette un attestato di benemerenza.
Nel 1912 venne decorato capitano a scelta, fu trasferito poi al 5° reggimento Alpini (battaglione Vestone) nel 1913 nel mese di gennaio prese parte alla guerra Italo-Turca partendo per la Libia dove si meritò tre encomi solenni per le azioni presso Teneduk, Assaba, Ettangi e Mduar.
Nel febbraio del 1914 rientrò in patria dove rimase solo per un anno perché dal 24 maggio 1915 prese parte con il battaglione Vestone alle azioni di guerra contro l'Austria in Val Ledro.
Nel maggio 1916 decise di rimanere con il suo battaglione per la rioccupazione dell'importante posizione di Cima Maggio, in Val Posina.
Il 18 maggio venne ferito a causa di una granata nemica durante delle operazioni di riordinamento dei reparti.
Anche se ferito continuò a coordinare e a combattere fino all'ordine di ripiegare, fu trasportato alla 35° sezione di sanità dove morì due giorni dopo, con il pensiero per la sua famiglia e per la sua patria. Prima di morire lasciò una lettera per il figlio, che perderà la vita nella seconda guerra mondiale, in cui gli esprimeva tutto il suo affetto.

Andrea Bradanini, 3'A

IV NOVEMBRE 2019

Lunedì mattina 4 novembre, in occasione delle celebrazioni per la fine della Prima guerra mondiale e della commemorazione dei caduti di ogni conflitto, tutte le classi della scuola media «Buonarroti» e le cinque quinte delle primarie olgiatesi hanno partecipato all’alzabandiera nel cortile della scuola.


Il coro di voci bianche, composto da una ventina di alunni della secondaria di primo grado e diretto dal maestro e professore di musica Armando Calvia, ha intonato l’inno d’Italia.


Poi, le terze medie e le quinte della primaria hanno raggiunto il Medioevo in corteo, aperto dal gonfalone del Comune di Olgiate e seguito dai labari delle associazioni presenti, e hanno preso parte alla cerimonia ufficiale. Il primo intervento è stato affidato al sindaco Simone Moretti che ha esortato all’assunzione di responsabilità e all’impegno in prima persona per il bene comune. «Mi rivolgo ai ragazzi con le parole del presidente Sergio Mattarella: “Quei momenti oscuri, il tempo e le sofferenze delle due guerre mondiali, a voi ragazzi, coetanei di tanti caduti di allora, sembrano remoti. Ma rammentate sempre che soltanto il vostro impegno per una memoria attiva e vigile, del dolore e delle vittime di quei conflitti può consolidare e rendere sempre più irreversibili le scelte di pace, di libertà, di serena e rispettosa convivenza tra le persone e tra i popoli”».

Poi il cerimoniere Giuliana Casartelli ha dato la parola al Consiglio comunale dei ragazzi della scuola media. La Giunta, dopo aver spiegato il significato della celebrazione, ha presentato le biografie di due alpini comaschi, medaglie d’oro al valor militare, Corrado Venini e Giovanni Tarchini, e ha riproposto la lettera che Corrado dal fronte scrisse al figlio Giulio, anch’egli medaglia d’oro nella Seconda guerra mondiale, nella quale lo esortava a cercare il bene e a farne agli altri, a essere sempre onesto e ad amare la libertà propria e altrui.


A seguire, gli studenti del «Terragni» hanno affrontato il tema della Grande Guerra attraverso «interviste» ai suoi protagonisti, uomini e donne. In conclusione, il gruppo Alpini ha presentato l’argomento della borsa di studio per le quinte della primaria: «Immagina di mandare un WhatsApp, anche con immagini, a un amico spiegandogli i valori alpini di memoria e solidarietà che da 100 anni caratterizzano le Penne nere».

I ragazzi di terza



sabato 16 novembre 2019

A CENA CON LEONARDO

Venerdì 8 novembre noi, classe III D, ci siamo diretti a Milano per ammirare il Cenacolo Vinciano, un’opera dipinta sul muro di quello che fu il refettorio del monastero domenicano, di fianco al santuario di Santa Maria delle Grazie.


Ci siamo ritrovati alle 6:45 alla stazione di Malnate; verso le 8:30 siamo scesi dal treno e, sotto il secondo diluvio universale, ci siamo diretti prima in un bar a fare colazione, poi verso Santa Maria delle Grazie.

Abbiamo aspettato per circa 5/10 minuti la guida che poi ci avrebbe consegnato l’audio guida.

Inizialmente, siamo entrati in un locale dove ci hanno “ripulito” da tutte le micropolveri che potevano danneggiare l’opera.

L’Ultima Cena di Leonardo è dipinta con una tecnica ideata dall’artista stesso, cioè una tecnica mista a secco su intonaco, che si rivelò uno dei più grandi fallimenti del genio rinascimentale, data la conservazione attuale di tutte le opere dipinte in questo modo

Dopo questa esperienza magica, ci siamo spostati al santuario di Santa Maria delle Grazie, sempre bagnati fino alle ossa, dove la guida ci ha spiegato le origini di quest’ultima e sotto quali signori è stata costruita.

Dopo più di 10 minuti trascorsi ad osservare la facciata della chiesa aspettando che ci facessero entrare, la guida ci ha fatto spostare al coperto fino a quando finalmente siamo riusciti ad accedere.
All'interno la struttura si presenta completamente diversa dalla facciata: è ricca di decorazioni e “finestrelle” da cui può entrare molta luce (dall'immagine non si capisce perché fuori c’era poca luce a causa del diluvio). Sono presenti anche numerosi archi, volte e colonne; lo spazio tra una colonna e l’altra è decorato con un affresco diverso.


Poi, come ultima tappa ci siamo spostati al Castello Sforzesco: non riferirò tutta la spiegazione della guida perché sarebbe eccessivamente lunga e, forse, anche noiosa, ma mi soffermerò su un particolare a mio parere significativo.


Arrivati al castello siamo entrati, sempre in compagnia della nostra guida, nel museo. Abbiamo visitato parecchie sale, fra tutte quella degna di nota, secondo me, è la Sala delle Asse.


La Sala delle Asse, chiamata così perché in età sforzesca era rivestita da assi di legno, è stata decorata da Leonardo da Vinci che, però, non l’ha mai terminata. In questa sala notiamo che le decorazioni rappresentano piante di gelso, che si ramificano e intrecciano verso il centro. Appena entrati, la guida ci ha fatto sedere e ci ha mostrato un video proiettato proprio sull'opera: meraviglioso, semplicemente meraviglioso.

Questa è stata la nostra gita a Milano, è stato emozionante e non credo che mi ricapiterà.

Giuseppe Nicosia, III D

giovedì 20 giugno 2019

RELAZIONE SULL’ESPERIENZA AL BINARIO 21 E LA MOSTRA SU TERZIN

La mattina del 22 gennaio 2019, più precisamente alle 7:15, ci siamo riuniti davanti alla palestra, in attesa del bus privato che ci avrebbe portato alla Stazione Centrale di Milano. Dopo un abbondante quarto d’ora passato al freddo e al gelo, la nostra pazienza è stata ripagata dalla veduta del mezzo di trasporto tanto atteso.
Una volta giunti al Memoriale del Binario 21, ho subito capito meglio come avvenivano le deportazioni. Le sfortunate persone venivano condotte in un’area che inizialmente era utilizzata per il trasporto merci ( posta). Per non destare sospetti il vagone dei deportati veniva sollevato da un montacarichi e attaccato alla locomotiva. Quell’entrata segreta era rimasta tale fino a quando Liliana Segre, un’ebrea italiana sopravvissuta, non ha raccontato la sua storia. E’ lei, infatti, che ha voluto la costruzione del Memoriale. Afferma che le atrocità della Seconda Guerra Mondiale sono avvenute perché a molte persone non importava ciò che stava accadendo: rimanevano indifferenti.
Questo spiega il motivo della scritta “ Indifferenza” all’interno del Memoriale. Rappresenta quindi una sorta di monito per ricordare che i colpevoli non sono solo nazisti e fascisti, ma anche le persone che potevano fare qualcosa e non l’hanno fatto.
Liliana Segre è una persona molto importante anche dal punto di vista storico, perché era presente anche quando sono state fatte le leggi razziali nel 1938 (che le negarono la possibilità di andare a scuola), ha sperimentato sia quello che significa essere deportata sia l’orrore dei campi.
Dopo la vista al Memoriale abbiamo iniziato il progetto su Terezin (un argomento sempre inerente alla Shoah), che si è concretizzato in una mostra al Centro Congressi Medioevo il 7 febbraio.
Divisa in due parti, inizialmente 6 dei nostri compagni hanno parlato di Terezin dal punto di vista storico e in seguito gli altri ( me compreso) si sono dedicati alla lettura e alla spiegazione di alcune tra le molte poesie scritte dai bambini del ghetto ( tutto questo si è ripetuto due volte sia  per la 2^A sia per la 1^A).
Per prepararci all’esposizione finale ci siamo documentati in modo approfondito dal punto di storico sull’origine del ghetto, le condizioni di vita, alcune testimonianze lasciate dai bambini e dagli insegnanti.
Inizialmente Terezin aveva la funzione  di città fortezza contro i prussiani. La fece costruire Giuseppe II d’Asburgo nel 1780 e la dedicò a Maria Teresa, sua madre. La fortezza si trova in Cecoslovacchia ed è divisa da un fiume in Fortezza Grande e Fortezza Piccola. Nella prima alloggiavano i soldati, mentre nella seconda venivano rinchiusi i prigionieri pericolosi, come Gavrilo Princip, l’artefice dell’attentato che fece scoppiare la Prima Guerra Mondiale.
Passiamo ora al ruolo che Terezin occupò nella Seconda Guerra Mondiale.
I nazisti la trasformarono in un ghetto dove rinchiudere gli ebrei della Cecoslovacchia. Successivamente, nel 1942, decisero di trasformarlo in un ghetto modello, destinato a ospitare persone con una certa rilevanza tra i cittadini. I deportati cominciarono ad aumentare in modo esponenziale, tant’è che da 28.000 passarono a 149.000 circa.
In quel luogo non c’era la benché minima privacy, le persone dormivano sul pavimento lurido, ricevevano cibo immangiabile, lavoravano fino a 12 ore al giorno.
I bambini venivano separati dagli adulti e a loro volta divisi tra maschi e femmine. Erano organizzati in gruppi ( Zimmergemeinshaft) e affidati ad adulti che si offrivano spontaneamente per questo compito. Anche se fare scuola ai bambini era severamente vietato, in molti di loro sembrava davvero morta la voglia di vivere e per far sì che questo non succedesse, gli insegnanti mettevano a rischio la propria vita per insegnare ai bambini del ghetto. Riscrivevano i libri di testo a memoria, facevano imparare i fondamenti della matematica, della grammatica, dell’ arte, della musica e del teatro. Si trattava di infondere passione e ottimismo piuttosto che far apprendere sterili nozioni. Perché educare non significa riempire un secchio ma accendere un fuoco: una verità enunciata dal filosofo francese Montaigne, applicata dai maestri del ghetto e tuttora attuale.
Alcuni insegnanti erano  Friedl Dicker Brandeis, un’artista che aiutava i bambini a superare la vita nel ghetto facendoli disegnare, Valtr Eisinger, che fece appassionare i suoi “ studenti” alla letteratura e alla poesia.
Le  composizioni venivano scritte per sfogarsi e per lasciar briglia sciolta ai sentimenti. Tra le 66 poesie, quella che mi ha coinvolto maggiormente è stata “ La Rosa”, il cui autore è sconosciuto. Si tratta di un testo breve, intenso e dal significato relativamente oscuro. Protagonista è una rosa, descritta tramite un’antitesi, come “ appassita/ vigorosa”. Un fiore sta morendo lentamente, probabile metafora della vita nel ghetto, ma emana un profumo raro e stupendo, simbolo di resistenza, speranza e forza dei ricordi per continuare a vivere. I bambini di Terezin creavano e nascondevano le loro creazioni come un seme, un tesoro, un testamento. In un certo senso il dramma della Shoah e le loro lacrime sono giunte a noi tramite colori e parole, impregnando la nostra memoria e superando pertanto il limite della morte. 

Daniel Bernasconi Classe 3^A

venerdì 7 giugno 2019

VISITA A MANTOVA, TRA ARTE E NATURA


L’undici maggio noi alunni delle classi 2^E e 2^D siamo andati a Mantova per una visita d’istruzione.
Dopo un viaggio tranquillo trascorso parlando del più e del meno, siamo arrivati a destinazione.
Ci siamo diretti immediatamente a Palazzo Ducale, dove abbiamo raggiunto la Camera degli Sposi, capolavoro del Rinascimento, attraverso un’ampia scalinata destinata un tempo al passaggio dei cavalli. Questa preziosa stanza è stata affrescata da Mantegna, e contiene degli affreschi raffiguranti la celebrazione politica e dinastica dei Gonzaga.
 Il tour è proseguito con la visita di numerose stanze del Castello, tra cui quella dedicata all’astrologia. Prima del pranzo, la guida ci ha accompagnato nel borgo antico e si è soffermata in particolare a descrivere la Casa del Mercante. Dopo il pranzo al sacco la giornata è proseguita con un rilassante viaggio in traghetto sul fiume Mincio, passando per le sue valli ricche di vegetazione. Poi, rientrati in città e  gustato un buon gelato, siamo ripartiti per Olgiate Comasco.

Francesco Forlani, 2^E.

giovedì 6 giugno 2019

LA CELEBRAZIONE DEL 25 APRILE, FESTA DELLA LIBERAZIONE

Il 25 Aprile 2019 si è celebrato il 74° anniversario della Liberazione. Con il CCR ho partecipato alla cerimonia che è iniziata con l’inno d’Italia e la presentazione delle diverse autorità presenti. Successivamente il sindaco Simone Moretti ha fatto un discorso sulla fratellanza fra i popoli. Poi è intervenuto il Sig. Ernesto Maltecca, un partigiano di 96 anni, l’ultimo superstite della 52° brigata Garibaldi contro il Nazi-Fascismo, che ha parlato della giornata del 25 Aprile.
Sono poi intervenuti anche gli studenti del Liceo Terragni di Olgiate Comasco che hanno presentato questa giornata dal punto di vista storico… Eccone una sintesi:
La Seconda Guerra Mondiale è scoppiata il 1 settembre 1939 e vide contrapposti gli Stati appartenenti al Patto d’Acciaio: Giappone, Italia, Germania ed Austria, e gli Alleati: Usa, Francia, Inghilterra e Urss. Un ruolo importante fu svolto anche dai partigiani: piccoli gruppi antifascisti, non appartenenti ad un esercito convenzionale. Erano costituiti da uomini e donne. Quest’ultime durante il fascismo si occuparono principalmente della casa, dei figli, ma nei gruppi partigiani ebbero ruoli diversi: denuncia dei fascisti, portatrici di armi e munizioni, scioperi, staffette per le informazioni.
Tra le donne partigiane si ricordano:
- Agata Pallai (08/06/1916)
Nata a Reggio Emilia, faceva parte della brigata Nero-Verdi-Cattolico, sfornava pane per le tante persone presenti nella canonica del fratello prete. Successivamente divenne una staffetta.
- Lidia Menapace (03/04/1924)
Nata a Novara, tenente partigiano ed ora senatrice a vita. Racconta che in guerra per sopravvivere occorrono: prudenza, furbizia e intelligenza.
Nella nostra zona invece si sono distinti fra i partigiani:
- Emilio Galli (1945) Viveva a Guanzate.
In quel periodo le cascine erano utilizzate come luoghi di raccolta e basi sia per partigiani che per i tedeschi. Un giorno la cascina tedesca “Loc” venne incendiata dai partigiani. I tedeschi e i fascisti infuriati per l’accaduto catturarono due giovani partigiani: Luigi Clerici ed Elio Zampiero, li torturarono e li uccisero in piazza davanti a tutti. Clerici morì subito, mentre Zampiero viene sotterrato ancora vivo. Sul finire della guerra le maestre “guanzatesi” che insegnavano gli ideali fascisti vennero umiliate e punite con la rasatura a zero dei capelli e tinte di rosso per impedire la crescita.
- Emilio Quarenzi
Nato a Cadorago. Si trasferì per lavoro in Germania, partecipò alla costruzione delle ferrovie. Durante i bombardamenti si nascondeva nei boschi, mentre i tedeschi nei bunker.
Tornando a casa si fermò a Verona, Milano e Como.
La Cerimonia si è poi conclusa con la canzone “Bella Ciao”, il ringraziamento per la partecipazione a tutti ed infine un minuto di silenzio per i caduti.

Simone Testa IIA


L'ORTO SCOLASTICO

La nostra esperienza botanica è iniziata il 3 di Maggio.
I primi lavori eseguiti sono stati la pulizia del terreno e la successiva vangatura.
Abbiamo inizialmente piantato le prime piantine scelte tra quelle che si potevano piantare visto il tempo metereologico poco favorevole.
A distanza di giorni, con l'arrivo del sole, abbiamo trapiantato anche tutte le altre.
Il nostro orto ad oggi è composto da:
- insalate    - cipolle    - melanzane        - fagiolini
- pomodori    - cetrioli    - zucchine        - spinaci
- fragole    - lamponi    - carote        - peperoncini

ha inoltre alcune aromatiche:
- origano    - timo        - basilico        - borragine
- aneto        - menta    - rosmarino

In aggiunta al nostro progetto, pensando ai nostri compagni delle classi terze, abbiamo deciso di regalare loro una piantina da orto che consegneremo negli utlimi giorni di scuola come saluto e augurio per il futuro.
Per preparare le piantine per tutti i ragazzi abbiamo preso dei vasetti e inserito in alcuni dei semi e in altri direttamente delle piccole piantine.
Abbiamo fatto una selezione tra: santoreggia, menta, rucola, basilico, piantine grasse, fregole e zucchine gialle.
Ringraziamo tutti i ragazzi che hanno collaborato portando varie piantine, l'azienda Ortoflor che ci ha donato parte delle essenze e la Professoressa Rossini che ci ha permesso di vivere questa bella esperienza.
Il nostro progetto "orto scolastico" non terminerà con la fine delle lezioni scolastiche ma dovrà essere seguito anche nel periodo estivo, organizzando dei turni per l'innaffiatura e la pulizia necessaria per ottenere un buon risultato.
Tutti troveranno "l'orto scolastico" al rientro dalle vacanze speriamo in buona salute!

Irene Porrazzo IIA







USCITA DIDATTICA PRESSO IL CENTRO DI ORIENTAMENTO EDUCATIVO DI BARZIO - SAMUELA

Samuela è una ragazza che vive in un paesino in provincia di Lecco. Ha un viso piccolo a forma di cuore. Ha una capigliatura lunga, porta i capelli sciolti e spettinati di color castano scuro. Ha la fronte alta e piccola, le labbra sono sottili e di color rosa pallido; la sua carnagione è nivea. I suoi occhi sono piccoli e di un castano chiaro spento, a volte appaiono immobili per lo stupore alla vista delle nostre azioni. Il naso richiama il profilo greco, cioè è piccolo e a punta, con minuscole narici. La bocca è larga e piccola. E’ di struttura media e la corporatura è magra. Samuela è molto simpatica e vivace, ha un buon senso dell’umorismo e ci ha accolto in un modo molto rispettoso. Ha una voce graffiante e acuta, spiegava in modo fluido; le mani sono piccole e paffute, con unghie corte. Il giorno della gita indossava un cappotto marroncino e peloso, dei jeans, delle scarpe da ginnastica e portava degli occhiali quadrati piccoli. Durante lo spettacolo aveva un mantello colorato e un particolare copricapo africano.

Testo creato da Erica Velceva, Giulia Feola, Mohamed Janah
IF

LA DESCRIZIONE DI RAYMOND

Raymond è nato in Africa, nello stato del Congo più di 30 anni fa. E' una persona molto alta e robusta. Il suo volto ha una forma regolare e su di esso è sempre stampato un bel sorriso. Ha un'espressione vivace e accogliente. Ha una fronte abbastanza alta e distesa, ha pochi capelli, ma lui dice di avere una "bellissima chioma bionda". I suoi occhi hanno un colore tendente al marrone - cioccolato ed esprimono vivacità e curiosità. All'inizio della nostra visita ha indossato una veste e un copricapo tipici dell'Africa: la veste arrivava fino alle caviglie e le braccia erano coperte. Sia la veste che il copricapo erano caratterizzati da alcune strisce arancioni, rosse, nere e bianche; sulle strisce più grandi, quelle arancioni, erano raffigurati dei disegni che rappresentavano dei volti. Nella parte centrale, di colore bianco, erano rappresentati dei disegni simili a gocce e sul copricapo si trovava una striscia verde. Poi si è cambiato e ha indossato una giacca blu - notte, una felpa di colore azzurro - scuro e dei jeans. Raymond è una persona molto simpatica, che trasmette allegria, è sicuro di sé ed è accogliente. Ha un modo di porsi con le persone che ci è piaciuto molto perché non incute timore, anzi, la sua bocca, come gli occhi, esprimono allegria. Secondo noi, Raymond è una persona da cui prendere esempio perché trasmette molta allegria.

Testo creato da: Serena Quaranta, Anass Souaidi, Noemi Calanni e Fatou Diongue.
CLASSE IF

mercoledì 5 giugno 2019

GLI STRUMENTI MUSICALI DELLE TRIBU' AFRICANE

A Barzio, nella struttura del COE, abbiamo visto gli strumenti musicali delle tribù africane, fatti per la maggior parte in legno e di diverse misure. Questi strumenti hanno una cavità nella parte inferiore che serve per far risuonare la vibrazione. Nella parte superiore sono ricoperti di pelle di animale che fa variare il suono in base alla tensione e per questo produce un gran boato.
C’è un tipo di tamburo che si mette a tracolla e viene suonato come se fosse una chitarra. Esso è fatto da una zucca vuota e da cordicelle ricavate dai tendini degli animali.
Gli strumenti sono decorati con delle conchiglie e rappresentano i momenti più belli della vita. C’è anche lo xilofono che è formato da piccole assi di legno tutte allineate che formano un tavolino. Sotto a queste assi ci sono delle zucche di diverse dimensioni che diffondono suoni diversi quando vengono colpite.
Ci sono le maracas, fatte di bambù, che possono avere diverse forme e all’interno contengono dei tappi che producono il suono.
C’è uno strumento chiamato “bastone della pioggia” che produce il suono attraverso sassolini e pezzetti di legno che quando si muovono imitano il rumore delle gocce che cadono.
Infine c’è uno strumento che si lega alle caviglie, ai polsi e al busto, muovendosi produce suono. E’ costituito da un pezzo di legno da cui partono delle corde su cui sono attaccate delle conchiglie di uguale dimensione.

CLASSE IF