giovedì 19 marzo 2020

Raccontiamoci una storia - I RACCONTI

IL GRANDE IMPERO DI PAGNAROK, di Andrea - 1'D

Tanto tempo fa la città di Odyssey era il centro dell’impero di Pagnarok. Era un impero vastissimo, dove governava Connor, un ragazzo di undici anni, che aveva preso il potere dopo che il padre era morto. Enzo, Alan e Alexios erano i suoi amici più fedeli, provenienti da una nobile famiglia della città.
Tutti vivevano tranquilli. Ogni giorno verso sera gli abitanti si riunivano al centro della città per sfidarsi a vicenda in una partita di calcio magico: all’interno del campo c’erano quattro armadilli magici che erano autonomi e rotolavano per il campo, i giocatori dovevano riuscire a calciarli per mirare un bersaglio, da cui usciva una palla d’oro con la quale si doveva fare goal per vincere.
I vincitori erano sempre Connor e i suoi amici.
In un altro impero vicino c’era il nemico più acerrimo di Connor, che nessuno era mai riuscito a vedere, perché nascondeva la sua identità. Aveva il dono dell’invisibilità quindi nessuno lo vedeva ma tutti sentivano la sua presenza quando si avvicinava.
Il potere di Connor era l’invulnerabilità, ogni volta che qualcuno lo feriva lui guariva subito.
Enzo aveva la super velocità, Alexios aveva i raggi laser e Alan aveva il potere dell’elettricità.
L’obiettivo del nemico era quello di conquistare tutto Pagnarok. Da secoli ci provava, ma non era mai riuscito nell’impresa.
Un giorno il nemico attaccò Odyssey con tutto il suo esercito di scagnozzi spettri. Ognuno aveva come arma una pistola che sparava fuoco, erano sicuri di vincere la battaglia e conquistare tutto l’impero.
Il nemico iniziò ad attaccare la città, ordinando di sparare il fuoco e bruciò le mura. Riuscirono a fare un buco nelle mura e entrare nella città.
Connor subito se ne accorse e fece scattare l’allarme. Da una torre di avvistamento vide gli scagnozzi del suo acerrimo nemico e sentì la sua presenza nella città. Non riuscì a vederlo perché aveva il dono dell’invisibilità.
Connor chiamò a raccolta il suo esercito, gli scagnozzi ombra, per difendere la città.
Iniziò così la battaglia. Gli scagnozzi spettri iniziarono a sparare il fuoco e a incendiare alcuni edifici, quelli ombra si difesero dando delle scosse elettriche a tutti i nemici.
A metà della battaglia gran parte dell’esercito di Connor era morto. Connor si nascose dietro a un albero un po’ isolato. A un certo punto sentì una strana presenza avvicinarsi e senti una voce: “Connor sono il tuo nemico, ormai il tuo impero è nelle mie mani”. Connor rispose: “Non è detta l’ultima parola. Facciamo una sfida: chi questa sera vincerà la partita di calcio magico conquisterà automaticamente l’impero dell’altro.” Connor era sicuro di vincere.
Arrivò la sera e si riunirono tutti per vedere la grande sfida. La squadra di Connor era pronta e anche quella del nemico. La partita iniziò e all’inizio la squadra di Connor era in netto vantaggio. Poi però la squadra degli spettri prese il pallone e riuscì a colpire il bersaglio per ottenere la palla d’oro. Gli bastava solo fare gol per vincere e conquistare tutto Pagnarok. Connor era preoccupatissimo, ma per fortuna arrivò in suo aiuto Mida, il suo fedele ghepardo dagli occhi verde acqua. Mida con la sua agilità scartò gli avversari e prese il pallone d’oro, riuscendo a fare gol.
Aveva salvato Connor, Odyssey e tutto Pagnarok. Proprio alla fine il nemico sconfitto si mostrò per l’umiliazione. Era Zelda, ex migliore amico di Connor.
Zelda e i suoi scagnozzi se ne andarono umiliati di aver perso non solo la partita ma anche il loro impero.
Connor era al settimo cielo, aveva protetto Pagnarok e aveva conquistato l’impero nemico.
La sera stessa per festeggiare fecero un aperitivo con tutti gli abitanti e fecero anche i fuochi d’artificio.

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