LA MALEDIZIONE INVISIBILE di Giorgia - 3'E
Finalmente arrivò il 15 luglio.
Era una splendida giornata estiva: il sole splendeva, il cielo era terso, di un colore celeste acceso e un leggero venticello muoveva le foglie degli alberi rigogliosi. Era un giorno come gli altri a Colville, ma non per Liam. Oggi era il suo quattordicesimo compleanno. Lo aveva aspettato con molto entusiasmo negli ultimi giorni: ora l’attesa era finita.
Aveva programmato per filo e per segno la giornata.
Il mattino, dopo aver fatto promettere alla mamma che non lo avrebbe svegliato e lo avrebbe fatto dormire fino a quando avesse voluto, sarebbe andato a trovare i suoi nonni e avrebbe mangiato da loro. Dopodiché, sarebbe tornato a casa e avrebbe finito i preparativi per la sua festa di compleanno. Aveva invitato molte persone, perché sua mamma ci teneva tanto, in realtà a lui importava solo dei suoi due migliori amici: Cole e Victoria. Loro tre si conoscevano fin dai tempi della scuola dell’infanzia e non avevano mai smesso di essere amici, anzi, fin da subito erano diventati inseparabili. Il loro era un legame profondo e, dopo quello che era successo quel 15 luglio, era diventato ancora più forte. Ma… una cosa per volta.
Quando Liam arrivò dai suoi nonni paterni, fu accolto con gioia. Con grande piacere si accorse che la nonna per pranzo aveva preparato la pizza, e la pizza della nonna... lo sapeva quanto fosse gustosa! Si misero a tavola, parlarono del più e del meno, ridendo e scherzando. Alla fine del pasto, il nonno si alzò e prese un pacchetto avvolto in una carta rossa brillante a quadrati blu ciano. Glielo porse, e Liam lo scartò vivacemente: era curioso, come sempre, di conoscere il contenuto. Vide che il regalo era un libro. Era davvero molto felice, lui adorava leggere. Era un libro di avventura, lo avrebbe letto sicuramente insieme a Victoria e Cole. Sì, perché anche loro amavano leggere, si prestavano i libri a vicenda fin dalla scuola elementare e passavano ore e ore durante le vacanze estive in biblioteca. Ringraziò caldamente il nonno e la nonna e, dopo aver mangiato il dolce, li salutò, poi si mise in cammino verso casa. Per strada non c’era molta gente, infatti a Colville d’estate andavano tutti nelle case di vacanza. Arrivò presto a casa sua.
Mancava solo un’ora alla festa ed era impaziente che iniziasse. In quel breve lasso di tempo, decise di sistemare un po’ la sua camera. Non era mai stato molto ordinato e odiava metterla a posto, infatti lo faceva solo quando era strettamente necessario. Il tempo passò in fretta e, ben presto, iniziarono ad arrivare i primi invitati. Giunsero per primi Rachel e Julie, poi Sam, Mark, Ben e tanti altri ragazzi e ragazze, tra cui riconobbe subito Victoria, con i suoi lunghi capelli lisci color carota che la distinguevano dagli altri. Quando la chiamò lei si voltò, gli rivolse un gran sorriso e venne ad abbracciarlo esclamando: “Buon compleanno, Liam!”. Cinque minuti dopo, intravide il suo amico Cole, che mangiava un biscotto voracemente.
La festa trascorse tranquilla. Arrivò il momento della torta e se la gustarono: subito dopo Liam aprì i regali. Dai suoi amici ricevette vestiti, libri e un profumo, ma quelli che gli piacquero di più furono naturalmente i libri donati da Cole e Victoria.
Quando fu sera, gli invitati tornarono a casa, ringraziando per la festa e facendo ripetutamente gli auguri a Liam. Rimasero solo Cole e Victoria, che sarebbero stati a cenare da lui ed infine avrebbero guardato un film, rimanendo anche a dormire.
Il momento di cenare giunse presto. Fecero arrivare una pizza e la gustarono parlando con i genitori di come fosse andata la festa e di cosa avessero fatto.
Finito il pasto, i ragazzi si ritirarono in camera, discutendo sul film da vedere in serata, quando Liam sentì sua madre urlare giù dalle scale: “Liam! Potresti venire un attimo?”. Il ragazzo scese subito. Arrivato in cucina, si trovò la mamma seduta al tavolo, con il papà accanto. A quel punto suo padre tirò fuori da sotto il tavolo un pacchetto incartato con un foglio di giornale e, in modo pacato, gli disse: “Noi volevamo darti questo…”, quindi glielo porse. Liam fece per scartarlo, ma sua madre lo fermò: “Aprilo quando sarai solo, noi non dobbiamo vederlo. Questo l’ha lasciato in eredità per te il tuo bisnonno Jack… e c’è anche una busta” Liam la prese, l’aprì e ne estrasse un foglio ingiallito che col tempo si era anche sgualcito.
La lettera diceva:
Caro Liam,
sono certo che se tu starai leggendo questa lettera, è perché io non ci sarò più. Quando me ne sono andato, probabilmente ti sarai chiesto se ti avessi lasciato una eredità, ed ecco a te: questo è qualcosa a cui ho tenuto moltissimo durante la mia vita. Lascio a te un oggetto per me molto speciale perché sei una delle persone a cui io ho voluto sempre bene, anche se magari non te l’ho mai dimostrato.
Vorrei dirti tante cose, ma non posso scriverle tutte su un foglio di carta, quindi mi limiterò a darti delle raccomandazioni: apri questo pacchetto solo dopo aver compiuto i tuoi quattordici anni e, soprattutto, aprilo quando sarai solo. Sono certo anche di molte altre cose, per esempio del fatto che i tuoi genitori avranno letto la lettera prima di te, e questa frase è rivolta a loro: date subito il pacco a Liam, non preoccupatevi, ma è una cosa che riguarda esclusivamente lui.
Liam, fai buon uso di questo oggetto!
Con affetto,
Il tuo bisnonno Jack
A Liam ci volle un po’ di tempo per realizzare che quella lettera l’aveva scritta il suo bisnonno Jack, quando era ancora vivo. Abitava di fianco a casa loro, eppure lui e Liam non avevano mai avuto un legame molto speciale, anzi, raramente si parlavano. Ed è per questo che gli sembrava così strano aver ricevuto qualcosa da lui. Rimpianse quasi di non avergli mai parlato molto negli ultimi anni della sua vita.
Tornò alla realtà, e disse ad entrambi i suoi genitori: “Grazie, sono felice che voi non abbiate aperto niente.” Lo guardarono con un sorriso diffidente. Continuò: “Lo aprirò appena non ci saranno più Cole e Victoria.” Mentiva, ma i suoi genitori sembrarono credergli.
L’avrebbe aperto subito davanti ai suoi amici. A loro non voleva nascondere nulla.
Arrivò in camera sua. Cole e Victoria, intanto, non si erano ancora decisi sul film, ma ora la sua priorità era aprire il pacchetto. Non aveva la più pallida idea di che cosa contenesse.
Raccontò ai suoi amici quello che era successo al piano di sotto: anche loro rimasero sbalorditi.
“Che forte! Dai, allora aprilo!” esclamò entusiasta Cole, ma tacque subito dopo uno sguardo fulminante di Victoria, che esordì: “No, Liam. Io penso che tutto questo sia una cosa che riguarda solo te e tuo nonno; noi non c’entriamo, non sarebbe giusto che…” ma Liam la interruppe: “No, io voglio che voi siate qui con me. Ne sono sicuro. Non voglio nascondervi niente.”
A quelle parole, Victoria si arrese, così Cole ne fu solo felice. Allora Liam si sedette sul tappeto al centro della stanza insieme ai due amici ed iniziò a scartare. Naturalmente capì subito che era un libro, peraltro piuttosto spesso. Era sciupato, con le pagine un po’ stropicciate, ma per il resto era intatto e nel tempo si era comunque mantenuto. Fece per leggere il titolo, ma… si accorse che la copertina era tutta di un solo colore, nero. Non c’era traccia di nessuna scritta. Prese a sfogliarlo, ma niente. Le pagine non suggerivano nemmeno l’autore. Com’era possibile?! Un libro senza titolo né autore… Questo no, non gli era mai capitato di vederlo. Alzò lo sguardo: anche i suoi amici, come lui, sembravano essere molto perplessi.
Dopo minuti a riflettere, che parvero ore, fu Victoria a rompere il silenzio: “Liam, prova a leggere qualche pagina; è chiaro che se tuo nonno ti ha lasciato in eredità un libro “senza nome” è perché vuole che tu legga il contenuto.” Liam rispose subito: “No, voglio che lo leggiate con me, ma non dite niente ai miei genitori… Accendiamo il televisore, così sembrerà che stiamo guardando un film, anche se in realtà staremo leggendo il testo.” Annuirono energicamente entrambi.
Aprirono il libro alla prima pagina e lessero la prima frase. Bastarono quelle poche parole a capovolgere tutto. Una semplicissima frase, probabilmente una formula magica, o qualche sciocchezza del genere, li catapultò in un'altra realtà. Quattro semplici parole: in un altro universo. Il libro iniziava proprio così.
Nel momento stesso in cui iniziarono a leggere a Liam cominciò a girare la testa, e così anche agli altri due ragazzi. Furono costretti a chiudere gli occhi. Il pavimento sotto di loro scomparve, ed iniziarono a vagare nel vuoto. Non riuscivano a sollevare le palpebre. Poi, una sensazione vertiginosa li prese, iniziarono a girare su loro stessi, sempre più velocemente, infine si fermarono e atterrarono sull’erba. A Liam faceva male quasi tutto il corpo. Riuscì a fatica a mettersi seduto, ma ancora non volle aprire gli occhi per la testa che gli girava. Gli sembrava di essere una palla da bowling. Dopo minuti o ore, non lo sapeva nemmeno lui, riuscì ad aprire gli occhi. Si trovavano su un immenso prato verde luminoso. Il cielo, anche lì, era azzurro, senza neanche una nuvola di passaggio. Vide Cole e Victoria intontiti: sicuramente si stavano facendo le sue stesse domande. Dove erano finiti? Come erano arrivati in quel luogo? E poi, sarebbero tornati a casa?
“Dove siamo secondo voi?” chiese Victoria confusa. Fu Cole a rispondere: “E come faccio a saperlo? Mi sto facendo la tua stessa domanda. Magari il libro era una specie di passaggio magico per entrare in un altro mondo.” “Non dire sciocchezze, questo non è possibile” ribatté Liam, ma Victoria non era molto d’accordo, ed esclamò: “Invece per me potrebbe essere. Insomma, abbiamo letto quelle poche parole, in un altro universo, e siamo capitati qui. A proposito, dov’è quel libro?”
Dov’era finito? Alla fine, dopo un po’ di ricerche, lo trovarono poco lontano da lì. Rimasero a meditare. Fu Liam a rompere il silenzio: “Forse dovremmo leggerlo tutto…”
Rumori arrivarono da lontano: si distinguevano sempre più chiaramente… un treno, lo sferragliare sempre più intenso, il fischio sempre più forte! Il terrore per quella bestia d’acciaio di cui ora percepivano la presenza, tanto era il rumore, lo sbuffare del vapore e il vento prodotto dal passaggio veloce, li assalì… eppure non c’era… non si vedeva! E, così come era arrivato e passato, si allontanò.
I tre, dopo lunghissimi minuti di smarrimento, placato il terrore, convennero coraggiosamente di incamminarsi nella direzione verso cui avevano sentito allontanarsi il treno. Fu allora che si resero conto di essere entrati in una stazione: ma intorno non c’era nulla, solo il paesaggio di campagna che li accompagnava dalla loro caduta nell’altro universo. C’erano il vociare delle persone, i fischi e i richiami del capostazione e dei capitreno e la frenesia dei passeggeri che scalpitavano accanto a loro per raggiungere le proprie carrozze… eppure, intorno, il nulla…
Fu allora che si sentì un’amichevole Voce, così gentile e calma. “Non temete: è sempre così, per tutti. Quando si arriva a Lastmo, nell’Altro Universo, si spaventano tutti. Uno di voi tre farà sicuramente parte della famiglia Barkle, era da anni che lo aspettavamo! Chi è tra voi un Barkle?”
Com’era possibile? Come facevano a sapere il cognome di Liam? I tre ragazzi non capivano e ci misero molto prima di parlare, anche perché non si vedeva nulla: a chi si sarebbero dovuti rivolgere?
Dopo lunghi attimi di riflessione, rispose Liam: “Sono io… Liam Barkle. Scusi il modo brusco, ma perché noi sentiamo voci e non vediamo nulla? È tutto così… insolito e… bizzarro. Insomma, siamo capitati qui, e non riusciamo a capire niente.”. Sospirò, era così stanco e aveva paura. Voleva solo tornare da dove erano venuti, lui e i suoi amici. La mielosa Voce interruppe i suoi pensieri: “Non preoccupatevi, per ora. Seguitemi… o beh, seguite la mia voce, e vi verrà spiegato tutto.”
La Voce, d’un tratto, iniziò a cantare. Non era esattamente un canto, ma più un suono allegro e profondo. Si muoveva. Liam, Victoria e Cole si guardarono negli occhi e si intesero dallo sguardo. Era l’unica scelta sensata che avevano quella di seguire la Voce.
Camminarono per minuti e minuti, scendendo e salendo da colline e attraversando fiumiciattoli, sempre seguendo la misteriosa Voce. Ad un tratto il canto cessò, passando al parlato: “Eccoci arrivati, aspettate qui per poco e arriverà il signore più anziano del villaggio. Lui vi racconterà tutto, ma abbiate pazienza: non si sa bene quanti anni abbia, sicuramente più di 150. Io ora devo proseguire il mio cammino, il mio lavoro si è concluso qui. Ah… buona fortuna!”
Ma buona fortuna per che cosa? “Il mio lavoro è concluso qui” cosa significava? Sapevano già dell’arrivo di Liam e dei suoi due amici e avevano organizzato tutto? A Liam sembrò di essere in un sogno: tutto questo come faceva ad essere vero?!
Passò del tempo e ad un tratto si udirono dei passi accompagnati dal rumore di un bastone da passeggio, che, Liam notò con stupore, si vedeva, al contrario della persona. Poi si sentì la voce roca e cavernosa di un uomo, probabilmente molto anziano. Doveva essere il signore di cui avevano sentito parlare prima. Disse: “Vi starete chiedendo chi io sia, ma questo non è importante. Sono il più anziano di tutto il villaggio, così ogni volta fanno raccontare a me perché siete qui e cosa dovete fare. Vedo che la generazione dei Barkle, nonostante gli avvertimenti di leggere il famoso libro da soli, ha sempre al fianco qualcuno.” Ci fu un lungo silenzio. Liam era impaziente di scoprire cosa avrebbe avuto da dirgli la burbera Voce. Continuò: “Ora, vi prego di non interrompermi, qualunque cosa voi abbiate da dirmi. Scusate, ma è già difficile per me raccontare tutto e ricordarmi di generazione in generazione i Barkle. Allora, da dove iniziare… Ah, ecco! Liam, questo è stato il tuo quattordicesimo compleanno. Hai ricevuto la lettera dal tuo bisnonno, così hai deciso di leggere il libro insieme ai tuoi amici. Dopo la prima frase vi siete trovati qui, ed ora ci sono io a raccontarvi tutto. C’è una leggenda, che alcune persone reputano un’invenzione, ma è tutta verità. Questa storia narra che centinaia di anni fa Lastmo fosse una cittadina come un’altra. Poi nacque Fred Barkle, un tuo antenato, Liam. Voleva il dominio assoluto su tutto il villaggio, allora iniziò la sua ascesa verso il potere. Ebbe sempre più seguaci che lo sostenevano, così riuscì ad arrivare al comando totale di qualunque cosa. La popolazione, però, sempre più stanca di lui, decise di non obbedirgli più. Divenuto ormai anziano, morì, ma, prima di morire, lanciò una maledizione su tutto il paese: fece diventare tutto invisibile, per sempre. Prima di andarsene, pronunciò queste parole: “D’ora in poi, la maledizione potrà essere spezzata solamente da un mio successore. Se non ce la farà potrà morire, o lasciare Lastmo sano e salvo per tornare nel proprio mondo. Se spezzerà l’incantesimo, invece, gli spetteranno gloria e felicità eterne.” Detto questo, spirò e, da quel momento, ogni Barkle riceve una lettera al suo quattordicesimo compleanno. Alcuni sono morti qui, altri invece sono riusciti a non rimanere intrappolati a Lastmo. Fino ad ora, nessuno però è riuscito a spezzare la maledizione, quindi ora tocca a te, Liam, provarci, oppure ti ho già detto cosa ti spetta. Barkle, prima di andarsene, ha aggiunto che sarebbe servito un certo oggetto, ma ancora oggi non si è scoperto di cosa parlasse. Il mio lavoro è compiuto, non servo più. Buona fortuna.”
Liam non parlava da quando la ruvida voce aveva taciuto. Era semplicemente sconvolto. Non riusciva ad esprimere quello che provava. Si sentiva anche in colpa: se avesse saputo quanto aveva appena scoperto, non avrebbe certamente portato con sé Cole e Victoria. Mille pensieri gli frullavano per la testa. Si sentiva scoppiare. Non aveva molte alternative quindi: salvare Lastmo, fuggire, oppure morire. E con lui sarebbero morti anche i suoi due migliori amici. Gli sembrava di avere un enorme peso sulle spalle. Ad un tratto incominciò a girargli la testa, si sentì le gambe tremolanti che cedevano, poi chiuse gli occhi. Si trovava sdraiato per terra, era come disconnesso da tutto. Udiva solamente da lontano delle voci indistinte che gli chiedevano se stesse bene e lo chiamavano per nome. Poi cadde nel nulla.
Liam si svegliò. Per un attimo pensò che fosse mattina, il giorno dopo il suo compleanno. Poi ricordò tutto, e trasalì. Aprì gli occhi e si tirò seduto di scatto. I suoi due migliori amici, Cole e Victoria, gli sorridevano, ma avevano gli occhi intimoriti ed erano preoccupati quanto lui.
“Stai bene, Liam? Tutto d’un tratto sei caduto e hai perso i sensi, probabilmente è stato lo shock.”, sussurrò Victoria. Liam rispose quasi subito: “Sì, sto bene. Ragazzi, mi dispiace per tutto. Sapevo che non avrei dovuto…” Cole lo interruppe, ribattendo: “No, Liam. Io sono felice di essere qui e di poterti aiutare, così come Victoria. Questo non è accaduto per colpa tua. E vedrai che si risolverà tutto: insieme ce la faremo.” A quelle parole Liam decise di cambiare argomento, perché sapeva che i suoi due amici non mentivano, infatti erano sinceri quando dicevano che erano felici di essere lì con lui. Chiese: “Per quanto tempo ho dormito?”. “Circa sei ore, ma non sappiamo nemmeno noi di preciso quanto. Non abbiamo idea nemmeno di che ore siano, avremmo dovuto portarci un orologio… Beh, se avessimo saputo cosa ci aspettava…” rispose Cole incerto. Dopo una lunga riflessione sul da farsi, Victoria parlò: “Dovremmo iniziare pur da qualche parte. Il libro è la traccia e noi dobbiamo andare avanti a leggerlo se vogliamo saperne di più.” I ragazzi annuirono e si sedettero in cerchio sull’erba verde mossa dal vento; Cole mise il libro al centro e lo aprì alla prima pagina. Il tempo di puntare gli occhi su di essa e… si accorsero che era tutta bianca. Presero a sfogliare velocemente il resto del libro. Nessuna traccia di alcuna parola. I tre amici rimasero molto stupiti. Questa non ci voleva proprio. Un attimo prima c’erano tutte le parole, stampate a piccoli caratteri, di un nero intenso e, ora, sparito tutto.
Dopo attimi di silenzio stupito, il libro si chiuse velocemente. Liam pensò fosse stato il vento, ma si rese conto che era impossibile essendo troppo pesante. Poi il volume si aprì di nuovo. Ma cos’era questo, uno scherzo? All’improvviso si udì una voce. I ragazzi si guardarono intorno: incredibile, proveniva dal libro! Diceva: “Andate dove tutto ebbe inizio, dove tutto ebbe inizio” e continuò a farsi eco, poi cessò. Di nuovo ci fu il silenzio assoluto, spezzato solo dal cinguettio di alcuni uccelli.
I tre amici avevano raggiunto un livello di stupore estremo. Tutto questo era assurdo.
“Ed ora che facciamo?” chiese preoccupata Victoria. Liam non sapeva rispondere, per fortuna ci pensò Cole: “Io credo che dovremmo ritornare dove siamo stati prima. Dove è iniziato tutto? La voce si riferisce o alla stazione o al punto del prato dove siamo atterrati. Potremmo iniziare dalla stazione, che è più vicina.”. Liam a questo non aveva pensato, ma era vero! Esclamò: “Allora è meglio se ci sbrighiamo!”. I tre ragazzi si misero subito in marcia e dopo non molto arrivarono alla stazione.
“Attenti ai treni, ascoltate il rumore da dove arriva, o potremmo morire travolti!” avvertì Victoria, e i tre amici così fecero. C’era un grande marasma, ma riuscirono lo stesso a non cacciarsi nei guai. Dopo alcuni minuti di riflessione sul da farsi, Liam, che aveva in mano il libro, notò che esso si era illuminato di una flebile luce gialla, come una stella di notte. Lo fece notare subito anche ai suoi compagni, i quali lo aprirono di scatto. Avevano indovinato! Si era riscritto tutto!
Si allontanarono correndo fino a non sentire più lo sferragliare dei treni e lo scalpiccio della gente che si muoveva affannosamente e, una volta arrivati su un’enorme distesa verde, ombreggiata da alberi, si sedettero e decisero di riaprire il libro alla prima pagina.
Cole, quasi urlando, incitò i compagni: “Beh, che stiamo aspettando? Leggiamolo!” e così iniziò a leggere la prima parola. Per fortuna Victoria gli tappò la bocca con la mano ed esclamò, tutto d’un fiato: “Ragazzi! Dobbiamo leggerlo silenziosamente, nella mente. È una trappola: è qui che di solito i ragazzi sbagliano. Chissà dove verremmo trasportati ancora se pronunciassimo queste parole ad alta voce.” Liam ringraziò il cielo che ci fosse Victoria con loro, altrimenti non ci sarebbero arrivati, quindi esordì: “Bene, allora leggiamolo, ma facciamolo il più in fretta possibile, e tutto di seguito, senza interruzioni.”. E così fecero. Si sdraiarono sull’erba e presero a leggere. Passarono svariate ore, tanto che ormai si era fatto buio. Il sole era tramontato, lasciando il posto ad un’immensa distesa blu oltremare, cosparsa di piccole stelle, che illuminavano abbastanza per riuscire a terminare il libro. Liam, che era il più veloce a leggere, aspettò che finissero anche Victoria e Cole, poi disse: “Quindi, parla di una certa ragazza che entra come noi in un romanzo che sta leggendo, poi si ritrova esattamente come noi in una cittadina invisibile e deve distruggere il libro che l’ha portata lì perché è lo strumento maledetto. Lo deve fare entro l’alba, oppure rimarrà intrappolata per sempre in quel mondo parallelo e lo può disintegrare solo se si trova a casa dell’uomo che l’ha maledetto. Bella storia, questo sì, ma come ci può aiutare?”. Liam si irritò. Avevano perso delle ore e non erano venuti a capo di niente. I suoi amici sembravano pensarla come lui.
Passarono circa due ore a riflettere, ma ancora nulla. Poi, ad un tratto, Victoria esclamò, entusiasta: “Ma certo! In quel libro è scritta tutta la soluzione, sono scritte tutte le regole e le istruzioni per tornare nel nostro vero mondo. La ragazza di cui si parla in realtà è una Barkle, e il libro maledetto è questo che abbiamo tra le mani. Ragazzi, sappiamo cosa dobbiamo fare, e non ci rimane molto tempo. Sarà più o meno l’una di notte, il sole sorge alle cinque del mattino. Mi seguite?”. Liam finalmente capì tutto. Il puzzle era completo, quel piccolo tassello che mancava l’aveva trovato. Tutto era chiaro! Anche Cole sembrava esserci arrivato. Rispose Liam: “Ora capisco! Dobbiamo muoverci, o non ce la faremo mai!”. Cole ribadì: “Sì! Muoviamoci! Da dove partiamo?”
Fu Victoria a rispondere quasi subito: “Dobbiamo andare al centro del villaggio, dove c’era la casa di Fred Barkle. Solo lì possiamo distruggere il libro.”. Ma Liam considerò che probabilmente era invisibile anche il villaggio ed espose il suo pensiero. Victoria sembrò rattristata, ma Cole sorrise e spiegò: “No! Il villaggio è stato costruito prima della maledizione, quindi sarà ancora integro e sicuramente abitato. Starete pensando alla stazione, che è stata costruita più tardi. L’uomo più anziano di tutto il paese ci ha spiegato che Fred Barkle visse secoli fa, quindi ancora non esistevano i treni, le case invece sì, infatti saranno ancora in vecchio stile.” Victoria e Liam si scambiarono un’occhiata sorpresa: Cole aveva ragione! Rimaneva solo il fatto che bisognava trovare il centro abitato del villaggio. Poi Liam precisò: “Il centro della cittadina sarà sicuramente non molto lontano dalla stazione, quindi corriamo là, ma facciamo in fretta!”
Arrivarono alla stazione quasi esausti e ansimanti. Poi decisero di dividersi e di ritrovarsi dieci minuti dopo, per dire se avessero trovato il villaggio.
Le ricerche iniziarono. Trascorsi i minuti stabiliti, si ritrovarono allo stesso punto di partenza. Victoria, entusiasta, raccontò: “Ho trovato il villaggio, seguitemi!”. Cole esultò e Liam era davvero sollevato: si sentiva vicino alla soluzione che avrebbe permesso di tornare a casa. Rincorsero Victoria e arrivarono al centro del paese. Non aveva molte case, quelle che c’erano erano tutte una accanto all’altra, e circondate da mura di sassi. Le pareti delle case erano di pietre grigie e rosse, i tetti di un legno marcio ricoperto di edera e muschio. Sembravano tutte abitazioni abbandonate, ma erano abitate, se anche non si vedeva.
Per un po’ si guardarono intorno, in cerca della casa di Fred Barkle, ma la trovarono quasi subito. Era una specie di reggia, fuori dal centro del paese. Era costruita con gli stessi materiali delle altre case, ma intorno aveva un enorme prato con fontane ormai prosciugate, stagni, aiuole calpestate e statue. A Liam sembrò strano che un suo antenato fosse così ricco. La sua famiglia non stava male, era benestante, ma di certo non si poteva permettere quello che aveva Fred Barkle!
“Entriamo e distruggiamo il libro.” ordinò Victoria. Allora si fecero strada tra il prato ormai non più curato e cresciuto a dismisura. Entrarono dal lugubre portone di legno che dava sull’immenso giardino. Quella che si videro davanti era la tipica casa abbandonata dei film horror: tetra, con ragnatele in ogni dove, il pavimento di legno rotto che scricchiolava al loro passaggio, mobili antichi che puzzavano di muffa e candelabri ormai consumati completamente. Il portone d’entrata dava sull’atrio. A destra e a sinistra c’erano delle porte di legno marcio, con i cardini arrugginiti. Di fronte alla porta si dipartivano degli imponenti scaloni di marmo tanto impolverati da sembrare ricoperti di polvere lavica.
Non fecero in tempo a stabilire il da farsi, che il libro sembrò decidere per loro: si liberò dalle lunghe dita di Liam per andare ad appoggiarsi sul pavimento coperto di calcinacci. Poi, dopo pochi istanti, si aprì nella pagina centrale. Quello che ne uscì fu spaventoso e surreale. Si liberò una specie di nube nera, che poi prese la forma di un uomo dai capelli bianchi brizzolati, una barba grigia scompigliata, grandi occhi verdi aridi, che non esprimevano emozioni. Era alto e magro, e vestiva con eleganza, tutto di nero. Quando si liberò completamente dal libro, parlò. La sua voce era profonda, ma sembrava venire da un tempo remoto, pareva così lontana dai tre ragazzi. Disse: “Bravi, siete arrivati fin qui. Quasi nessuno ci arriva. Congratulazioni. Ma sapete, se io adesso vi lasciassi distruggere il libro, scomparirei anch’io, e questo non mi va molto… Quindi, come premio, vi rinchiuderò in questa casa per sempre con me!”, e iniziò a ridere irrefrenabilmente. Era una risata amara, cattiva, sicura di sé e soddisfatta di quello che aveva fatto. Poi Liam pensò a chi potesse essere: sicuramente Fred Barkle. Erano in trappola. Si ricordò anche che non avevano nessun oggetto con cui distruggere il libro, perciò dovevano recuperarlo subito. Mentre il vecchio Barkle si riempiva di ego e parlava di quanto fosse stato bravo a progettare tutto, Liam sussurrò ai suoi due amici: “Ragazzi, dobbiamo assolutamente andare a prendere l’oggetto per distruggere il libro. Serve ad annullare la maledizione. Allora, sappiamo che è un oggetto molto antico, cosa potrebbe essere?”. Avevano poco tempo a disposizione, il sole stava per sorgere e sarebbero rimasti intrappolati lì per sempre. Poi Victoria mormorò: “Ragazzi, quell’oggetto noi lo abbiamo visto! Ora lo ha quel vecchio signore che ci ha raccontato tutta questa faccenda e ci ha suggerito cosa fare. Il bastone! Qualcuno di noi deve andare a recuperarlo!”. Liam si stupì: come avevano fatto a non capirlo? Sarebbe andato lui a prenderlo, e lo annunciò subito agli amici: “Andrò io. Voi tenete impegnato Fred, distraetelo, ma state attenti!”. Detto questo, aprì il più piano possibile la porta e uscì di scatto. Corse come non aveva mai corso in vita sua.
Arrivò a casa dell’anziano signore con il fiatone. Per fortuna aveva un buon senso dell’orientamento, e anche se l’edificio era invisibile, si ricordava la collina dove abitava. Si mise a urlare: “C’è qualcuno? Per favore, aiuto! C’è qualcuno?!”. Poi sentì il rumore di una porta che scricchiolava aprendosi e vide il bastone, quindi doveva esserci anche l’uomo. Liam spiegò velocemente: “Mi serve il bastone, scusi davvero, ne ho bisogno perché…” ma venne interrotto: “So perché ne hai bisogno, tieni.” Glielo porse e continuò: “Ascolta, ora che sei qui. Ti voglio dire una cosa: io sono il tuo bisnonno, Jack Barkle. So che ti può sembrare strano, ma prima di andarmene, ho deciso di ritornare qui, e non ne sono più uscito. Io voglio rimanere in questo posto... Ascolta bene: il bastone è l’oggetto che può spezzare la maledizione, ma devi capire tu come fare; io non posso dirtelo, o morirei anch’io come punizione per avertelo detto. Ora vai, manca poco all’alba!”. Liam era scosso, non ci poteva credere, ma pensò che avrebbe meditato su quel punto più tardi. Corse ancora più che poté, e presto arrivò alla casa di Fred Barkle. Entrò. Vide subito il padrone di casa, ma Cole e Victoria non erano più nello stesso posto di prima, ma dietro il vecchio Barkle, legati ad una sedia. Liam era stato colto di sorpresa, come poteva fare? Fred, però, non si era accorto della sua presenza. Cole iniziò a parlare a Fred Barkle distraendolo, intanto fece cenno all’amico di battere il bastone sul libro che era per terra. Stava tutto nelle sue mani: o salvava Cole e Victoria, assieme al resto del paese di Lastmo, oppure rimaneva intrappolato in quel mondo. Liam non aveva mai avuto così tanta responsabilità sulle spalle. Senza riflettere troppo, impugnò tra le sue mani il bastone e corse verso il libro. Lo chiuse di scatto, picchiò sopra il bastone e lo lasciò lì per dei secondi infiniti. Aveva paura che tutto quello che avevano fatto fosse stato inutile, temeva di rimanere lì, tenuto in ostaggio per sempre. Non doveva assolutamente accadere. Poi, per fortuna, sentì la copertina cedere, le pagine scomparire. Fred Barkle, che nel frattempo si era accorto troppo tardi di quello che stava facendo Liam, scomparve, diventò polvere, si disintegrò. Le corde che tenevano legati Cole e Victoria alle sedie scomparvero, e del libro rimase solo la copertina. Mancava pochissimo all’alba. Il cielo si stava schiarendo. Victoria afferrò il libro, e corsero fuori dalla casa dell’ormai sconfitto Fred Barkle. Era tutto vero. Ogni cosa era tornata alla normalità, le anime senza corpo che vagavano per il paese erano diventate vere e proprie persone. La stazione era fatta di cemento, ben visibile. Sembrava una normale cittadina, come tutte le altre. Ma non avevano tempo di stare a riflettere e salutare tutti, facendo gli eroi, o sarebbero rimasti lì per sempre.
“Liam, il bastone è il passaggio segreto per tornare a casa: ora dobbiamo tenerlo con entrambe le mani e pensare al luogo dove vorremmo andare, cioè casa tua.” spiegò Cole. Liam e Victoria annuirono, presero tutti e tre il bastone e si scambiarono un’occhiata, poi insieme urlarono: “Uno…due…tre…Ora!”. La stessa forza che li aveva trasportati fin lì, ora li stava riportando indietro. Dovevano rimanere concentrati sul luogo dove volevano arrivare. Iniziarono a fluttuare nel vuoto.
Si ritrovarono sul tappeto della camera di Liam, con il televisore acceso e tutto com’era prima: nessuna traccia della loro avventura, se non la rilegatura del libro e il bastone. Di quelli se ne sarebbero sbarazzati l’indomani. Nessuno avrebbe più dovuto trovarli. Guardarono insieme l’orologio: le 23.34. Cosa?! Come aveva fatto a passare così poco tempo se a Lastmo erano passati giorni? Pensarono che alla fine importava solo essere tornati nel loro mondo, tranquilli e felici. Il resto non contava più nulla.
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